Tempo di inediti per il talent di casa Sky, ecco le mie pagelle
In anticipo rispetto alle tempistiche abituali arrivano sul mercato discografico gli inediti degli 8 concorrenti rimasti in gara ad X-Factor 11. In linea generale è da notare una certa equità nella suddivisione tra italiano ed inglese (4 i brani in italiano, 4 quelli in inglese) e nel livello generale delle proposte che evidenziano l’assenza di veri e propri orrori musicali ma, contemporaneamente, anche di capolavori irrinunciabili a causa, forse, anche della mancanza dei veri grandi autori che, in un modo o in un altro, hanno quasi sempre presenziato nelle ultime edizioni del talent show (Elisa, Giuliano Sangiorgi, Tiziano Ferro, Eros Ramazzotti). Ma ecco, comunque, brano per brano cosa penso di ciascun inedito proposto:
- IN THE NAME OF LOVE – Lorenzo Licitra
E’ l’inedito che più di tutti lascia sorpresi nell’ascoltarlo per la direzione che il giovane siciliano ha scelto di perseguire in favore di una veste pop sacrificando il suo voto al bel canto lirico che più volte gli abbiamo sentito proporre finora. La canzone porta con sè quella inconfondibile firma di Fortunato Zampaglione che dona a tutto il brano quel velo di internazionalità nell’arrangiamento che ben dona alla struttura melodica del brano che gioca timidamente con delle aperture che valorizzino la portata della voce di Lorenzo, mai troppo sovraesposta. Sarebbe stato, forse, interessante esasperare la parte ritmica delle percussioni a sfavore delle tastiere per evidenziare una ricerca sonora ancora più attuale verso la direzione dell’urban pop. Il testo, dal canto suo, non è dei più vari nel ribadire a più riprese il peso dell’amore nella vita di ciascuno. VOTO: 7+
- LIMITS – Gabriele Esposito
Musicalmente profondamente dentro a questo nostro tempo soprattutto in un’orbita internazionale rispetto alla quale emergono chiaramente tutti i modelli di riferimento del giovane cantante partenopeo che, in questo caso, ha scritto parole e musica di questo suo inedito. Piacevole, orecchiabile e leggero grazie alla produzione sempre azzeccata del non di certo nuovo Fausto Cogliati anche se manca quella dose di personalità riscontrabile in modo univoco e definito a partire dalla vocalità ancora troppo acerba e impersonale. VOTO: 5.5
- CHOSEN – Maneskin
Istrionici, eccentrici, folli e costantemente sopra le righe i Maneskin, gruppo rivelazione di questa edizione, appaiono sempre di più come i potenziali e scontati vincitori fin dal primo live show dal quale hanno accomunato consensi su consensi. Il loro essere viene perfettamente convogliato in un brano che con sonorità rock lascia la sobrietà a casa per battere duramente sull’acceleratore dell’energia. Dal vivo sono trascinanti, potenti, irresistibili, in versione studio perdono forse tutto questo e viene da chiedersi se, al di fuori del contesto televisivo, avrebbero le possibilità di realizzare davvero un percorso discografico fatto di buoni numeri. Tutto sommato, chi canterebbe questo brano sotto la doccia? VOTO: 7++
- LASCIA CHE SIA – Andrea Radice
E’ suo l’inedito più innocente di quest’edizione di X-Factor Italia: Radice non batte la strada della musica dance, che finora aveva caratterizzato il suo percorso all’interno del talent show, ma sceglie una ballata pop vestita a festa da un arrangiamento elettronico con i sintetizzatori che vanno a dar sostegno alle doppie voci che cercano l’effetto da coro nelle strofe. Il ritornello si poggia su di una continua ripetizione di uno straziante urlo che dice “è colpa mia” ma non cattura lasciando da parte un potenziale tormentone. Come purtroppo era auspicabile non succedesse Radice mette i piedi in due paia di scarpe diverse non capendo se voler proporre una ballata tradizionale in cui far valere la propria bella voce o se adottare un’atmosfera più leggera e contemporanea per raggiungere le radio. Non è né questo né quello e, forse, ne paga le conseguenze. VOTO: 6
- LE PAROLE CHE NON DICO MAI – Rita Bellanza
E’, senza ombra di dubbio, l’inedito più “italian style” e maggiormente intriso nella tradizione cantautorale italiana. La firma di Levante esce in modo palese, autentico e senza filtri grazie anche al timbro vocale di Rita che, con il suo essere fuori dal comune, esalta le caratteristiche dell’unicità che il pezzo porta con sé riuscendo a sfuggire dallo spettro del “già sentito”. La Bellanza interpreta il proprio modo come meglio non potrebbe superando di gran lunga tutti i suoi diretti concorrenti. Unica nota dolente la brevità del brano che avrebbe potuto essere più disteso nella sua prima metà per riuscire a acutizzare ancora di più l’atmosfera tesa portata da un racconto di un amore che finisce proprio quando c’è “il coraggio di distruggere tutto e rimanere con un pugno di vento”. Lo special finale è il vero gioiellino che fa arrivare i brividi lungo la schiena e conferma il fatto che Rita sia dotata di un talento unico e innegabile che, come tutti i timbri particolari e unici, può essere amato o ripudiato. Io lo amo. Alla follia. VOTO: 9
- THE STORY – Samuel Storm
L’anima soul dell’edizione, quella dotata di uno degli inediti, forse, più personali e autobiografici ma anche prevedibili nelle intenzioni. Samuel gorgheggia in un sali e scendi melodico che nell’inciso si accompagna di doppie voci che richiamano il mondo di un leggero gospel che, poi, esplora anche una parentesi di hip-hop. La voce è piena, internazionale e graffiata nel racconto del proprio percorso di vita mentre dice “I cry so much” ma, probabilmente, la vocalità è estremamente più interessante del suo brano. VOTO: 6.5
- RUMORE – Ros
Rumore è il titolo del brano ma, contemporaneamente, è anche il suo stesso obiettivo a livello sonoro e di sensazione musicale generale. Da capire se, in questo caso, rumore sia da intendere nella sua accezione semantica più positiva oppure in quella più negativa. Sicuramente la produzione dello storico produttore dei Muse salta all’occhio nella definizione di uno studio dei suoni estremamente attuale, deciso ed energico ma, contemporaneamente, è lo stesso arrangiamento ad andare a coprire e ad oscurare totalmente sia il cantato che il testo. Musicalmente funzionanti, per il resto, purtroppo, non pervenuti. VOTO: 4.5
- L’AMORE E’ – Enrico Nigiotti
“Non importa come lo so” canta il giovane toscano dalle 7 vite artistiche che stavolta pare aver trovato la perfetta quadratura del cerchio. Tradizionale, delicato, intimo e perfettamente magico nella sua scrittura così al di fuori dal tempo e così eterea. Il brano funziona con una chitarra e una voce che non ha bisogno di strafare: è proprio questa, alla fine dei conti, la carta vincente delle canzoni più belle e funzionali al mondo da sempre. Nigiotti canta e stavolta è lui a crederci più di tutti tirando fuori un inedito che potrebbe portarlo lontano grazie alla sua magia. VOTO: 8
Ilario Luisetto
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