A tu per tu con il giovane e talentuoso cantautore, al suo esordio discografico con “Trailer del paradiso“
Tra gli esordi musicali più interessanti dell’anno che ci siamo appena messi alle spalle, spicca quello di Aenea, uscito lo scorso 15 dicembre con “Trailer del paradiso”, canzone che colpisce sin dal primo ascolto per la verità e la capacità di raccontare le proprie paure. Uno di quei brani che arrivano dritti allo stomaco.
Ciao e benvenuto. Partiamo dal tuo singolo d’esordio “Trailer del paradiso”, cosa racconta hai voluto raccontare in questo tuo biglietto da visita musicale?
«”Trailer del Paradiso” racconta una spietata e disperata dichiarazione d’amore, un amore mai iniziato e mai finito. Ho voluto mettere tutta la mia purezza dentro la mia canzone d’esordio. Non ho messo nessun filtro, è una canzone incosciente e nell’incosciente non c’è negazione. Mi sono spogliato nudo, voglio farmi conoscere così e non voglio mai più vestirmi».
Quali stati d’animo ti hanno accompagnato durante la fase creativa del brano?
«Non saprei dire uno stato d’animo in particolare, l’atto creativo come lo intendo io è totalmente incosciente e irresponsabile. Sta succedendo qualcosa che non controllo quando scrivo una canzone, vado quasi in trans. Sicuramente gli stati d’animo che ricordo sono quelli di quando l’ho cantata per la prima volta subito dopo, ho pianto, ero stupito, follemente stupito. Per me suona come un miracolo, anzi, è il mio miracolo».
C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il senso della canzone?
«Forse “Bianca la tua faccia stanca, la vita non ti parla, tranquilla, parlo io con te”. Inizialmente era “parlo io per te” in entrambi i casi forse è la massima rappresentazione di quello che provo, provavo, proverò ( non saprei) per questa donna. La voglia di darle tutto quello che non ha, la voglia di vederla ridere sempre. È un prendersi cura della sua anima. Difficile per me dire queste cose, spero di lasciarle sentire dietro le note».
Dal punto di vista musicale, come siete arrivati a questo tipo di sound?
«Io e il mio fantastico produttore Matteo Gabbianelli, insieme al mio compagno d’avventura Leopoldo Lanzoni abbiamo lavorato tantissimo a questo sound cambiando mille strade. A loro devo praticamente tutto. A me piace la musica, la musica suonata. Amo gli archi, i pianoforti, i violini e le chitarre elettriche che squarciano il cielo. Quelle chitarre le ha messe il mitico Fabio Garzia e quelle mani sul piano Gianmarco Cannone alias “le mani di Dio”. Volevo un’orchestra che accompagnasse il mio “atto di fede”, volevo un suono pieno che mi infondesse coraggio. Abbiamo ignorato qualsiasi logica di mercato rispettando SEMPRE quelle che sono le tre parole cardine di questo progetto: cuore, passione, verità».
Facciamo un breve salto indietro nel tempo, quando e come ti sei avvicinato alla musica?
«Mi sono avvicinato alla musica il primo giorno che sono nato. In casa si è sempre ascoltata tanta musica. Ho sempre subito il fascino di quella che credo sia la massima forma d’arte, la più vicina a Dio, come dico sempre e con Dio intendo: la verità. Ho vissuto sempre circondato da musica e un giorno lei mi è venuta a trovare portata in braccio da Matteo Gabbianelli, non sono riuscito a dirle di no. Non riuscirò mai più a lasciarla. Spero di riuscirla a ringraziare».
Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato il tuo percorso?
«Ascolto tantissima musica ma provo a farvi qualche nome che in qualche modo mi ha segnato: Francesco Guccini, Luigi Tenco, Lucio Dalla, Elton John, I cani, Vasco, Tiziano Ferro, Gazzelle, Morgan, Franco Battiato e David Bowie. È tutta una contraddizione ma ahimè son fatto così».
Con quale spirito ti affacci al mercato e come valuti il livello generale delle attuali proposte artistiche?
«Non mi va di parlare di mercato. Non mi piace come parola. Se penso al mercato penso alla borsa, alle azioni, agli asset o al Conad. Voglio ignorare quell’aspetto. Posso dire che ci sono tantissimi artisti in Italia e ogni giorno ne escono a bizzeffe, a me interessa solo la verità, il “livello” generale non lo discuto e non mi sento di giudicarlo. Posso dirvi solo che la verità espressiva di molti artisti continua ad arrivarmi e sempre ci sarà perché esprimersi non è una moda ma una necessità propria di noi umani».
Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere e/o sogni nel cassetto?
«Voglio continuare a esprimermi, voglio fare uscire canzoni e ne ho pronte tantissime. Non smetto mai di scrivere e ho bisogno di farle sentire. Sogno di trovare chi sente quello che sento io attraverso la musica, vorrei riuscire a parlare a molti. Il mio sogno più nascosto devo tenerlo celato per sperare che si realizzi».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«La mia musica si rivolge a chiunque, sembra retorica ma è esattamente quel che penso. Non ha limiti perché parlo di quello che vivo e può essere compreso da chiunque abbia intenzione di aprire il cuore. Io l’ho microfonato adesso spero solo che qualcuno voglia ascoltarlo sperando che riesca a sentirmi. Vorrei arrivare a tutti coloro che vivono di emozioni, mettendo al primo posto sempre quel che sentono senza vergognarsi mai. Sogno la purezza, la verità. Sogno un mondo così».
© foto di Linda Ludovisi
Nico Donvito
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