venerdì 22 Novembre 2024

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Cannella: “La semplicità mi ha sempre contraddistinto” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane cantautore romano, in uscita con il suo secondo progetto discografico “Ore piccole

A pochi mesi dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo Enrico Fiore, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Cannella, che ha da poco rilasciato il suo secondo album Ore piccole, anticipato dal singolo Balla così con gli Zero Assoluto. Approfondiamone tutti i dettagli insieme al protagonista.

Ciao Enrico, bentrovato. Partiamo da “Ore piccole”, qual è stata la sua genesi?

«Ho iniziato a scrivere le prime canzoni di “Ore piccole” poco dopo l’uscita di “Siamo stati l’America”, il mio primo album. Le prime furono “Foro Italico” e “Bombe atomiche”, proprio le due canzoni che aprono il disco. Era un momento difficile a livello personale e ho trovato subito la giusta ispirazione per scrivere le prime canzoni che poi hanno dato vita all’intero album».

Quanto hai dovuto scavare, a mani nude e in profondità, per portare alla luce queste dieci canzoni?

«Più di quanto immaginassi. Non è stato facile scrivere il disco in un periodo del genere, soprattutto durante e dopo il lockdown. Ho dovuto fare i conti con me stesso come mai mi era successo prima. Avendo passato molto tempo in solitudine mi sono ritrovato a scrivere canzoni su canzoni senza la possibilità di avere confronti con l’esterno, ad un certo punto ero così tanto immerso in profondità che quasi temevo di non riuscire a risalire a galla. Comunque alla fine ce l’ho fatta anche stavolta, dai! A fine disco ho tirato un grande sospiro di sollievo (ride, ndr)».

A livello musicale, insieme a Marta Venturini, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?

«Io e Marta siamo due poppettari. Amiamo entrambi la musica pop ma siamo consapevoli di quanto sia difficile convincere il pubblico quando si sceglie di fare questo genere in maniera dichiarata. Si rischia spesso di passare per superficiali e di non essere compresi a pieno. Proprio per questo abbiamo fatto tanta ricerca per avere un sound originale ed elegante, riconoscibile a suo modo. Sicuramente ci sono tante influenze che arrivano dagli anni ’90, synth e chitarre che rimandano a quel pop con cui sia io che Marta siamo cresciuti.

Non mancano anche riferimenti al cantautorato italiano, all’indie americano e al brit pop. Nel complesso c’è anche una vena di urban che mi ha permesso di far emergere la mia parte più metrica, avendo io un passato da rapper. Poi il tutto è stato molto personalizzato ed attualizzato. Ci siamo lasciati guidare l’uno dall’altro e penso sia questo il punto di forza delle produzioni del disco, il perfetto equilibrio tra i nostri mondi che sono tanto distanti quanto vicini».

Balla così” è il titolo del singolo scelto per accompagnare l’uscita del disco, com’è nato il e com’è stato collaborare con gli Zero Assoluto?

«Il brano lo avevo scritto durante la lavorazione del disco ed era rimasto così, insieme a tanti altri mai conclusi. Con loro mi stavo già tenendo in contatto da diversi mesi, mi avevano scritto dopo l’uscita di Foro Italico per complimentarsi e da lì abbiamo continuato a scriverci di tanto in tanto. Ad un certo punto ci siamo detti di fare qualcosa insieme nel mio disco e io gli ho mandato un po’ di provini tra cui “Balla così”.

Loro se ne sono innamorati fin dal primo ascolto, ci hanno scritto subito la loro parte e nel giro di poco tempo abbiamo inciso il tutto. Per me é stato un onore immenso, anche perché conosco buona parte della loro discografia a memoria (sorride, ndr). Mi hanno dato tanti consigli ma senza mai porsi con superiorità. Sono due persone umilissime ed essendo di Roma come me abbiamo tanti modi di fare e di pensare in comune».

Rispetto al tuo precedente disco d’esordio “Siamo stati l’America”, quali skills senti di aver maturato in questo secondo lavoro?

«Penso di essere migliorato molto nella scrittura sia a livello testuale che melodico. Devo molto anche a Marta che oltre ad essere una producer di talento è anche un’autrice molto stimata nell’ambiente e lavorandoci a stretto contatto ho capito il perchè lo fosse. Mi ha sempre dato delle dritte e degli stimoli giusti che mi hanno fatto crescere tanto ed in tempi brevi. Diciamo che prima avevo una visione un po’ meno chiara di come si compone una canzone, ero più istintivo a tratti. Adesso sono diventato un gran perfezionista (sorride, ndr)».

Credi con questo disco di essere riuscito a raggiungere il giusto equilibrio tra chi sei e chi vorresti essere?

«Non saprei, sono sincero. Penso che per chi fa musica l’equilibrio sia una cosa molto precaria. Sicuramente adesso mi sento soddisfatto del disco che ho scritto ma so bene che a breve dovrò rimettermi alla prova con nuove canzoni e quest’equilibrio svanirà. Quindi si, mi accontento di questo momento di serenità, ora sono senz’altro felice del risultato e della reazione del pubblico».

Considerato l’attuale momento storico, cosa ti piacerebbe riuscire a trasmettere a chi ascolterà questo tuo lavoro?

«In realtà non mi faccio mai influenzare troppo da ciò che vorrei trasmettere, sono sempre molto sincero nelle mie canzoni, racconto quello che vivo e quello che provo. A prescindere dal momento storico sono contento quando una mia canzone riesce ad emozionare, a entrare nella vita delle persone. Comunque avendo sofferto anch’io a causa di questo periodo ,mi sono ritrovato più volte a cercare rifugio nelle mie canzoni, spero che riusciranno a trovarlo anche i miei ascoltatori in caso di bisogno».

Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgoglioso di “Ore piccole”?

«Come dicevo prima, sono sempre molto sincero nelle mie canzoni, quindi forse è questo l’aspetto di cui vado più fiero. La semplicità che mi ha sempre contraddistinto. Non sono mai stato bravo a raccontare storie pompate o una realtà diversa dalla mia. Riuscire ad arrivare alle persone senza dover abbandonare la mia semplicità è una grande soddisfazione ed anche con questo disco sta succedendo. Non potrei chiedere di meglio».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.