Il cantautore pugliese protagonista dell’iniziativa “C’è ancora un fiore…“
Ci rimette ancora una volta la faccia e il cuore Antonio Maggio (qui la nostra precedente intervista), in occasione dell’8 marzo, data universalmente riconosciuta come Giornata internazionale dei diritti della donna. «Essere un cantautore significa anche assumersi la responsabilità di ciò che si scrive – racconta l’artista – proprio per questo motivo ho accettato l’invito della redazione della rivista ‘Caffè Moda Rinaldi Magazine’ di aderire al progetto ‘C’è ancora un fiore…’, per ricordarci che l’ 8 marzo vale tutto l’anno e che i fiori vanno innaffiati tutti i giorni».
«Anche in carcere, dove apparentemente i fiori non crescono, dove la libertà sembra un’utopia ma il diritto di festeggiarla resta sacrosanto. É importante abbattere concettualmente i muri, le barriere che sono state erette per la mancanza di rieducazione alla vita. Questo è il vero vuoto tra fuori e dentro la casa circondariale, tra il presente che queste donne vivono e il futuro che le attende. Suonare e cantare per queste donne recluse, fuori dal portone di ingresso del carcere, é stato per me come creare un ponte tra loro e l’esterno. Ci siamo uniti in un unico sorriso di emancipazione e stringerci in un abbraccio immaginario».
Proprio per questo motivo, l’artista ha scelto la città di Trani, dov’è situata una delle quattro case circondariali femminili d’Italia: «Molte delle detenute, però, hanno qualcosa in comune – aggiunge – sono state vittime di violenza, a cui hanno risposto con altra violenza. Quando lo scorso anno ho scritto la mia “La faccia e il cuore”, ho voluto collegare l’immagine di una donna sfregiata da una violenza subita alla certezza di trovare “ancora un fiore dopo la tempesta”. Per questo motivo, con la musica, ho voluto far arrivare i miei auguri anche a tutte le donne che stanno dall’altra parte del muro, in quanto semplicemente donne».
Ancora una volta, Antonio Maggio si mostra sensibile a questo tipo di tematiche sociali, troppo spesso ingiustamente ignorate. Questa iniziativa ci ricorda come l’indifferenza possa portarci a morire pur restando in vita, proprio come recita il testo de “La faccia e il cuore”, una canzone che si infila dritta tra le piegature dell’anima, scritta a quattro mani con Ermal Meta e proposta lo scorso anno sul palco dell’Ariston al fianco di Gessica Notaro. Un brano che funziona perchè arriva all’obiettivo con estrema sincerità, senza falsa retorica, con la forza onesta di una narrazione spettacolare, ma che non spettacolarizza.
Nico Donvito
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