venerdì 22 Novembre 2024

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Gatto Panceri: “La canzone d’amore è la regina ma voglio parlare anche di sociale” – INTERVISTA

Gatto Panceri è pronto al ritorno discografico con un nuovo preziosissimo album d’inediti che vedrà la luce nel 2018 insieme a tanti altri progetti che il cantautore, che scrisse tra le altre cose “Vivo per lei”, ha in cantiere per i propri sostenitori. In occasione della sua intervista a Massimo Longoni di Tgcom ho avuto la possibilità di raggiungere telefonicamente Gatto Panceri per una chiacchierata in esclusiva volta a ripercorrere la sua carriera con uno sguardo al futuro prossimo che lo aspetta:

Allora, solitamente nelle interviste si preferisce partire dal passato ma stavolta vorrei partire dal futuro e, in particolare, dal prossimo album d’inediti di cui ha iniziato a parlare già da qualche mese. Ecco che album sarà?

<<È un disco che ha una gestazione di 4 anni e che sarà composto da 19 brani inediti che saranno raccolti tutti in questo disco come se fosse un doppio album e questo perché voglio regalare un disco corposo ai miei sostenitori per ripagarli di questa lunga attesa. Ci ho messo così tanto tempo anche perché la prima volta che scelgo di arrangiare e produrre il disco completamente da solo: finora ho sempre lavorato con Celso Valli, Umberto Iervolino o Fio Zanotti per citarne alcuni, stavolta ho scelto di occuparmene da solo per avere una maggiore libertà artistica e perché dopo 11 dischi qualcosina penso di averla imparata>>.

So, oltretutto, che anche la produzione esecutiva dell’album è sostenuta completamente da te

Gatto Panceri<<Si, esatto. Ho trovato delle case discografiche disposte a produrre questo album ma tutte proponevano un low-badget per produrre il disco: oggi c’è la tendenza di far costare sempre meno la produzione di dischi perché se ne vendono sempre meno ma io credo che per ottenere certi risultati occorra anche investire su quel lavoro. È per questo che ho preferito avere un prodotto qualitativo pagandomelo di tasca mia. Anche per questo motivo è un album che sento molto mio e che non vedo l’ora di far uscire anche perché ormai è concluso>>.

A questo punto possiamo, dunque, tornare a guardare indietro nel tempo e, per farlo, volevo iniziare dal Festival di Sanremo e principalmente da quello del 1986

<<Quello è stato il mio primissimo Sanremo, ero ancora un ragazzino. Dopo ci sono tornato nel ’92 e nel ’99 e sono stati, per ora, tre partecipazioni diverse in tre momenti altrettanto differenti della mia vita e del mio percorso. Nel 1986 ho capito che cosa voleva dire salire su un palco importante, nel ’92 mi sono affilato le unghie dando davvero inizio alla carriera grazie anche ad un’etichetta importante come la Universal mentre, invece, nel ’99 c’è stata la consacrazione accedendo tra i big. A Sanremo, poi, ci sono stato altre 7-8 volte in gara da autore quindi direi che con Sanremo centro parecchio>>.

Ritornando all’esperienza del 1986, lo ha definito un Festival in cui ha capito cosa significava calcare quel palco

<<Beh ero proprio all’inizio e, ancora oggi, quando rivedo quelle immagini mi rivedo proprio un ragazzino di 22 anni senza nemmeno un album o un progetto discografico. Ero un ragazzo promettente che in quell’occasione ha tentato di fare il suo esordio>>.

Che, tra l’altro, nel 1986 insieme a te debuttavano a Sanremo altri grandi nomi della musica italiana come Aleandro Baldi o Paola Turci, tra i big gareggiavano miti come Loredana Bertè o Anna Oxa e alla conduzione c’era Loretta Goggi come prima donna da sola al timone della kermesse

<<Guard cosa vai a tirare fuori, non me le ricordavo quasi nemmeno io questi particolari qua… Devo dire che quell’anno c’era parecchia gente che ancora oggi si difende bene: era un grande Sanremo, ero io che ero un piccolo Gatto Panceri anzi, all’epoca mi presentai come Gigi Panceri perché all’epoca non avevo ancora pensato di usare il mio soprannome come nome d’arte come mi consigliò, invece, di fare Pippo Baudo a partire dal 1992>>.

Venendo all’esperienza del 1992 quella è stata, come giustamente sottolineavi pocanzi, l’occasione per concretizzare un progetto più inquadrato

<<Esattamente, erano due anni che lavoravo al mio primo album avendo in mano un contratto di ben 10 anni per 5 dischi e, anche solo per questo, si capisce bene che rispetto alla prima partecipazione c’erano tutt’altre prerogative. Io, poi, ero maturato e avevo debuttato anche come autore grazie a Mina che scelse la mia “Canterò per te”. Quando io penso alla mia vera partenza lo faccio proprio in riferimento al 1992>>.

Una partenza che, nemmeno a farlo apposta, è legata al nome di Pippo Baudo che di partenze ne ha segnate molte

<<Si, Pippo Baudo credette molto in me e mi diede degli ottimi consigli>>.

Prima del suo ultimo ritorno in Riviera nel 1999 arrivò una canzone che ha segnato in modo importante la sua carriera come autore: “Vivo per lei”

<<Direi di sì, se non altro anche solo perché dopo “Volare” è la canzone italiana più venduta al mondo: quando ci penso ancora adesso non riesco a immaginarmela. Tutto è successo perché in quel periodo lì ero gestito dallo stesso manager di Andrea Bocelli e Giorgia, Michele Torpedine, che mi consigliò di scrivere per loro una canzone che poi loro hanno eseguito benissimo e che, grazie al lavoro di Caterina Caselli, è stata diffusa in tutto il mondo. Sicuramente un percorso partito da una grande canzone ma che poi ha visto nella sua grande promozione la carta vincente: speriamo ne capitino altre di avventure così per la musica italiana>>.

L’idea di questo brano, dunque, è partita da Michele Torpedine?

<<Torpedine mi disse che stava iniziando a lavorare con questo ragazzo, che tra l’altro aveva sostituito Pavarotti in “Miserere” nel ’94, e che aveva in mente di realizzare con lui un album che mischiasse il lirico e il pop e mi chiese di provare a scrivere qualcosa per lui. Ricordo che inizialmente pensai che si trattasse di un’idea strana ma per la grandissima stima che ho per Torpedine provai a scrivere un pezzo ed uscì “Vivo per lei”. Fu Michele a far di Zucchero ciò che ancora è, a lanciare Andrea Bocelli e a segnalarmi Giorgia per la quale in quegli anni scrissi alcuni brani>>.

Dunque, possiamo dire che si trattò di tutta una serie di coincidenze fortuite che contribuirono alla creazione di un grandissimo successo planetario

<<Certamente. Anche la fortuna ha il suo ruolo>>.

Il lavoro poi ha avuto con Giorgia anche un proseguimento visto che, come già ricordavi, in “Come Thelma e Louise”

<<Si, direi che il tutto è andato in contemporanea come progetto. Ma poi come autore ho lavorato anche con Syria, Fausto Leali, Riccardo Fogli e anche qualcuno dei primi giovani arrivati dai talent show come Dennis Fantina. Ultimamente sto scrivendo meno ma per un motivo ben previso>>.

Quale?

<<Non mi piace molto la frettolosità che è importa ai lavori di questi ragazzi che escono dai talent-show: si pretende di fare un disco nel giro di dieci giorni. Io, soprattutto quando lavoro su un interprete, credo che non sia sempre detto che la prima canzone bella che si scrive sia quella giusta per lui/lei ed è lo stesso motivo per cui credo che molti dei ragazzi usciti dai talent negli ultimi anni siano molto bravi ma che, spesso e volentieri, non hanno dei dischi all’altezza da proporre>>.

Hai quindi scelto di accantonare l’attività autorale?

<<No, anzi ho aperto una mia casa editrice, la “Vivo per lei”, con la quale sto creando una squadra di giovani autori guidati da me. Il più grande rimprovero che faccio ai talent è proprio questo: non curarsi di coltivare i nuovi autori ma fermarsi alla ricerca dell’interprete. Vorrei creare una sorta di “banca canzoni” che nella discografia italiana manca: non ci sono più canzoni messe da parte e, quindi, vengono chiamati sempre i soliti nomi che scrivono ormai sempre di fretta canzoni tutte uguali>>.

Il 1 dicembre è uscita, su Tgcom, una speciale intervista nella quale, per la prima volta, ha raccontato pubblicamente cosa le è accaduto negli ultimi tempi fisicamente

<<Chi mi segue dagli esordi sicuramente si sarà accorto che nel 2003 da una capigliatura molto stempiata sono passato ad avere un caschetto pieno di capelli grazie ad un trapianto, niente di così drammatico anche se non l’ho mai dichiarato pubblicamente. Un mese fa, però, c’è stato un rigetto e ho ricevuto un coro unanime di consensi dopo che ho pubblicato una mia foto sui social: era arrivato, dunque, il momento di spiegare cosa sia successo. Accettare a 50 anni inoltrati di essere calvi è molto più semplice che farlo a 35. Altre cose di me mai raccontate e più “toccanti” saranno raccontate, invece, nell’autobiografia che uscirà l’anno prossimo>>.

Nel corso della tua carriera ti sei spesso occupato di sociale nelle tue canzoni: l’ultimo tuo album era denso di testi imperniati nei temi sociali. Nonostante ciò, dal grande pubblico, sei ancora oggi conosciuto come uno dei maggiori rappresentanti della canzone d’amore. Come riesci a mettere insieme queste due sfaccettature della tua musica?

<<La canzone d’amore è la canzone regina per antonomasia e lo perché la musica permette forse di spiegare quale sia la forza dirompente di questo sentimento. Al racconto del sociale non vorrei comunque rinunciare e, anzi, vorrei che il mio prossimo successo fosse proprio una canzone sociale perché non vorrei esser considerato soltanto un artista capace di scrivere belle canzoni d’amore: la socialità è importante, soprattutto in questo momento>>.

C’è una grande voce per la quale non ha ancora scritto una canzone e che per la quale, prima o poi, spera, invece, di poterla scrivere?

<<Ci sono tantissimi colleghi che stimo particolarmente ma tra questi Giorgia e Tiziano Ferro, due di quelli che apprezzo maggiormente, oramai le loro canzoni se le scrivono da sé. Se devo guardare altrove mi mancherebbe solo Adriano Celentano di cui sono da sempre un grande fan. Speriamo legga questa intervista dando avvio ad una collaborazione che mi piacerebbe molto avviare>>.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.