domenica 24 Novembre 2024

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Letteratura a 45 Giri: “Piranesi” di Susanna Clarke e “Canto del servo pastore”

Un Libro, Una Canzone: Insieme

Piranesi

Sono convinto che il Mondo (o, se preferite, la Casa, dal momento che i due sono in definitiva la stessa cosa) desideri avere un Abitante perché sia testimone della sua Bellezza e beneficiario delle sue Benedizioni.

Piranesi vive nella Casa, un mondo labirintico fatto di infiniti saloni, corridoi e vestiboli che ospitano migliaia di bellissime statue di marmo. I saloni superiori sono occupati da fittissime coltri di nubi, mentre quelli inferiori sono sommersi dalle acque. Di questo immenso mondo dall’aspetto neoclassico, Piranesi cerca di esplorare ogni angolo, ma non è mai giunto alla fine. L’unica persona con cui può parlare, l’unica altra persona ospite della Casa, è l’Altro, uomo misterioso che compare due volte alla settimana per discutere con Piranesi sulle rispettive scoperte. La vita procede tranquilla all’interno della Casa, ma improvvisamente qualcuno varca la soglia di quel Mondo, e nella mente di Piranesi si risveglia qualcosa. O qualcuno. Le certezze del protagonista crollano, e fidarsi (sia di sé che del prossimo) diverrà sempre più difficile.

Con Piranesi Susanna Clarke ci propone un fantasy originalissimo, estremamente distante dal mondo reale eppure, in un certo senso, molto vicino, speculare ad esso. In un alternarsi di descrizioni oniriche e colpi di scena, quello che è cominciato come un classico romanzo fantasy si trasforma quasi in un giallo. Chi sono io? Chi sei tu? Cosa è reale e cosa no? Queste sono le domande che si fanno Piranesi e il lettore, guidati dalle pagine dei diari che il protagonista ha scritto ma di cui si è in parte dimenticato.

Un buon selvaggio

Piranesi è, insieme alla Casa, il fulcro della storia ed il motivo per cui leggere il romanzo. È uno studioso rigoroso, attento, dedito alla ricerca della Conoscenza. Solo quando la pace della Casa viene turbata e l’incanto si spezza, l’affascinante protagonista del racconto lascia da parte questa ricerca per comprendere il vero senso del suo Mondo e della sua presenza lì.

Piranesi è il buon selvaggio. Prima che il suo Mondo venga turbato, non conosce la malvagità, non sa cosa siano i conflitti. Non ne ha mai fatto esperienza alcuna. Cura tutto ciò che lo circonda con grande amorevolezza, dalle ossa degli uomini morti prima del suo arrivo nella Casa, all’albatros che ha fatto il nido in uno dei saloni sud-occidentali. Ama il suo Mondo di un amore profondo, sconfinato, e guarda tutto ciò che esso gli offre con stupore e meraviglia.

Piranesi trova la bellezza sia nella natura che nell’architettura che la Casa racchiude, parla con gli animali e studia con ammirazione le statue. Sa badare a sé stesso e si procura da vivere con quel poco che l’enorme labirinto gli offre, pescando e raccogliendo alghe. Nulla riesce a scalfire il suo spirito, l’ingenuità e la purezza che lo caratterizzano. Nemmeno la perdita d’identità, la perdita di tutte le sue certezze, riescono a corromperlo.

Fabrizio De André, in Canto del servo pastore, dice

Dove fiorisce il rosmarino
C’è una fontana scura
Dove cammina il mio destino
C’è un filo di paura
Qual è la direzione
Nessuno me lo imparò
Qual è il mio vero nome
Ancora non lo so

Penso che in Piranesi ci sia tanto del servo pastore. La purezza e la mancanza di identità innanzitutto.

Piranesi. È così che mi chiama. Il che è strano, perché, per quanto io possa ricordare, non è il mio nome.

Il nome di Piranesi esiste in funzione della Casa. Non può esserci Piranesi senza di essa. Per questo motivo, alla fine, il nostro protagonista dovrà fare una scelta: mantenere la propria effimera identità o evolvere con il rischio di perdere sé stesso? Scoprendosi Piranesi e allo stesso tempo non-Piranesi, riuscirà a far luce sull’intricato mistero che la Casa gli pone di fronte, forte della consapevolezza che

La Bellezza della Casa è incommensurabile; la sua Gentilezza infinita.