Un Libro, Una Canzone: Insieme
Puoi volare anche senz’ali
Su un guscio di noce
Con la tua velocità
Lo puoi capire
Fallo senza fretta
E prenditi il tempo
Perché la tua lentezza
è l’equilibrio per restare in piedi
Piero Pelù in Lentezza esalta quest’ultima come l’elemento che permette all’uomo di rimanere in piedi nonostante i colpi subiti durante la propria vita. Ogni avvenimento, secondo quanto detto nella canzone, deve essere vissuto seguendo i propri tempi e senza fretta, in modo tale da non rischiare di cadere di fronte agli imprevisti e alle difficoltà.
La lentezza di Milan Kundera tratta proprio questo tema, e ragiona sulla velocità della vita moderna e sugli effetti negativi che essa ha sugli uomini.
La velocità è la forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all’uomo. A differenza del motociclista, l’uomo che corre a piedi è sempre presente al proprio corpo […]; quando corre avverte il proprio peso e la propria età, ed è più che mai consapevole di sé stesso e del tempo della sua vita. Ma quando l’uomo delega il potere di produrre velocità a una macchina, allora tutto cambia: il corpo è fuori gioco, e la velocità a cui si abbandona è incorporea, immateriale – velocità pura, velocità in sé e per sé, velocità estasi.
Quello della lentezza, nell’opera di Kundera, è solo uno dei molti temi che vengono toccati. L’autore ragiona su questo aspetto attraverso la narrazione di due diverse storie di seduzione. La prima, che si svolge nel presente e a cui il narratore assiste in prima persona, vede coinvolti due sconosciuti che si incontrano per la prima volta durante un convegno di entomologia organizzato all’interno di un castello. La seconda storia, invece, ha come protagonisti Madame de T. e un giovane cavaliere; si svolge nello stesso luogo della prima storia, ma più di duecento anni prima.
Tra personaggi bizzarri, vicende rocambolesche, vittorie e fallimenti amorosi, queste due storie scorrono parallele senza incontrarsi mai, partono da una premessa simile per arrivare a finali completamente diversi. Sullo sfondo è ben visibile la riflessione sulla velocità, elemento che porta a dimenticare, e sulla lentezza, che invece preserva la memoria.
C’è un legame segreto tra lentezza e memoria, fra velocità e oblio. […] Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria; il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio.
Allo stesso tempo La lentezza è anche un romanzo che riflette su desideri, insicurezze e difficoltà degli uomini. La processione di personaggi che vediamo sfilare pagina dopo pagina ne mostra i vizi e le virtù, i pregi e i difetti. Ognuno di loro, nessuno escluso, si scontra con i propri limiti, con il proprio non essere abbastanza e non essere all’altezza, quindi con la propria umanità. Cosa redime, dunque, questi piccoli uomini immersi nel proprio limitato universo? Forse la possibilità, seppur remota, che la via verso la felicità esista, e che sia proprio un cavaliere vissuto più di duecento anni fa l’individuo in grado di mostrarla a tutti.
Voglio contemplare ancora il mio cavaliere che si dirige lentamente verso la carrozza. Voglio assaporare il ritmo dei suoi passi: più egli avanza, più questi rallentano. In questa lentezza mi sembra di riconoscere un segno di felicità. […] Ti prego, amico mio, sii felice. Ho la vaga impressione che dalla tua capacità di essere felice dipenda la nostra unica speranza.
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