A tu per tu con cantautore e po, tra i vincitori di Musicultura 2021 con il brano “Canzoni da mangiare insieme“
Verrà trasmessa martedì 6 luglio, in seconda serata su Rai Due, una puntata dedicata a Musicultura 2021. Tra i protagonisti di questa trentaduesima edizione ci sono i Brugnano, Gianluca e Antonio, fratelli e navigati musicisti, in gara con il brano “Canzoni da mangiare insieme“. Approfondiamo la loro conoscenza.
Ciao ragazzi, benvenuti. Cosa vi ha spinto a partecipare a Musicultura?
«Musicultura è una delle poche realtà che pone attenzione ai testi, alle parole. Al di là di contesti più commerciali, ci sembrava la giusta occasione per far conoscere la nostra musica. Questo è un festival che conosciamo da molti anni, molti amici e artisti con cui abbiamo collaborato hanno preso parte a questa manifestazione, quindi c’è sempre state l’idea di volerci provare. Appena individuato il brano più adatto, abbiamo deciso di partecipare e siamo arrivati fin qui».
“Canzoni da mangiare insieme” è il pezzo che vi ha permesso di superare le selezioni, com’è nato e come mai la scelta è ricaduta proprio su questo brano?
«E’ nato in pandemia, in maniera piuttosto rapida, chiudendoci in studio, infatti la versione che abbiamo inviato alla commissione era piano e voce. Diciamo che le selezioni sono state un po’ infinite, siamo partiti in mille, col freddo e siamo arrivati al caldo (sorridono, ndr). Ci sembrava il brano più adatto ad un contesto come Musicultura, proprio per l’attenzione che viene data al testo e alle rifiniture».
Prendendo spunto dal nome della manifestazione che ci ospita, la musica può essere ancora considerata una forma di cultura?
«Crediamo di sì, anche se a volte può esprimere concetti considerati di basso livello. Non bisogna fare l’errore di considerarsi distanti dalle nuove generazioni, perchè la musica rappresenta sempre il momento storico che stiamo vivendo. Per un discorso prettamente produttivo, forse, siamo arrivati ad un sistema di canzoni un po’ usa e getta, con poca memorabilità. In cuor nostro siamo convinti che questa forma d’arte abbia ancora un ruolo molto importante, di questo deve tenerne conto sia chi fa musica e sia chi la fa girare».
Nico Donvito
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