venerdì 22 Novembre 2024

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#XF15: Magari inizio a pensare ad altro – Le pagelle della finale e dell’edizione

Le pagelle conclusive della quindicesima edizione del talent show

Ed anche questa edizione di X-Factor è finita. Mentre entriamo nel clima delle feste e ci prepariamo per una nuova stagione di Masterchef, Baltimora si gode il suo trionfo con un percorso quasi sempre pulito ed una voce precisa e senza sbavature. Anche quest’anno vince il cantante rassicurante della porta accanto, mentre il particolare gIANMARIA si ritrova nella consolazione del secondo posto che però ha portato bene anche ai Maneskin. Andiamo come sempre a fare il punto su un’edizione complessivamente deludente ma che ci ha regalato qualche spunto interessante.


Baltimora: Il giovane vincitore è in stupenda forma in questa finale, pronto a chiudere un percorso trionfale. Inizia subito con Otherside dei Red Hot Chili Peppers cantata nel suo stile, con un carichissimo Hell Raton alla batteria. È scatenato e ci mette tutta la sua passione. Il suo medley mette insieme Battisti, Adele e Carmen Consoli. Il suo inedito Altro ha un ritornello sofferto ed intenso e cantato con quell’acerbità di cui solo lui è capace. Il suo percorso però non è sempre stato splendente, con addirittura due ballottaggi (secondo vincitore ad ottenere questo record negativo dopo Nathalie Giannitrapani). Nonostante la poca costanza Baltimora ha dimostrato pienamente di poter essere un profilo da vincitore, seppur non ci credesse nemmeno lui. Voto: 8

gIANMARIA: Entrato papa ed uscito cardinale ma il giovane talento di Emma può comunque ritenersi soddisfatto. Un profilo che fa impazzire i giovani, funzionale alla narrazione che XFactor sta ormai cercando di intraprendere. Difficile da ascrivere ad un solo genere, con un misto di emo, trap ed indie pop. Nel duetto con Emma lei lo lascia imperversare sulle note di La Nostra Relazione, pezzo di Vasco Rossi che lui canta con quella sua vena triste e malinconica. Forse la vera rockstar del lotto perchè ormai è una trasgressione essere emotivi. Perde sul filo di lana ma riesce comunque ad imprimersi col suo stile. Voto: 7.5

Bengala Fire: La rock band dell’anno, contro tutto e tutti il loro garage rock riesce ad imporsi. Il loro inedito è un disastro ma si fanno lentamente strada con delle cover che spaccano. Sanno suonare perfettamente e la loro voce un po’ anni ’60 sa sposarsi bene con il mood dei pezzi che finiscono a fare. Manuel Agnelli nel duetto sulle note dei The Cure li aiuta nelle parti più complesse. Gasano, suonano un rock che non è di distruzione ma è di accompagnamento. Risultano vecchi ma è il loro segreto per sembrare nuovi. Come sempre Manuel grazie a loro fa conoscere gruppi non così mainstream come gli XTC (monumentale la loro Making Plans for Nigel) o i The Fratellis. Esplosivi ed in crescita. Voto: 8-

Fellow: Ha iniziato con i galloni del vincitore sulla giacca e pian piano è stato declassato a semplice outsider. Fellow è dei quattro finalisti quello che ha sicuramente avuto il percorso più travagliato ed altalenante. La sua somiglianza con Clementine è stata la sua fortuna e la sua sventura contemporaneamente. La sua voce da crooner ed il suo sentire dentro ciò che cantava lo han portato ad essere amato dal pubblico ma sono da notare ampi scivoloni come la sua versione di Anche Fragile. In finale duetta con il suo giudice in una versione di Underwater bellissima ma che lo oscura quasi completamente. Inediti mediamente apprezzabili ed un medley che tiene fuori i suoi due errori più grossi.  Voto: 6.5

Erio: Abbiam già parlato dell’immensa bravura di Erio, addirittura troppa. Talmente bravo da dover tenere sempre le aspettative alte e queste speranze rivolte in lui alla fine lo han portato a schiantarsi rumorosamente ad un passo dal successo. Ha sbagliato veramente poco nel suo percorso e gli errori che ha fatto sono semplicemente dovuti al fatto che fosse meno da 10 di quanto pensiamo sarebbe dovuto essere. Il successo discografico non è detto arriverà ma intanto siamo stati felici di averlo ascoltato. Voto: 9-

Nika Paris: La più grande sorpresa dell’edizione. La piccola bulgara si è presentata con l’intenzione di cantare solo in francese ma ha ben presto sconfessato questo suo proposito, svariando da Justin Bieber a Dua Lipa. La sua più grande capacità però è quella di tenere il palco. A soli sedici anni si è sempre presentata con una capacità da performer degna di una grande donna. E poi siamo ancora fermi qui a cantare a squarciagola “Tranquille mon coeur tranquilleee”. Se lavora sulla sua tenuta vocale il mondo è suo. Voto: 8+

Le Endrigo: Già noti nell’ambiente indie, Le Endrigo portano il loro mondo un po’ rock un po’ LGBT all’interno di XFactor. Non sono per tutti, il loro stile è dissacrante, talmente dissacrante che a volte è fin quasi troppo prevedibile. Un inedito energico ma un percorso con più down che up, per una band che ha saputo stuzzicarci il giusto. Voto: 6.5

Mutonia: Una delle due band heavy rock dell’edizione. Il problema è sempre stato che non funzionano. Il frontman è un provocatore ma per finta, è un istrionico personaggio che cerca di disegnarsi uno stile che però non riesce bene ad interpretare. Spaziano dai Nine Inch Nails ai Viagra Boys finendo paradossalmente per annoiare, nonostante vogliano essere di rottura. Occasione sprecata. Voto: 5

Versailles: Truman Show è un inedito pazzesco. Orecchiabile, rock, fortissimo e spendibile in radio. Oltre a questo, però, che cos’è Versailles? Si cimenta nei Linea 77 ed in un mashup tra i Nirvana e Billie Eilish. Entrambi gli esperimenti sono da 5, nel primo caso per una poca credibilità scaturita da un semi trapper che canta il punk, nel secondo caso per una commistione terribile di suoni antitetici. Resta quindi uno dei percorsi peggiori dell’edizione ma il suo inedito lo salva dalla catastrofe. Voto: 6+

Karakaz: Loro invece erano molto forti. Un inedito meno incisivo ma due rivisitazioni di grandi classici in salsa metal che meritano di essere sentite. A differenza dei Mutonia loro prendono e distruggono, non accondiscendono a nessuna regola. Sono taglienti e graffianti e con le loro chitarre sono capaci di ribaltare totalmente la scena. La loro versione disturbante e metallica di Feel Good Inc da storia del rock. Spaziali ma non capiti. Voto: 7.5

Vale LP: Uno dei sospetti anelli deboli dell’edizione cade subito ma dimostrando delle qualità non da poco. La sua versione di Dove Sta Zazà è affascinante e suggestiva, meno ispirata Stavo Pensando a Te ma comunque con un mood riconoscibile. Cheri però inedito forse troppo fragile, confrontato con il fortissimo Porcella. Se si candidasse per un banco ad Amici potrebbe avere decisamente più fortuna. Vedremo. Voto: 7-

Westfalia: Un inedito molto buono con uno stile soul che sbatte però con una Hey Ya! poco in forma. Di loro abbiamo visto molto poco e probabilmente non erano ancora pronti per entrare nel programma. Avranno altre occasioni. Voto: 6-


I giudici: Rispetto all’anno scorso si assiste ad un downgrade pazzesco. Manuel Agnelli che provoca e punge come suo solito senza però mai arrivare veramente al punto (6+), Emma brava a rispondere a tono ma meno a commentare, anche se ha un po’ spento le sue derive popolari (5+), Mika che è più conduttore che giudice, rimanendo sempre un personaggio clamoroso (8) ed un Hell Raton che vince per la seconda volta di fila ma sembrando sempre un po’ sotto tono (7).

Ludovico Tersigni: Primo anno superato con un medio successo. Non è di certo Cattelan, e lo si nota soprattutto quando deve svariare nella conduzione ma è riuscito a cavarsela bene. E sa ovviamente bucare lo schermo. Voto: 6.5