Tutte le nostre mini-recensioni dei primi inediti pubblicati nella nuova edizione del talent
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MILLEVOCI – Albe
La produzione di Stefano Tartaglini, aka Steve Tarta, è quanto di più evidente e riconoscibile. La vocalità di Albe non è poi così distante da quella di Emanuele Aloia, la grande scommessa vinta dal produttore torinese. Questo determina il fatto che, malgrado un bel pezzo pop ben scritto e ben interpretato, l’effetto finisca per ricordare qualcosa di molto simile a un prodotto già esistente. La parte più interessante è lo special sul finale dove s’inserisce un bel gioco ritmico che spiazza per qualche secondo un arrangiamento fin troppo prevedibile nella propria direzione. Gli elementi ci sono tutti ma, forse, l’accoppiata voce-produttore non è delle più efficaci per cercare di creare qualcosa di alternativo. VOTO: 6.5
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SOGNI AL CIELO – Alex
L’inedito migliore del lotto è sicuramente il suo. Merito, sicuramente, di una scrittura accurata capace di tenere presente la tradizione sentimentale del pop italiano ma anche le nuove esigenze contemporanee della scrittura per immagini concrete. L’efficacia della canzone, però, è garantita anche da un’ugola niente male che presenta Alex come un artista non troppo attuale, forse, ma sicuramente come un cantante conscio del proprio strumento. La produzione di Katoo stravolge il mood intimista del piano e voce originale ma rispetta la canzone nella sua forza intimista. Cresce con gli ascolti e ci ricorda che il pop scritto attorno al sentimento e cantato con una vocalità interessante non passa mai di moda. VOTO: 8
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QUELLO CHE FA MALE – LDA
Il figlio d’arte tenta di creare un mix tra una scrittura più melodica e tradizionale e l’evidente necessità di rispondere alla chiamata dell’attualità. La ricetta, in questo caso, funziona con una buona dose d’efficacia anche se più spostata verso la dimensione più classica rispetto a quella contemporanea. La produzione di Davide ‘d.whale’ Simonetta non risuona eccessivamente invadente e, anzi, corre il rischio di lasciare scivolare via la canzone senza alcun vero sussulto. VOTO: 6/7
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VIVO – Luigi
Vocalmente Luigi ha un elemento di riconoscibilità piuttosto definito e questo è sicuramente un punto a suo favore. La sua scrittura è tra le più mature e sviluppate dell’annata e, in questo senso, la produzione di Brail non deve fare troppi sforzi per incasellare un pezzo che ha già la propria personalità musicale. Manca un ritornello davvero convincente e coinvolgente che sappia distaccarsi da delle strofe efficaci ma troppo simili, dinamicamente, a tutto il resto del contenuto. VOTO: 7-
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ONDE – Nicol
Il pezzo c’è ma, purtroppo, per Nicol corre il rischio di assomigliare davvero troppo alle proposte di Madame che, in questo settore, gode del diritto di precedente. Non aiuta, forse, in questo senso la co-produzione di Bias, già produttore dell’artista vicentina, insieme a quella di Zef. Nicol ha una vocalità che si può avvicinare senza troppa fatica a quella di Madame e anche questo non gioca a beneficio di un bel pezzo che, però, ha bisogno di differenziarsi da una proposta davvero troppo vicina per quanto riguarda il mondo musicale di riferimento. VOTO: 7
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AVREI SOLO VOLUTO – Rea
La voce è calda e ha dalla sua delle sicure capacità di canto che questo pezzo non mette in evidenza preferendo un arrangiamento vocale soft e poco impegnativa. E’ la regola del pop al femminile d’oggi, occorre farsene una ragione. Rea non fa eccezione scegliendo la strada di una modulazione della vocalità e dell’utilizzo di doppie voci per supportare la dinamica del brano. La cosa più interessante del pezzo è la scrittura di un arrangiamento che si rivela attento a sfruttare suoni diversi ed alternativi. Degli elementi interessanti ci sono ma il brano non cattura nè coinvolge l’ascolto e, forse, dipende proprio dal fatto che Rea non fa eccezione rispetto alle tante altre simili proposte già esistenti nel panorama del pop italiano al femminile oggi. VOTO: 5
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SOLO PER PAURA – Tommaso
E’ il più adolescenziale dei brani fin qui proposti. Lo è tanto nella scrittura, che evoca la difficoltà di approcciarsi all’amore, quanto nell’utilizzo della vocalità, che non possiede alcun vero elemento riconoscitivo e, anzi, si presenta ancora piuttosto fanciullesca. La produzione di Michele Canova Iorfida si limita a risultare lineare, coerente e giustamente poco marcata per non rischiare di soverchiare una voce che necessita di trovare delle proprie caratteristiche sia nella timbrica che nella scrittura. Il rischio è diventare il nuovo teen-idol per una stagione televisiva e poi finire sostituito dal prossimo di turno. VOTO: 6
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Ilario Luisetto
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