Raccontiamo l’attualità con una canzone
Aspetto che mi aspetti,
fuori da questa chiusa finestra.
Aspetto che mi aspetti,
mentre di tempo il mondo inaspra.
Una luce bieca coglie il mio viso,
vagando nelle lacrime senza timone,
passa da quel mondo lontano,
portando al mio suolo, solo il suo nome.
Nello spalancarsi lieve dell’alba,
o nel fuggir malinconico del tramonto,
mi raggiungi in ogni mio passo
come amica di pianto, in queste notti senza mondo.
Dove nasci, tu, luce sconsolata?
Aspetti anche tu il tuo dolore, quando il mio invece vi fugge?
Sei su di me, ma non mi dai risposte,
carezze d’amor, di una mano le schegge.
L’oscurità striscia impaurita, l’impervio giorno avanza
e in essa ti farai di pensier ricordo
che la solitudine nutre il mio affranto cuore
quando al suon della sua voce sarò sordo.
Eccoti levare dunque, nel ciel di una buia stanza
invasa da una luce ormai a me ignota,
togliendo così giustizia al suo ricordo,
una direzione alla mia solitaria rotta.
Se potessero i miei occhi non solo guardare
e le mani uscir da questo pensier maldestro
il mio cuor, governator di tutto,
cadrebbe la notte il mondo, e una luce fuggir in esso.
E come una cometa, quella luce andrebbe
vagando nelle lacrime senza timone
passando da quel che era il mio vicino mondo
portando al suo suolo, solo il mio nome
Aspetterei così che tu mi aspettassi,
fuori da queste nostre finestre.
Aspetterei che tu mi aspettassi,
aspettando una luce, che prima o poi, si accende.
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