Un Libro, Una Canzone: Insieme
Una raccolta di fiabe
In una certa contrada, in un certo reame, c’era una volta…
… Angela Carter, scrittrice e giornalista britannica che verso la fine del secolo scorso ha deciso di riunire in un’unica opera racconti provenienti da ogni angolo del globo, e di intitolarla Le fiabe delle donne. Raccolte della tradizione popolare di tutti il mondo.
Mi sono imbattuta nella copia che ho ora tra le mani, una di quelle bellissime edizioni dei Grandi Classici Mondadori con la copertina rigida e il dorso verde acqua e nero, in circostanze bizzarre e, potremmo dire, poetiche. Dopo una decina di minuti dal mio ingresso (pochissimo per i miei standard da eterna indecisa) sono uscita dalla libreria con un libro non più in catalogo, perso da anni tra gli scaffali e con un buon presentimento.
L’irrilevanza di spazio e tempo
Le fiabe delle donne è un libro da non leggere tutto d’un fiato, ma un po’ alla volta, quando si desidera prendere una pausa dal presente e passare cinque o dieci minuti in un mondo fatto di principi e principesse, streghe, animali parlanti e popolani “boccacceschi”. Così come il presente del lettore perde la propria importanza nel momento in cui egli comincia a leggere, così anche le coordinate spazio-temporali divengono irrilevanti. Quello che importa è la dinamica narrata, la storia dei personaggi, mentre tutto ciò che va oltre questo è accessorio, inutile e quindi non determinato. È per questo che una delle fiabe contenute nella raccolta, La principessa vestita di cuoio, comincia così:
Né qui, né altrove viveva un re…
Analogie e riscontri
La fiaba è un racconto adattabile e adattato alle circostanze e alle culture più diverse. Così, mentre noi tutti conosciamo l’arcinota fiaba di Cenerentola, Angela Carter ci informa che la cultura anglo-gitana ha prodotto un racconto molto simile, con gli stessi personaggi e gli stessi tòpoi, intitolato Vestedimuschio. Allo stesso modo, Amore e Psiche e La Bella e la Bestia hanno il loro corrispettivo nella fiaba norvegese A oriente del sole, a occidente della luna.
Nel cuore della notte, quando lo sentì dormire, lei accese la candela alla cui luce vide il più bel principe su cui mai si potessero posare gli occhi […]. “Cosa hai mai fatto?” gridò colui, “Ora saremo entrambi infelici. Se tu avessi resistito per quest’anno soltanto io sarei stato libero. Devi sapere che la mia matrigna mi ha stregato e così sono orso bianco di giorno e uomo di notte. Ma ora ogni legame tra noi è spezzato”.
Detto ciò, è facile capire perché, per quanto concerne le fiabe, anche l’autore perda la propria identità e la propria importanza. Chi ha inventato la favola della bellissima fanciulla dai piccoli piedini? È venuta prima Cenerentola o Vestedimuschio? Come saperlo? L’autore è ignoto, e la fiaba è il risultato di una trasmissione orale di racconti che si intrecciano e mutano nel tempo, messi per iscritto solo in epoca recente.
Un compromesso con il lettore
Le fiabe nascono da racconti popolari, dal bisogno di evasione e divertimento. Molte non vogliono spiegare nulla, nessuna origine, nessun evento in particolare. La sola cosa che chiedono è di poter essere credute per dieci minuti, quel tanto che basta per raccontare la loro storia. Vogliono un compromesso col lettore, lo pregano: “Per dieci minuti tu credimi se ti dico che le rane parlano, che il vento può trasportarti dall’altra parte del mondo, che un vestito fatto di muschio può far avverare ogni desiderio. Solo per dieci minuti, finché non smetterai di leggere e tornerai ai tuoi impegni”.
Vasco Rossi in T’immagini descrive un po’ quei dieci minuti. Li descrive come se dovessero durare un’intera vita, come se fosse necessaria una grande rivoluzione.
T’immagini
La faccia che farebbero
Se da domani davvero
Davvero tutti quanti smettessimo
[…]
T’immagini
Se fosse sempre domenica
Tu fossi sempre libera
E se tua madre fosse meno nevrotica
[…]
Fantasie, fantasie che volano libere
Fantasie che a volte fan ridere
Fantasie che credono alle favole
Ma forse non è così, forse non c’è bisogno di un’intera vita. Magari bastano dieci minuti per provare qualcosa di simile, e le fiabe potrebbero essere sufficienti per provare la sensazione di libertà di cui parla la canzone. In fin dei conti, molte fiabe è proprio per questo che sono nate, ed è per questo che cambieranno, si modificheranno, ma non moriranno mai.
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