venerdì 22 Novembre 2024

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Francesco Maria Gallo: “La musica è il tuo consigliere privato” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore, in occasione della messa in scena dello spettacolo “Discesa dall’inferno

E’ reduce da un 2021 ricco di soddisfazioni Francesco Maria Gallo, grazie alla pubblicazione del suo album “Inferno” e al successivo adattamento dal vivo “Discesa All’Inferno”, uno spettacolo quadridimensionale del tutto innovativo, tratto dall’opera rock-electro-sinfonica ispirata alla celebre cantica della Divina Commedia.

Ciao Francesco, bentrovato. Partiamo da “Discesa dall’inferno”, lo spettacolo ambizioso e quadridimensionale che hai da poco portato in scena. Quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgoglioso di questo progetto?

«Mi rende orgoglioso il fatto di aver portato a termine questo lavoro. È un lavoro che parte dalla mia giovinezza, è stato oggetto di studio nel mio percorso universitario con i consigli da parte di Umberto Eco, che mi ha seguito dandomi delle chiavi di lettura sull’Inferno. Dopo tanti anni ho ripreso questi studi e ho capito che il percorso da fare era un altro, ovvero quello della sovrascrittura. Quindi non riportare nei testi esattamente la storia che Dante Alighieri racconta nel suo Inferno, ma generare il mio Inferno e rappresentare i personaggi per il loro reale vissuto. Ho fatto un lavoro introspettivo, di approfondimento verso la vita reale di questi personaggi che mi hanno consentito di poter parlare per loro conto. All’interno di inferno ci sono una serie di personaggi che realmente non meritano di stare all’Inferno, si evince che Dante Alighieri ha utilizzato la Divina Commedia come strumento per condannare o assolvere nemici e amici. Il mio orgoglio è quello di aver riportato una sorta di verità».

Chi ha collaborato alla riuscita di questo spettacolo? Chi senti di ringraziare?

«Hanno collaborato a questo progetto tante persone, sia per la parte disco che per la parte spettacolo. Devo ringraziare Ricky Portera, Pier Mingotti, Perez Peretto. Sicuramente sento di ringraziare tutti i musicisti e tutti coloro che hanno partecipato al progetto “Discesa All’inferno”: Simona Rae, Pietro Posani, Renato Droghetti, Martina Daniele e Francesco Leone che si sono occupati delle coreografia, Federica Lecce e Rodolfo Rod Mannara. Devo assolutamente ringraziare Riccardo Vitanza, è stato il primo ad ascoltare il mio lavoro e mi ha spinto a proseguire; Giulia Orsi e Mariarosaria Panico che sono state per me il mio punto di riferimento, mi hanno tenuto per mano e continuano a farlo, perché comunicare “l’Inferno” non è facile e loro lo fanno con una grazia incredibile».

Facendo un salto indietro, cosa ti ha ispirato il concept dell’intero progetto?

«L’ispirazione proviene dal mio costante ascolto della contemporaneità nel quale vivo. Noi viviamo in un inferno, questo mondo è il vero inferno. C’è anche una parte positiva, ma prevale sicuramente quella negativa. Questi tempi indicano quella che è la sofferenza del mondo, un mondo che non ci appartiene e che noi esseri umani trattiamo un po’ male. Questa è stata la mia grande ispirazione».

Dal punto di vista musicale, che tipo di lavoro c’è stato dietro la ricerca delle sonorità?

«Io ho quasi 60 anni, sono figlio del rock degli anni 70. Sicuramente c’è stato un moto nostalgico, quello di riportare in vita quelle sonorità e quei suoni che un po’ si sono persi. È difficile sentire, oggi, all’interno di un brano, una chitarra vera o un basso vero, quindi la mia è stata la ricerca di sonorità del rock degli anni 70. È chiaro che non puoi riproporre una sonorità così com’era un tempo e abbiamo quindi cercato, con Renato Droghetti, di immettere dei suoi che potessero richiamare alla contemporaneità della musica. Ricevo tanti messaggi di ragazzi che mi dicono grazie per aver avuto l’opportunità di ascoltare questa musica che non conoscevano più di tanto».

Questo 2021 è stato per te un anno importante, qual è il tuo personale bilancio?

«Il 2021 è stato un anno importante e allo stesso tempo un anno difficile, lo è stato per tutti. In questa difficoltà dettata dalla pandemia e dalla clausura forzata, ho avuto la possibilità di prendere in mano il progetto di “Inferno” e di portarlo a termine. Probabilmente se non ci fosse stata questa situazione, forse non ne avrei avuto il tempo o non l’avrei fatto. Il mio personale bilancio rispetto ad “Inferno” è assolutamente out standing! Davvero, non mi aspettavo tutto quello che è accaduto: più di ottocento recensioni e neanche una critica negativa! Incredibile! Il bilancio è più che positivo e assolutamente inaspettato».

E per il 2022 quali sono i tuoi obiettivi professionali?

«Il 2022 rappresenta per me la messa in scena di “Inferno”. Si prospetta un tour estremamente importante, quello di “Discesa all’Inferno”, che comprenderà anche un resident di tre giorni a Madrid. A tal proposito c’è una cosa particolare: gli ascolti maggiori di “Inferno” sono in Spagna. È successa una cosa incredibile: una poetessa di Madrid, Virginia Valdominos Pastor, ha scritto un libro di poesie “Verano Iluminado” e all’interno del libro ha dedicato due sue opere a “Inferno” e a me. Dopodiché ha recuperato il mio indirizzo di casa (non so come abbia fatto!), mi ha spedito il libro e mi ha detto che sta organizzando il resident a Madrid. Questo è molto bello perché mi permette di portare “Discesa all’Inferno” non solo in giro per l’Italia, ma anche all’estero. Questo, oltre ad essere straordinario, era un obiettivo che avevo e che credevo fosse irraggiungibile, invece sembra che si realizzerà! Il 2022 porterà poi anche un’altra novità incredibile, soprattutto per i feticisti della musica: uscirà il vinile di “Inferno”. Avrà un packaging pazzesco e conterrà un poster grande quanto il tavolo di una sala riunioni su cui è illustrata la road-map della mia “Discesa all’Inferno”».

Per concludere, qual è l’insegnamento più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?

«Un insegnamento che ti dà la musica è sicuramente quello di stimolarti a vivere al meglio. La musica è liquida, la musica ti entra dentro e ti dà speranza. La musica è la colonna sonora della tua vita e quindi ti dà la possibilità di apprendere in maniera molto più cosciente il momento che stai vivendo. È il tuo consigliere privato». 

Francesco Maria Gallo

© foto di Mariagrazia De Siena

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.