venerdì 22 Novembre 2024

ULTIMI ARTICOLI

SUGGERITI

Tormentoni tormentati: “Vamos a la playa” e le altre hit post-atomiche

Nei primi anni Ottanta i timori per una guerra nucleare impazzano in radio. Ma quanti hanno capito il significato di queste canzoni?

I catastrofici avvenimenti a cui avete assistito con ogni probabilità sono molto meno tragici di quelli che accadrebbero se gli Stati Uniti venissero davvero coinvolti in una guerra nucleare. Ci auguriamo che le immagini di questo film convincano tutte le nazioni della Terra, tutti i popoli e i loro governanti a trovare il modo di evitare questa drammatica fine.

[Didascalia conclusiva del film “The day after”]

Abbiamo già parlato dell’influenza delle politiche atlantiche nel mondo della canzone italiana, ma cosa c’entrano i Righeira con la Guerra Fredda? Nei primi anni ottanta gli USA di Ronald Reagan incrementarono le spese destinate agli armamenti, rompendo così i timidi segnali di distensione con l’Unione Sovietica avvenuti nel decennio precedente. L’escalation turbò non poco la situazione geopolitica di allora, anche e soprattutto in virtù dell’arsenale atomico di cui disponevano entrambe le potenze in contrasto.

Nel 1983, le disastrose conseguenze di un’ipotetica terza guerra mondiale, una guerra nucleare, portano il mondo civile ad impegnarsi contro l’evitabile catastrofe. Qualche mese prima che la TV americana trasmettesse “The day after“, film di propaganda anti-nucleare distribuito in tutto il mondo, il duo piemontese raccoglieva la palpabile tensione diplomatica nelle strofe di una hit destinata a diventare un inno alla spensieratezza balneare. In “Vamos a la playa” le radiazioni non hanno nulla a che fare con il solleone e la crema protettiva, ma sono conseguenza diretta di una catastrofe atomica.

Il riferimento all’evento post-apocalittico è evidente nella versione più diffusa della hit, quella in lingua spagnola, con la lingua straniera che inevitabilmente filtra il significato della canzone alle orecchie del grande pubblico italiano. Nella versione italiana, anch’essa diffusa in radio, il discorso è più ermetico, andando a pescare in un immaginario cyber-punk fatto di bagliori nucleari e pizze radioattive ma anche di mostruosi esseri mutanti intenti a surfare ed emblematiche statue di robot. Alla fine la bomba esplose davvero, ma solo in radio: il ritornello ossessivo della canzone conquistò i palinsesti feriali e a fine anno sarà il terzo brano più venduto in Italia, entrando in classifica anche in Germania, Francia, Regno Unito.

Non fu tuttavia l’unico brano dell’annata a catalizzare la paura per un cataclisma di portata mondiale. L’altro tormentone del 1983,Tropicana“, interpretata dal Gruppo Italiano, porta il discorso su un ulteriore piano di riflessione: all’impatto della catastrofe viene abbinato un ossessivo tentativo di dissimulazione della stessa attraverso la pubblicità di una bevanda. Un tema di grande attualità, che merita un approfondimento. Nonostante l’ampia diffusione del motivo e il secondo posto a “Un disco per l’estate”, il brano sarà “condannato” alla stessa sorte toccata ai Righeira: successo commerciale assoluto, riscontro sul piano riflessivo pressoché nullo. Per quello, forse, bisogna fare un piccolo passo indietro, all’estate precedente, quando Franco Battiato anticipò “Tropicana“, i Righeira, e perfino la nuova offensiva sul fronte USA-URSS pubblicando un brano a dir poco profetico, L’Esodo.

Prima che la terza Rivoluzione Industriale
provochi l’ultima grande esplosione nucleare prepariamoci per l’esodo
il grande esodo
un esodo
per noi
giovani del futuro.

Il testo di Battiato, un adattamento delle parole del mistico francese Henry Thomasson, che co-firma il brano con lo pseudonimo Tommaso Tramonti, sembra raccontare la stessa catastrofe da una prospettiva diversa. I superstiti questa volta non cercano una spiaggia surreale per arrendersi alla catastrofe e dunque aderire all’ambiente contaminato dall’esplosione, né si limitano ad osservare uno strano sogno che è trasposizione di paure reali. Nel brano di Battiato c’è vita attiva dopo la catastrofe: tra moltitudini di migranti provenienti da ogni latitudine, temperature che si alzano e giovani che subiscono i danni provocati dalle generazioni precedenti, i reduci sembrano avere consapevolezza del cambiamento e dell’opportunità che esso può portare in dote. Una riflessione di estrema attualità, in relazione alla catastrofe odierna: dopo la fine della pandemia decideremo di dimenticare, guarderemo a vista l’orizzonte o proveremo a rifondare la nostra società seguendo nuove rotte? Queste tre canzoni possono fare un po’ di ordine.