A tu per tu con il giovane cantante e produttore fanese, in uscita con il singolo “Coriandoli e cicatrici“
Musica e tematiche sociali, un’unione che da sempre ha portato a canzoni bellissime, dotate di un’estrema forza comunicativa. E’ il caso anche di “Coriandoli e cicatrici“, il nuovo singolo di Davide Pascucci, in arte semplicemente Pascucci, artista classe ’96 che abbiamo modo di apprezzare in questo pezzo che tratta il tema della violenza, impreziosendolo con un linguaggio urban e con sonorità decisamente inedite. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Davide, benvenuto. Partiamo dal vostro nuovo singolo “Coriandoli e cicatrici”, cosa racconta?
«Il brano prende la forma di uno storytelling e racconta la storia di questa ragazza che si sveglia da un brutto incubo e decide di lasciare la propria casa per scappare. Nella seconda strofa viene spiegato che questo bisogno nasce da un episodio di violenza/abuso ricevuto e vissuto molti anni prima di cui però si portava ancora il peso addosso. Questo voler andare via non è dettato dalla paura ma dal bisogno della protagonista di poter tornare a sentirsi indipendente e ad amarsi di nuovo».
Un messaggio che descrive uno spaccato della nostra società, hai sentito un po’ il peso e la responsabilità di un tema così importante?
«Assolutamente sì, trovo che questo argomento sia molto delicato e ammetto che prima dell’uscita del brano avevo paura di non riuscire a trasmettere bene il messaggio che c’è dentro, ho visto però un bellissimo riscontro e questo mi ha fatto tanto piacere».
A cosa di deve la scelta delle sonorità nettamente in contrasto con un argomento di questo genere? Come sei arrivato a questa interessante fusione?
«E’ strano da dire ma son proprio le sonorità della produzione che mi hanno ispirato il testo, mentre componevo quella che è la strofa sentivo che, al contrario degli argomenti che troviamo in produzioni simili, si potesse fondere con un argomento così delicato. Si può dire che il testo e la produzione riescano a bilanciarsi in modo da trasmettere il messaggio da un lato in un modo più fruibile, ma dall’altro senza sminuirlo».
Facciamo un breve salto indietro nel tempo, come e quando hai scoperto la tua passione per la musica?
«E’ una passione che mi porto da quando ero piccolino, ma che ho sviluppato solo dalle superiori iniziando il liceo musicale, la passione nasce dal mio bisogno di trasmettere messaggi e emozioni, e con la musica mi è sempre risultato più facile farlo».
Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato la tua crescita?
«Mi son sempre lasciato influenzare da ogni genere che mi capitava di ascoltare, cercando di assorbire tutto ciò che mi attraeva, ad un certo punto però mi sono innamorato della musica elettronica per la sua possibilità infinita di composizione, con essa tutto ciò che ci circonda può diventare musica. Invece dal punto di vista della scrittura sono amante di Fabrizio de Andrè e Rino Gaetano, ma mi hanno influenzato anche artisti come Cesare Cremonini e Jovanotti».
C’è un aspetto che ti affascina particolarmente nella fase di composizione di una canzone?
«L’improvvisazione, mi affascina l’idea di mettermi davanti ad un computer o alla chitarra e dal nulla incominciare a costruire brani cercando di seguire semplicemente l’istinto».
Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere?
«Mi piacerebbe poter pubblicare un EP entro la fine dell’anno».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«In questo momento a chi cerca uno specchio per le proprie emozioni, ma in futuro non mi dispiacerebbe continuare a trattare di tematiche sociali e personali ma sempre accompagnate da sonorità moderne».
Nico Donvito
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