venerdì 22 Novembre 2024

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C’è sempre una canzone (d’amore): Amici così

Raccontiamo l’amore con una canzone

Ci sono momenti in cui ognuno deve iniziare a fare i conti con troppe cose. Con il ghiaccio che copre la macchina alle sette del mattino, con i regali di Natale da comprare, con le riunioni fissate alle cinque del venerdì pomeriggio e con la valanga di domande che i parenti hanno già preparato per riempire pranzi e cene fino all’anno prossimo.

Domande per le quali siamo totalmente impreparati anche se sappiamo benissimo che saranno più o meno le seguenti: tua cugina ha fatto un figlio, e tu non ci fai conoscere il fidanzato? E il lavoro? Quando diventi direttore? I tuoi amici si sposano e tu continui a comprare cactus?

Così, mentre addenteremo la fetta di panettone aromatizzato al gin e berremo l’ennesimo bicchiere di vino bianco, dovremo pur prepararci a rispondere. Le mie risposte sono sempre uguali e prevedono un finto disinteresse verso il romanticismo (ah, se mia nonna Lucia sapesse che scrivo questa rubrica, mi preparerebbe davvero il corredo nuziale!) e una focalizzazione verso il lavoro. “Nonna, prima devo fare i soldi, poi mi posso sposare” è la risposta chiave. Una nipote in carriera fa sempre bene.

Insomma che il periodo di Natale tra baci sotto al vischio, romanticismo che si sente nell’aria e domande della nonna, per una parte di noi è una piacevole tortura, un sapore agrodolce che come il vin brûlé ti prende le narici e anche un po’ la testa.

In questo vortice di emozioni e di malinconia, ho pensato alla canzone di oggi: “Amici così” di Mobrici. Una canzone che ci lascia un po’ l’amaro in bocca perché ci mette di fronte alla realtà ma che allo stesso tempo ci porta in una dimensione parallela, la dimensione del “e se…”, la stessa dimensione di quando paghiamo con la carta di credito e non vediamo soldi addebitati sul conto corrente ma sapremo già che arriverà la sorpresa il mese successivo.

Ci siamo rivisti dopo tutti questi anni
Mi ero dimenticato di come ti stessero bene
Gli occhiali da sole sulla testa
E quell’aria da università

Il riassunto di tutte quelle storie che avrebbero potuto avere un finale felice e invece qualcosa è andato storto. Rivedere dopo tanto tempo un volto che è stato amante e amico, è un pugno nello stomaco. Allora ci ricordiamo delle corse sulla spiaggia, dei viaggi in aereo, dei regali scartati sotto l’albero o anche solo dei pomeriggi distesi in un prato. Si passano anni a cercare di dimenticare qualcuno, ma quando lo troviamo davanti a noi il nostro cervello sembra tornare indietro nel tempo e noi mischiamo in un drink la rabbia, la gelosia, la delusione.

Come mai?
Come mai non sei scappata?
Come mai non te ne sei andata
A vivere in un’altra città
Con le strade un po’ più grandi
E un po’ più di felicità?

Le domande di Mobrici forse sono più pesanti di quelle della nonna. Ci capita di condividere letti, auto, sogni e progetti con chi amiamo e con chi ci sta accanto e spesso dividiamo anche noi stessi. Il destino però poi traccia una linea ben definita con uno di quei pennarelli indelebili. Una linea che può unire o separare per sempre. Spetta a noi decidere se rischiare e provare a superarla o starcene lì, consapevoli che ci potrà separare per sempre. Spesso però, la paura prende il sopravvento e i progetti che abbiamo condiviso non si trasformano in nient’altro che domande scomode.

Vai, vai, vai
Vai per la tua strada
Perditi nei boschi e periferie
E tra la gente che non sa più cosa dire
Eh, vai, vai, vai
Torna dritta a casa
Non pensarti chiusa nelle tue malinconie
E in un futuro che non ha fotografie

Si dice che quando si ama qualcuno, bisogna lasciarlo libero e che se torna da te, allora ti ama davvero. Ci sono persone, però, che amano in silenzio, da lontano, si rifugiano nelle fotografie di un passato felice e passano le sere con lo stomaco accartocciato. La felicità lascia il posto alla malinconia e la voglia di futuro non è forte come la nostalgia del passato. Il passato però non torna, le stagioni passano e le persone cambiano vita, amici, lavori, amori. Rimaniamo intrappolati in una scatola di ricordi e in un turbinio di emozioni, ma in qualche modo dobbiamo pure uscirne.

Non mi pensare, va’ in macchina
E adesso lascio le buste
E vado a casa, è stato un sogno
È stato un caso, non mi parlare di destino
Forse doveva andare così
In una sera di martedì
Rimaniamo amici così

Quindi che si fa? Saliamo in macchina per l’ultima volta parcheggiata sotto quella casa, chiudiamo la porta e prendiamo una strada nuova. La linea del destino è fatta per essere superata e noi ci abbiamo provato, abbiamo provato a dire quello che dovevamo dire, a vomitare tutto quello che avevamo dentro. Spesso si cammina con lo stesso passo e si ha l’illusione di andare sempre dalla stessa parte fino a che non si arriva ad un bivio e lì bisogna decidere. O bianco o nero, o destra o sinistra, o insieme o separati, o amici o fidanzati.

Ecco che qualcosa si rompe e non è solo un cuore, è di più. Sono anni di ricordi costruiti insieme che si sgretolano come un castello di sabbia. Ferite che pian piano si cicatrizzano ma bruciano ancora e puntualmente si riaprono quando vediamo una storia su Instagram che non avremmo dovuto vedere. Ci siamo innamorati del nostro migliore amico e lui ci ha sbattuto la porta in faccia. Non abbiamo il diritto di fare scenate di gelosia ma non troviamo neanche il coraggio di eliminarne ogni traccia: siamo rimasti amici così. Anzi, così così. Anzi, amici per niente.

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