venerdì 22 Novembre 2024

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“Lella per sempre”, il racconto di Edoardo De Angelis e Stelio Gicca-Palli – INTERVISTA

A tu per tu con i due autori del brano “Lella“, a cinquant’anni dalla sua prima pubblicazione

E’ uscito il 25 novembre “Lella per sempre” (Il Cantautore Necessario/Egea Music), l’album che raccoglie le voci e le note di tanti artisti per celebrare il brano “Lella” a cinquant’anni dalla sua pubblicazione. Composta da Edoardo De Angelis e Stelio Gicca Palli, la canzone fu presentata al Cantagiro del 1971 e poi diventata negli anni un cult, un manifesto, uno slogan: una ballata “nera” che racconta la morte violenta di una donna, un “femminicidio”.

Un anniversario ricordato in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, con la pubblicazione di “Lella per sempre”, un progetto che contiene nelle sue tracce tante variazioni del brano, declinato, riarrangiato, riscritto e risuonato con la collaborazione di cantautori, musicisti, attori. Nel disco, oltre alla canzone originale reinterpretata da Edoardo De Angelis con un arrangiamento inedito, una nuova versione della composizione, con il tributo corale delle voci di Luca Barbarossa, Sergio Cammariere, Simone Cristicchi, Tiziana Tosca Donati, Mimmo Locasciulli, Neri Marcorè, Antonella Ruggiero, Ilaria Spada.

E ancora, Lella50″ con un testo rinnovato scritto da Vincenzo Donnamaria che “racconta” quello che è successo nei cinquant’anni successivi alla confessione dell’omicidio, esternando il vero pentimento dell’assassino, Lella… e poi”, rivisitazione in chiave rap di Tommaso Piotta Zanello, Fake blond Liza, una murder ballad in puro stile americano, ambientata negli ambienti sottoproletari e criminogeni newyorkesi, eseguita da Giccapalli e Alex Pitoni. Inoltre, alcuni importanti estratti letterari interpretati da nomi come Alessandro Benvenuti, Claudio Gioè, Alessandro Haber, Dacia Maraini, Alessandro Sena.

Oltre a sensibilizzare sul tema della violenza contro le donne, il progetto“Lella per sempre”ha uno scopo benefico e solidaristico: i proventi netti della vendita dell’album, disponibile in digitale, CD e vinile, saranno devoluti alla Casa Internazionale delle Donne per sostenere i progetti dell’associazione.

Ciao Edoardo e ciao Stelio, benvenuti. Partiamo da “Lella per sempre”, con quale criterio sono stati scelti e coinvolti gli ospiti presenti in scaletta?

Edoardo: «Gli ospiti sono stati scelti tra i colleghi e amici che avevano dichiarato di avere già un loro “rapporto” con la canzone. Neri Marcorè, ad esempio, la considera un cavallo di battaglia anche nei suoi spettacoli musicali. Gira forte sul web una interpretazione nella quale alla voce di Neri e alla mia, si unisce quella di Claudio Baglioni».

Stelio: «Per la versione della canzone (una delle cinque versioni dell’album) cantata da vari artisti, abbiamo invitato quelli che l’hanno cantata e spesso inserita nel loro repertorio. Ne avremmo voluti anche di più di quelli che poi hanno partecipato; della serie: un verso per uno. Purtroppo, si era e si è in una situazione particolare (avete presente il Covid?) e quindi solo otto hanno potuto. Per quanto riguarda i testi letterari, abbiamo contattato quegli artisti, personalmente conosciuti da uno o l’altro di noi, che ci sembravano più adatti ad esprimere il senso dei testi».

Questo lavoro esce in concomitanza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Da anni si parla di questo fenomeno, sempre purtroppo molto attuale. Da uomini, come spiegate questa piaga sociale?

Edoardo: «Giustamente, si tratta di un disagio sociale, di una vera ferita aperta che sembra non volersi cicatrizzare, nonostante il pesante impegno di comunicazione. Del resto, purtroppo, nel nostro paese le donne vivono una situazione ancora lontana dalla cosiddetta parità di genere, per cui la mia modesta opinione è che si tratti di rimuovere una radice culturale antica e difficile da estirpare. Chissà perchè mi viene in mente adesso che sarebbe bello, oltre che opportuno, che tra qualche mese al colle andasse a sedersi proprio una donna. Sarebbe un segnale importante».

Stelio: «Questa piaga sociale, (che io, personalmente, più che femminicidio, meglio definirei “ginecoclastia”) era molto, molto meno conosciuta un tempo. E non perché non se ne parlasse nei giornali, ma proprio perché il fenomeno era meno vistoso. Un tempo le donne sopportavano e basta. E quindi non c’era bisogno di assoggettarle, anche, se nel caso, con la violenza, ai voleri di un maschio che dava per scontato il suo diritto di dirigere la coppia. “Le donne non si toccano neanche con un fiore”, ricordate? Ma poi, più le donne affermano il loro diritto di autonoma esistenza e più quegli uomini che non hanno la cultura interiore per comprendere questo diritto, affermano il loro   con violenza fisica o mentale. Ci vogliono tempo e fatica per far entrare certi concetti nella zucca di certe persone».

Lella per sempre

“Lella” è uno dei primi brani che hanno affrontato questa tematica, abbattendo in qualche modo l’iniziale muro dell’omertà. Cosa vi aveva ispirato all’epoca della sua composizione?

Edoardo: «Certamente non la cronaca! Sicuramente la letteratura frequentemente goduta in quegli anni. Un esempio? le periferie raccontate da Pier Paolo Pasolini e le storie romane del milanese Carlo Emilio Gadda!».

Stelio: «Come ho prima detto, secondo me non c’era omertà. Nel senso di copertura di un atteggiamento criminale di cui si è consapevoli. Del resto, il fenomeno era meno, molto meno, appariscente. Lella è stata concepita come una storia, una ballata, un racconto. Un racconto noir, perché no? Un “miniromanzo”.  Con un finale strano. Sembra che non ci sia rimorso. Lo si dice. Ma è abbastanza chiaro che si tratta di un modo di sfuggire a sé stessi. Uno non va a guardare il mare e basta proprio lì. E questo aspetto ora vogliamo portare in evidenza. Infatti, nell’album “Lella per sempre” c’è un brano, composto ed eseguito da Enzo Donnamaria, in cui il narratore, l’assassino, rivede e rivive la storia dopo cinquanta anni, realizzando la sua tremenda colpa. Comunque, ripeto, Lella è un miniromanzo, che si presta ad un racconto più articolato. Con più interpretazioni. Infatti, sulla trama della canzone è stato concepito un (lungo) cortometraggio dallo stesso titolo, che sta raccogliendo molto successo in giro per i festival. Nel cortometraggio, diretto da Michele Capuano, l’assassino, il femminicida, uccide la donna perché non vuole lasciare il marito e vivere con lui la loro storia d’amore… Nella canzone non è esplicitato. Sembra anzi trasparire l’odio vendicativo del povero nei confronti del ricco».

Non a caso, questa canzone è stata scritta cinquant’anni fa, quando nel nostro ordinamento era ancora presente, ad esempio, il delitto d’onore. Quindi, negli anni qualcosa si è fatto. Oggi come oggi, pensate che la musica possa tornare a smuovere coscienze e a ricoprire il ruolo d’un tempo?

Edoardo: «Questa sarebbe la speranza di chi, come me, cerca di fare sempre canzoni di impegno civile e riferimento sociale. Di certo i tempi sono assai cambiati, ma le voci forti hanno certo più possibilità di essere ascoltate, e la musica continua a essere un mezzo di comunicazione rapido, essenziale, del quale tutti in qualche modo fanno uso».

Stelio: «Non mi ricordo se la figura del delitto d’onore fosse stata già abolita al tempo di Lella. Comunque, il delitto di Lella non è un delitto di onore, quale, ad esempio, quello del famoso film ” Divorzio all’italiana”. E’ ovvio che l’epoca del delitto d’onore era quella descritta poco fa. Un’epoca in cui le donne erano un accessorio, seppure il più importante, dell’uomo. Vizietto brutto, che fatica a scomparire. Ancora ora, negli Stati Uniti, quando si invita una coppia a cena non si scrive “al Sig. Smith e signora” ma si scrive “al Sig. e Sig.ra John Smith”. Pensate un po’…Ora la situazione è cambiata. Un’onda che viene da lontano. Che si era cominciata a formare ben prima degli anni ’70 del secolo scorso. E che è cresciuta negli ultimi anni in misura esponenziale, in pochi anni rispetto ai diecimila passati. E ancora deve continuare a crescere. Merito delle donne, e di qualcuno degli uomini che ha capito (si confida fortemente nel costante aumento del numero). Ma ci vogliono tempo e fatica, come ho detto. E non so fino a che punto la poesia, la letteratura, anche le canzoni, possano contribuire a cambiare la società nel suo complesso. In genere lo seguono, il cambiamento; raramente lo anticipano. In definitiva: sono solo canzonette».

Per concludere, quali sono gli elementi e le caratteristiche che vi rendono orgogliosi del progetto “Lella per sempre”?

Edoardo: «A mio avviso, la cosa più importante è il coinvolgimento, come destinataria di solidarietà, della Casa delle Donne di Roma. Sono più che certo che questo nostro intento sia condiviso con chiara passione da tutti i nostri cari amici ospiti, cantanti, attori o scrittori che siano».

Stelio: «L‘orgoglio, brutta bestia. Ovviamente, non mi sottraggo al peccato dell'”author’s pride”, dell’orgoglio d’autore per una canzone che dopo cinquant’anni viene cantata spontaneamente, specialmente nelle riunioni conviviali, forse senza neppure sapere di cosa parla realmente. Un po’ l’andamento, un po’ il ritmo. Quasi come l’inevitabile disco samba nel trenino delle feste. Invece, l’orgoglio per il progetto di “Lella per sempre” è più pregevole. è  un messaggio forte, in questo momento particolare. è un orgoglio e una speranza. è l’orgoglio di una speranza.  Lo so, lo so, mi sto contraddicendo, rispetto a quello che ho detto prima a proposito delle canzonette.  Però concedetemelo, via».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.