Un Libro, Una Canzone: Insieme
Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.
Signore e signori, è con grande piacere che oggi, a causa della micidiale combinazione di esami, caldo infernale e blocco del lettore, vi propongo un nuovo episodio della rubrica “Vecchie glorie del passato”, in cui rispolvero e riscopro amori libreschi della mia infanzia e adolescenza. L’ospite di oggi è un romanzo incredibile, da leggere un po’ a tutte le età, ma che se letto in adolescenza dà senza dubbio il meglio di sé. Sto parlando de Il giovane Holden, grande classico americano scritto da J. D. Salinger.
Holden contro tutti
Holden è un sedicenne in lotta contro il mondo. Nella New York di metà Novecento questo ragazzo alto, magro e dai capelli prematuramente divenuti grigi, viene espulso dal collegio, grida, si arrabbia, si ubriaca, si affida al prossimo, viene deluso. La critica a una società che non è in grado di dare conforto e appoggio ai giovani in un periodo complicato come l’adolescenza è il nucleo su cui tutto il romanzo si fonda. Anime fragili come quella di Holden non trovano posto tra ipocrisie e conformismi, e quindi si ribellano, scappano, imprecano. La struttura del romanzo è costituita dal susseguirsi di incontri che questo straordinario protagonista vive con personaggi di tutti i tipi, da suore a prostitute, da compagni di scuola a vecchi professori. Holden a volte prova a riporre fiducia in qualcuno di loro, a sperare di non venire abbandonato, ma tutti, chi volontariamente, chi involontariamente, finiscono per deluderlo.
Le tre figure angeliche
Solo tre figure si salvano da questa strage di speranze, e sembrano tenere aperto un canale di comunicazione con Holden, diventando i punti di riferimento principali per il nostro protagonista disperato.
La prima è la sorella minore Phoebe, l’unico personaggio che agisce sulla scena che non delude mai il protagonista, ma che anzi egli stesso si impegna per non deludere.
Era la prima volta che mi diceva di chiudere il becco. Fu terribile. Dio, fu proprio terribile. Peggio di una bestemmia. Ancora non voleva guardarmi e ogni volta che tentavo di metterle una mano sulla spalla o che so io, lei si divincolava.
Phoebe è l’unico personaggio attivo nella vicenda narrata che risulta un punto di riferimento incrollabile per il fratello, il rifugio in mezzo alla tempesta, e in confronto a lei tutti gli altri individui incontrati da Holden risultano evanescenti, quasi fossero fantasmi.
Gli altri due personaggi in questione, invece, fantasmi lo sono per davvero.
Jane, amica d’infanzia del protagonista, viene solo evocata dal ragazzo tramite ricordi e pensieri, e non prende mai parte agli eventi narrati nel romanzo. Viene descritta come fosse un’utopia, una figura angelica che Holden vorrebbe contattare, ma finisce sempre per rimandare.
Vi sembrerà una cosa da niente, lo capisco, ma era fantastica quando la tenevate per mano. la maggior parte delle ragazze, provate a tenerle per mano, e quella maledetta mano o muore nella vostra, o loro credono di dover continuare a dimenarla tutto il tempo, come se avessero paura di annoiarvi o che so io. Jane era un’altra cosa. […] Con Jane non stavi nemmeno a pensare se avevi la mano sudata o no. sapevi soltanto che eri felice. E lo eri davvero.
Infine Allie, il fratello morto del protagonista, è una presenza costante nei pensieri e nelle parole di Holden, che più di una volta ne parla con grande affetto, ma ovviamente non prende mai parte attiva alle vicende.
Disperato erotico stomp
A confronto con queste tre figure, le tre ancora a cui Holden si aggrappa costantemente e disperatamente, il resto della società in cui il protagonista è immerso si fa piccola e meschina, concentrata su problemi inesistenti e incapace di comprendere un adolescente alla deriva. Questa è la condizione in cui si trova Holden e, oserei dire, è la stessa in cui si trovano tanti Holden che popolano questa terra. Tra questi ultimi, forse, si potrebbe annoverare anche il protagonista di Disperato erotico stomp di Lucio Dalla, che molto ha dell’Holden di Salinger.
Io sto sempre in casa, esco poco
Penso solo e sto in mutande
Penso a delusioni, a grandi imprese
A una thailandese
Ma l’impresa eccezionale, dammi retta
È essere normale
Entrambi vagano per la città, il primo Bologna e il secondo New York, in cerca di tutto e di niente. Inoltre, tutti e due fanno la conoscenza di curiosi personaggi, tra i quali spiccano le prostitute, con cui i protagonisti si trattengono a chiacchierare per un po’.
Quindi, normalmente
Sono uscito dopo una settimana
Non era tanto freddo, e normalmente
Ho incontrato una puttana
[…]
Non so se hai presente
Una puttana ottimista e di sinistra
Non abbiamo fatto niente
Ma son rimasto solo
Solo come un deficiente
Ecco dunque la ricerca disperata di una comunicazione che, ne Il giovane Holden, sembra non poter mai arrivare ad un livello soddisfacente, mentre in Disperato erotico stomp non è in grado di dissipare quel velo di solitudine e malinconia che avvolge tutto il testo della canzone. Tuttavia, l’uomo ha bisogno di condivisione e di dialogo e, per questo motivo, temo che la ricerca di tutti gli Holden del mondo sia destinata a non finire mai. Dopotutto, come lo stesso protagonista suggerisce ai suoi lettori alla fine del romanzo:
Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.
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