Fossimo stati sotto la loggia centrale di Piazza San Pietro un uomo vestito di rosso avrebbe esclamato “Habemus Papam” ma lunedì sera eravamo a Sanremo, nella città dei fiori e non dei papi, e un uomo (vestito di blu e decisamente abbronzato) ha annunciato “Habemus cast”. Ebbene si, dopo mesi di indiscrezioni (le ultime le avevamo dato qui e alla faccia dei detrattori alla fine di nomi ne abbiamo azzeccato 15 su 22 con altri 5 annunciati ma non dati per certi il che dice che avevamo anticipato, con le dovute considerazioni, 20 nomi su 22), di anticipazioni, di smentite e di attese lunedì Carlo Conti, al suo terzo mandato all’Ariston (ormai è più longevo lui che i governi italiani), ha annunciato i 22 fortunati big della prossima edizione della kermesse in scena dal 7 all’11 febbraio prossimo. Nel corso della serata, poi, si sono aggiunti gli 8 artisti, selezionati attraverso una piccola gara, che confluiranno nel circuito delle “Nuove Proposte”.
Andiamo dunque a vedere e a valutare le scelte di Carlo Conti e della sua commissione caso per caso svelando, laddove è possibile, magari anche qualche retroscena.
BIG:
- Albano: è il primo ad essere annunciato e forse anche l’ultimo inserito, almeno secondo i malfidenti. La sua candidatura era stata espressa da lui stesso ma stando alle indiscrezioni non sembrava di certo una delle più forti presso la commissione selezionatrice, poi, fortuna vuole (o sfortuna, dipende dai punti di vista) che sabato venga colpito da due infarti che ne obbligano il ricovero e fanno riaccendere i fari mediatici su di lui. Operato d’urgenza, si rimette in sesto rapidamente e lunedì è confermato tra i Big del prossimo Festival con il brano Di rose e di spine. Starà alla canzone dimostrare se davvero la sua presenza sia meritata oppure se il buon Conti l’abbia inserito all’ultimo sfruttando l’onda mediatica (e non sarebbe la prima volta che il conduttore toscano inserisce nel cast qualche presenza perfetta per far parlare). Sarà un classicone sicuramente, odorante di vecchio già dopo due ascolti ma all’Ariston farà bene, c’è da giurarci. Il vecchio leone.
- Elodie: lei al contrario era una di quelle scontatamente annunciate già da mesi forte di una gran carica interpretativa, che all’Ariston è ingrediente importante, una produzione e un team autorale di primo livello e di una necessità di mantenere alto il livello mediatico dopo il secondo posto ad Amici. Al Festival ci arriva con Tutta colpa mia firmato anche da Gianni Pollex (già autore al Festival per Chiara con “Straordinario” nel 2015) ed Emma, che ne sarà anche la produttrice. C’è d’aspettarsi un’ampia ballata sanremese carica di tensione e archi a non finire per una voce che deve puntare tutto sull’interpretazione sperando in un brano alla sua altezza perché lei non è la prima ragazzina di un talent qualsiasi. Un’interprete di classe alla ricerca della canzone di classe.
- Paola Turci: ritornerà al Festival 16 anni dopo la sua ultima comparsa. Il brano, Fatti bella per te, odora già di cantautorato e c’è da scommettere che sarà una di quelle canzoni che puntano a portare un messaggio prima di ogni altra cosa. Si potrebbe prospettare fin dal titolo qualche tematica importante come magari il femminicidio per il quale la stessa Paola è scesa in campo di recente nell’iniziativa della ditta Mannoia-Bertè. La sua voce profonda, nera e graffiata nobiliterà quest’edizione che finalmente la riaccoglie in gara dopo anni di tentativi falliti. Profondamente comunicativa.
- Samuel: è uno di quei nomi che non ci si aspetterebbe ma che quest’anno era inevitabilmente in cima alla lista visto l’avvio della carriera solista dopo la pausa dai Subsonica. Dietro il suo progetto c’è Michele Canova Iorfida alla produzione e Jovanotti alla scrittura il che già promette tormentoni radiofonici come si è verificato per i primi due singoli lanciati quest’autunno. Vedrai parte senza aspettative visto che porterà Romano a debuttare in questa nuova veste dove non può che guadagnare. Può essere la sorpresa (non per la classifica, s’intende, ma probabilmente dal day-after). Novità.
- Fiorella Mannoia: è il nome tanto annunciato e atteso, è il ritorno di una regina, è la detentrice del leoncino già prima di scendere in pista (ma attenzione spesso chi entra papa esce cardinale per tornare a rifarci all’ambiente ecclesiastico). Che sia benedetta porta la firma di Amara (e si mormora che fosse il brano che lei avrebbe dovuto interpretare con Paolo Vallesi e che è stato dirottato verso la Mannoia solo in un secondo tempo sotto la spinta di Conti) ed evidentemente deve essere un gran pezzo se la Mannoia si gioca la faccia 30 anni dopo “Quello che le donne non dicono” e 29 dopo “Le notti di maggio” che al Festival hanno fatto la storia. Ha già vinto (e se così fosse la finestra Eurovision rimarrebbe aperta probabilmente al secondo posto per cui ci sarà una lotta sfrenata). La regina.
- Nesli e Alice Paba: A crederci erano in pochi ma in un cast così giovane ed esordiente la loro strana coppia ci sta perfettamente. Hanno tutto da dimostrare (la Paba soprattutto) e lo devono fare per forza. Una presenza con il marchio della volontà discografica addosso (e di Brando in primis) ma si sa che a Sanremo i duetti portano bene; staremo a vedere se Do retta a te riuscirà nella (difficile) impresa di amalgamare due personalità atipiche e particolari come le loro. Amalgama complicata.
- Michele Bravi: C’è e me ne vanto (senza nemmeno un briciolo di paura di essere autoreferenzialista) perché sono stato uno dei pochissimi a ribadirlo in ogni anticipazione come cantante certamente in gara. Il diario degli errori sa già di un racconto estremamente duttile in cui ci si potrà vedere un universo di realtà ma in primis la sua storia personale che l’ha visto in grado di rifiutare l’Ariston dopo la vittoria ad X-Factor e prima che la discografia lo bruciasse. Una chance meritata e che già promette bene se saprà interpretare bene un brano dal peso specifico già palpabile. Il “coraggio” degli errori.
- Fabrizio Moro: altro ritorno che fa un gran piacere a chi ama la musica pop d’autore. Con Sanremo ha da sempre un rapporto di odio e amore ma è proprio qui che hanno visto la luce le sue cose migliori (o perlomeno le più note). Portami via lo confermerà il poeta d’amore che è e ne rilancerà la carriera (nei numeri) come merita perché oltre ad essere una gran penna è anche un grandissimo interprete delle sue parole.
- Giusy Ferreri: altro nome da mesi tra i porporati ed infatti c’è. Ritorna al pop, ritorna da Roberto Casalino che ne ha dettato la carriera e lo fa con Fatalmente male che di sicuro punterà in alto (soprattutto in radio) per lanciare un album importante per lei. Felice di ritrovarla in scena e di vederla finalmente in grande spolvero dopo anni non proprio facilissimi per lei e per la sua musica. Se tutto sarà perfetto può addirittura puntare in alto (e se fosse lei la prescelta per l’Eurovision? Faremmo grandi numeri visto il suo successo estero) e tornare una regina della discografia (vedasi il percorso di Mengoni fatalmente simile al suo finora, le manca solo il gran pezzo per tornare a volare). Must: spiccare il volo.
- Gigi d’Alessio: è il primo vero nome decisamente divisivo: o si apprezza la sua presenza oppure se ne farebbe davvero a meno. All’Ariston ritornerà per la quinta volta in gara con La prima stella che già dal titolo sembra porterà quell’amore mieloso e appiccicoso che al Festival non può mancare e che D’Alessio nella sua carriera ben ha espresso negli anni. L’ultima volta in gara fu con Loredana Bertè ed arrivò a sfiorare il podio (in realtà arrivò terzo ma la giuria di qualità gli mise davanti “Sono solo parole” di Noemi relegandolo al quarto posto). Mielosamente divisivo.
- Raige e Giulia Luzi: e qui iniziano le sorprese e, mio malgrado, non sono di certo molto positive. Raige era nell’aria (anche se non era uno dei nomi più forti nella lista dei candidati) ma la Luzi appare davvero come una sorpresa. Ora, sul loro essere davvero big conservo dei grossi dubbi (sulla Luzi in principal modo) ma posso anche sopportare che, in un cast teso a scovare nuove carriere si possa puntare su nomi nuovi, si dia spazio ad un ragazzo che nell’ultimo anno ha scritto un pezzo magnifico per Tiziano Ferro ed abbia realizzato un album davvero notevole virando verso il pop ma un duetto così forzato mi pare davvero troppo. Possono funzionare tranquillamente alla grande e sarò il primo ad ammetterlo, in tal caso, dopo aver ascoltato Togliamoci la voglia ma davvero questa mi appare una coppia alquanto forzata e non dai due singoli artisti. Capite a me…
- Ron: è un altro di quei ritorni di quei “finiti big” del passato che al Festival vanno ad assumere sempre dimensioni sconfinatamente più esagerate di quanto valgano realmente. L’indiscussa capacità di scrivere di questo signore è sotto gli occhi di tutti, o meglio è stata, visto che al Festival arriverà con un brano scritto per lui da un cantautore della nuova generazione (Zibba). Staremo a vedere quanto davvero possa valere la sua presenza oggi con L’ottava meraviglia dopo che nel 2014 aveva sorprendentemente stupito con “Un abbraccio unico”, brano decisamente più degno di nota di “Sing in the rain” che proseguì la gara in quell’edizione caratterizzata dal doppio brano. Da valutare.
- Ermal Meta: felicemente Conti torna alla vecchia abitudine baudiana di riproporre i giovani più meritevoli dello scorso anno passandoli di categoria. Ermal ha avuto decisamente un’ampia visibilità nel corso di quest’ultima annata anche fuori dal teatro Ariston dove ora ritorna con Vietato morire dove deve dimostrare di essere in grado di compiere questo salto di categoria che gli è stato concesso di tentare. L’impressione è che l’esperto autore questa volta possa aver optato per un brano profondo, pur mantenendo il suo tipico marchio “pop-olare”, seguendo la scia aperta quest’estate dal singolo di successo “A parte te” che ha convinto decisamente di più per l’emozione di quanto avesse fatto al Festival l’orecchiabilità di “Odio le favole”. E’ una chance per diventare un grande cantante oltre che autore. Forse l’unica. Vietato “sbagliare”.
- Michele Zarrillo: messo in panchina per anni ora finalmente può tornare sulle scene e farlo in grande stile. Tornasse con un capolavoro come fu “Una rosa blu” sarebbe un gran ritorno. Speriamo che tutta quest’attesa gli abbia fatto bene e gli abbia fatto recuperare quella magia nella scrittura che negli ultimi tempi aveva un po’ perso. Mani nelle mani può avere (e deve avere) tutte le carte per far imporre nuovamente uno dei cantautori più capaci della musica italiana di qualche lustro fa. Tentativo di rinascita.
- Lodovica Comello: odio essere cattivo ma in un cast costruito tutto sommato bene da Carlo Conti questo è il nome che avrei evitato ad occhi chiusi. Non mi spiego la sua presenza, il suo essere big dopo una serie TV per adolescenti e poco altro, non mi spiego proprio nulla riguardo a lei. Vabbè ormai c’è ma non aspettatevi i complimentoni da parte mia per Il cielo non mi basta a meno che non sia la canzone del secolo. Parto prevenuto, lo ammetto (felicemente e con convinzione). Ma anche no.
- Sergio Sylvestre: Amici non è bastato a lanciare la sua carriera, un inedito wow (scritto peraltro proprio da Ermal Meta) nemmeno e, visti i risultati di vendita deludenti ed un tour annunciato ma poi posticipato a data da definirsi a causa di davvero pochi riscontri, Sanremo non poteva che essere la sua ultima possibilità. Evidentemente qualcosa che non convince il pubblico c’è (non è che le voci soul da noi proprio non vanno di moda?). Probabilmente non sarebbe stato della partita se non avesse avuto dalla sua un pezzo firmato da Giorgia in persona ma evidentemente qualcuno lassù gli vuole ancora bene (e nemmeno questa volta faccio riferimento alla sfera celeste). Staremo a vedere quanto varrà in italiano con il brano Con te. L’ultima possibilità per non affondare.
- Clementino: si sa che al conduttore fiorentino piace dare una continuità di governo (non lo faccio a posta a trovare continui riferimenti ad altre ambientazioni, giuro!) e vista la scarsezza di rapper propostasi Clemente è sembrato il nome perfetto a cui ricorrere per soddisfare due esigenze in un colpo solo. L’anno scorso ha positivamente stupito questa volta si gioca la prova del nove con Ragazzi fuori. Speriamo in un ritornello migliore di quello di “Quando sono lontano”… La continuità.
- Alessio Bernabei: non appartengo né alla schiera di fan che hanno accolto il suo ritorno positivamente (e quasi stupiti perché in pochi ci speravano davvero) né a quel folto gruppo di haters che si è scagliato contro la sua terza presenza consecutiva al Festival. Valuterò sulla base della canzone che a vedere dal titolo, Nel mezzo di un applauso, presenterà un netto distacco rispetto alla radiofonica ed immediata “Noi siamo infinito”. Spero non si sia fatta l’assurda decisione di tentare un rovesciamento della medaglia portando un brano al di sopra di quanto ci si aspetta da lui ora. L’electropop gli stava benissimo, magari evitiamo solo qualche vaga somiglianza. Non cambiate vi prego.
- Chiara: un altro di quei nomi attesissimi e contemporaneamente sicurissimi della presenza in quest’edizione. A quanto pare Nessun posto è casa mia dovrebbe farla virare verso una maturità inedita e musicalmente impegnativa. Verrebbe d’azzardare il timore che possa aver compiuto l’errore che fecero Annalisa e Noemi lo scorso anno affidandosi al maestro Mauro Pagani per la produzione conoscendo la sua indole “minizzante” ma è pur vero che è stato lui a trasformare Arisa in una cantante “attuale”. Chissà che non gli riesca un secondo miracolo: lanciare davvero Chiara sempre troppo a metà strada tra mondi distanti. Maturità ma non troppa please.
- Francesco Gabbani: è il ritorno del vincitore e un buon vincente non può che tentare di ripetersi per cui “squadra che vince non si cambia”. Ed ecco che dopo “Amen” arriverà Occidentali’s karma che si promette di essere un tormentone per far davvero esplodere la carriera di questo giovanotto che dopo Sanremo poco altro ha fatto. Un’ennesima scommessa.
- Bianca Atzei: lei fu la prima scommessa dell’era Conti quando nel 2015 approdò (a sorpresa) tra i big esordendo di fatto discograficamente. Il suo ritorno inevitabilmente non è dei più calorosamente accolti per via di tutta la sua situazione d’etichetta (la Baraoda che detiene anche RTL 102.5, la maggior radio italiana, e dunque… triatene le fila) e per quella sensazione di diffidenza che su molti suscita. Sinceramente trovo la sua una buona vocalità e aspetto di sentire Ora esisti solo tu per valutare ma già il fatto che la firma sembra essere (ancora) quella di Kekko dei Modà mi fa storcere il naso: aveva bisogno di crescere con un brano di qualità. Staremo a vedere.
- Marco Masini: è il nome voluto da Carlo Conti e potrebbe essere il principale antagonista della Mannoia se il conduttore toscano dovesse forzare la mano anche solo indirettamente. Indubbiamente Spostato di un secondo dimostrerà ulteriormente la sua capacità autorale in grado di sposare tradizione e contemporaneità. Il nome dell’amicizia.
GIOVANI:
fate riferimento a questo articolo per tutte le mie considerazioni e i voti a pezzi ed esibizioni.
Ilario Luisetto
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