sabato 23 Novembre 2024

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Sanremo 2022, le pagelle della serata delle cover

Diamo i voti in diretta a tutte le esibizioni della quarta serata del Festival di Sanremo 2022

E’ arrivato il momento. Si alza il sipario sul Festival di Sanremo 2022! In questa quarta serata scopriremo le cover scelte dai 25 artisti in gara (qui la scaletta con l’ordine di uscita) e spezzeremo il ritmo della gara con tanti attesissimi ospiti (qui per scoprirli tutti). Noi e le nostre pagelle in diretta, però, ci siamo, come sempre!

Noemi: (You make me fell like) A Natural woman (Aretha Franklin)

Una delle canzoni black-soul più belle della storia della musica mondiale viene qui rivisitata dalla voce di Noemi che sceglie una partenza al pianoforte per poi aprirsi all’orchestrazione completa. Nessun ospite e nessuna variazione sul tema ma la semplice e voglia di rendere omaggio ad una delle voci più belle ed incisive della musica e ad una delle canzoni che davvero hanno segnato il racconto delle donne attraverso la forma-canzone. Un omaggio riuscito e l’ennesima dimostrazione di una voce sublime ed incantevole che quando ha i respiri giusti sa graffiare nell’anima. VOTO: 8

Giovanni Truppi con Vinicio Capossela: Nella mia ora di libertà (Fabrizio De Andrè)

Una faccia diversa della personalità artistica di Giovanni Truppi passa attraverso la scelta di un pezzo importante di Faber che racconta il punto di vista di un operaio sulla vita. Vinicio Capossela è la scelta giusta a cui accompagnarsi per sostenere la narrazione di un brano così profondo dal punto di vista narrativo. Le nuove generazioni si vedranno distanti da questa dimensione ma il percorso della musica italiana è passato anche da questi punti. VOTO: 6.5

Yuman con Rita Marcotulli: My way (Frank Sinatra)

Il grande classico di Frank Sinatra è senz’altro uno dei brani più complicati da proporre e reinterpretare per la complessità tecnica e per il paragone inevitabile. Yuman ha la voce giusta per reggere il peso del pezzo e, forse, anche il Festival di Sanremo se ne sta finalmente accorgendo. L’orchestra da il tocco in più all’esibizione e Yuman con capacità conduce la sua esibizione lungo un crescendo coinvolgente ed avvolgente. Esibizione riuscita. VOTO: 7.5

Le Vibrazioni con Sophie and the Giants Peppe Vessicchio: Live and let die (Paul McCartney)

Un grandissimo classico della storia del rock’n’roll mondiale viene rivisitata da Francesco Sarcina e soci che spettinano per davvero il Teatro Ariston. Forse per la prima volta davvero in quest’edizione. L’approdo di Sophie aiuta ad arricchire ulteriormente la dinamica della canzone. Le due voci si combinano con funzionalità superando anche qualche sgambetto dell’intonazione. Il suono è deciso ed è la vera parte forte di quest’esibizione. VOTO: 7

Sangiovanni con Fiorella Mannoia: A muso duro (Pierangelo Bertoli)

La scelta è delle più apprezzabili perchè raramente si è reso il giusto omaggio a questo brano e a Pierangelo Bertoli. Sangiovanni ci prova a calarsi sul ruolo dell’interprete e a dar valore alle parole che canta ma suona ancora troppo giovane per riuscire a far sue le parole di chi riflette sull’esistenza con il peso della vita sulle spalle. Fiorella Mannoia mette a disposizione i suoi segreti dell’interpretazione ma, pur provandoci, non riesce a trascinare l’esibizione sui giusti binari. Certo, i due cantano bene ma manca la profondità necessaria affinchè questo brano trovi un senso. VOTO: 4.5

Emma con Francesca Michielin: Baby one more time (Britney Spears)

Il mestiere del pop è arte difficile ed elitaria. Molto più di quanto ci si potrebbe aspettare. Lo vogliono ribadire in quest’esibizione congiunta Emma e Francesca Michielin che omaggiano una delle interpreti più centrate di questo genere a livello mondiale. La loro è un’esibizione a tutto tondo come, d’altronde, è il pop. Le loro voci si uniscono con una sufficiente alchimia e creano una magia tutta particolare che convince ed affascina. Brave, preparate, belle e potenti! VOTO: 7

Gianni Morandi con Jovanotti Mousse T: Medley

Gianni Morandi ci crede e sgancia la bomba chiamando a sè Jovanotti che, credendoci a sua volta, accetta (finalmente) di scendere in Riviera. Il loro duetto sulle note di un medley esplosivo e nazionalpopolare è costruito a regola d’arte per far cantare il pubblico e coinvolgere anche i più scettici. Morandi dentro ai brani di Jovanotti non sempre ci sta alla perfezione ma Jovanotti è il super-ospite d’eccezione di questa serata ed era inevitabile che cantasse anche qualcosa di suo. VOTO: 7

Elisa: What a feeling (Irene Cara)

Quante volte abbiamo ascoltato questo brano scorrendo le immagini di Flashdance? Stasera Elisa ha scelto di farcele rivivere sfruttando l’energia di Elena d’Amario e mettendo in scena tutta la sua duttilità vocale. La voce friulana si presta ad un arrangiamento più elettronico e trae beneficio da una canzone che è un vero e proprio inno generazionale. La voce di Elisa è qualcosa di inimitabile ed inspiegabile tanto che riesce ad incantare anche in quella che poteva essere un’esibizione lontana dalle sue corde e che non puntava sull’emozionalità come, forse, le sarebbe convenuto. VOTO: 8

Achille Lauro con Loredana Bertè: Sei bellissima (Loredana Bertè)

Uno dei grandi classici del repertorio dell’interprete calabrese viene proposto per l’ennesima volta. Achille si concede un’interpretazione più tradizionale modificando soltanto in minima parte l’incedere del pezzo. Ne trae beneficio la canzone che non ha di certo bisogno di effetti speciali per manifestare tutta la sua potenza. Loredana è particolarmente emozionata e riesce a trasferire questa sua emozione in un’interpretazione toccante e sentita. Un duetto come si deve. VOTO: 7/8

Matteo Romano con Malika Ayane: Your song (Elton John)

Una delle dediche d’amore più belle della storia della musica globale viene rivisitata con un piglio tradizionalista dal giovanissimo Matteo Romano sfruttando l’eleganza senza tempo di Malika Ayane che prende per mano il proprio partner e lo guida attraverso i sentieri della classe intimista e della raffinatezza. Rimangono in un mood delicato poi sul finale crescono insieme all’orchestra ma non perdono il focus. Ne esce una prova meritevole di essere ascoltata con attenzione e con piacere. Forse poco personali ma equilibrati e sinceri. Bravi. VOTO: 7.5

Irama con Gianluca Grignani: La mia storia tra le dita (Gianluca Grignani)

C’è poco feeling tra un’Irama che cerca un’interpretazione di cuore ed un Grignani che, invece, va alla ricerca di un ruolo da protagonista. Ne esce un’esibizione disordinata dove ognuno va per i cavoli suoi e solo la forza di una canzone intramontabile riesce a salvare capre e cavoli. Si fa per dire. Peccato. VOTO: 5

Ditonellapiaga e Rettore: Nessuno mi può giudicare (Caterina Caselli)

Uno degli inni della produzione della mitica Casco d’oro viene proposto dal duo al femminile di quest’edizione che riesce a mantenere intatto lo spirito originario del pezzo conservandone l’arrangiamento e la vocazione femminista. Il tipico beat degli anni ’60 inglesi rimane ben distinguibile e anche il timbro graffiato di Donatella Rettore vi si adatta con sufficiente capacità. Un’esibizione nella norma. VOTO: 6.5

Iva Zanicchi: Canzone (Don Backy e Detto Mariano – versione di Milva)

Finalmente anche il Teatro Ariston rende omaggio alla grande Milva e non è un caso che per farlo sia servita un’interprete di sensibilità tradizionale come Iva Zanicchi. Rispetto alla versione originale sicuramente Iva calca la mano su di un’interpretazione più viscerale, graffiata e potente ma d’altronde quello è il suo stile ed il suo modo di cantare da sempre. Probabilmente si sarebbe potuto ridurre qualche eccesso (la voce c’è e lo abbiamo capito) ma la prova rimane apprezzabile. VOTO: 6/7

Ana Mena con Rocco Hunt: Medley

Canta bene la brava Ana Mena che da questo Festival porterà a casa soprattutto tanti attacchi (per larga parte immeritati) e la speranza che la sua canzone possa sbocciare al di fuori del Teatro Ariston che evidentemente non è la sua giusta dimensione. L’accoppiata con il suo compagno di fortunate hit estive prova a rilanciarla in ottica classifica offrendole una nuova occasione per dimostrare la sua buona ugola. Il feeling tra i due c’è sicuramente anche se Rocco Hunt seve a poco nella costruzione del medley. VOTO: 6

La Rappresentante di Lista con Cosmo, Margherita Vicario Ginevra: Be my baby (The Ronettes)

Una performance molto particolare per i due ragazzi de La Rappresentante di Lista che portano sul palco tutta la loro voglia di sperimentare coinvolgendo artisti alternativi come Cosmo, Ginevra e Margherita Vicario. Certo, per il largo pubblico questa può essere una performance difficile da comprendere ma vale la pena sottolineare che la musica ha anche bisogno di guardare alla novità fatta con qualità, studio e approfondimento. VOTO: 7

Massimo Ranieri con Nek: Anna verrà (Pino Daniele)

Uno dei brani più belli che Pino Daniele ha scritto viene scelto da Massimo Ranieri soprattutto per omaggiare a dovere uno dei più alti interpreti della musica partenopea. L’accoppiata con Nek non era certo delle più semplici da immaginare o costruire e, forse, nemmeno una delle più adeguate per restituire alla canzone quell’anima blues che, ai fini della resa, viene probabilmente a mancare eccessivamente. I due sono dei professionisti e l’esibizione la portano a casa ance se forse si potevano fare scelte più furbe. Ma non tutti gli artisti vogliono essere furbi. E forse è un bene. VOTO: 6.5

Michele Bravi: Io vorrei…non vorrei…ma se vuoi (Lucio Battisti)

Uno dei brani più belli in assoluti non solo tra quelli firmati dalla coppia Battisti-Mogol ma dell’intera musica italiana. Michele ne fa una versione più intensa, teatrale e sussurrata. La scelta paga, forse, sotto il profilo dell’intensità e struggenza ma fa perdere alla canzone tutto il suo pathos emozionale. Certo, nemmeno Battisti aveva una vocalità potente tecnicamente ma questo ritornello aveva saputo domarlo. Michele ipnotizza mentre snocciola le strofe ma, poi, nel ritornello dimostra che, forse, avrebbe avuto bisogno di un qualche accompagnamento vocale esterno per esplodere. VOTO: 7-

Mahmood e Blanco: Il cielo in una stanza (Gino Paoli)

Questa perla scritta da Gino Paoli l’hanno interpretata numerosissime voci cogliendo spesso grandi successi e consensi. Mahmood e Blanco hanno dalla loro sicuramente due ugole che, pur sul piano della contemporaneità, hanno tutte le carte in regola per competere. La prova viene superata (malgrado non fosse affatto scontato) soprattutto grazie all’unicità timbrica di Mahmood che, questa sera, si mette davvero in luce pur senza compiere alcun effetto speciale. La semplicità sa pagare. VOTO: 7.5

Rkomi con Calibro 35: Medley (Vasco Rossi)

Ci prova Rkomi ad approcciarsi all’immortale repertorio di Vasco ma il risultato fallisce miseramente al punto da far dimenticare a chi lo ascolta di essere davanti ad un pezzo del Blasco. Peccato perchè rispetto ad altre esibizioni è anche più preciso vocalmente ma in questo caso è proprio la scelta di base ad essere sbagliata. VOTO: 4

Aka 7even con Arisa: Cambiare (Alex Baroni)

Non è una sorpresa che Aka 7even disponga anche di un’ugola precisa e assolutamente al di sopra della media dei rapper italici d’oggi. C’è da dire che in quest’esibizione su una delle canzoni più impegnative dal punto di vista vocali tra tutte quelle che sono passate sul palco del Teatro Ariston se la cava bene e trova in Arisa una valida compagna per arricchire ulteriormente la propria performance. Un’ottima prova per entrambi. VOTO: 7++

Highsnob e Hu con Mr.Rain: Mi sono innamorato di te (Luigi Tenco)

In molti hanno cantato Tenco. In pochi sono riusciti a trasferirne intatta l’intensità e la forza evocativa dei testi e dei sentimenti che questi celano. Highsnob si copre i tatuaggi del volto e tenta, insieme alla propria compagna e al proprio ospite, di dimostrarsi rispettoso di un grande classico riscrivendone anche delle parti. L’esibizione arriva alla fine senza troppi sussulti. Eseguire una cover, però, richiede non solo un’esecuzione tecnicamente corretta ma anche saper trasferire un’emozione e qui, forse, mancava proprio quello. Scolastici e per questo imperfetti. VOTO: 5.5

Dargen d’Amico: La bambola (Patty Pravo)

Dargen mantiene gran parte del celebre successo di Patty Pravo nella sua forma originale salvo trasformarne l’arrangiamento con un mood più fresco e spendibile anche nell’attualità. Nella seconda metà entra in gioco anche una riscrittura personale di qualche verso che arricchisce ulteriormente la dinamica del pezzo. La prova vorrebbe essere trascinante e godibile ma, sarà l’ora tarda o la poca energia rimasta, questa volta in pochi ballano. VOTO: 5

Giusy Ferreri con Andy dei Bluvertigo: Io vivrò senza te (Lucio Battisti)

Il classico di Lucio Battisti viene reinterpretato con una chiave sufficientemente tradizionale da Giusy Ferreri che tira fuori un’attitudine vocale inedita ed una potenza travolgente che innalza il brano e stupisce anche lo spettatore più distratto. Fa piacere che Giusy abbia la voglia di dimostrarsi più matura e un’artista attenta alla propria evoluzione musicale più di quanto ti potrebbe credere. Questa cover le serve come l’aria per ribadire che sa essere anche artista di spessore. Brava. VOTO: 7.5

Fabrizio Moro: Uomini soli (Pooh)

Quello dei Pooh non è uno dei brani che s’immaginerebbe facilmente dentro le corde vocali di Fabrizio Moro. Il cantautore romano, però, riesce ad entrare con profondità nella canzone dando un valore tutto personale alle parole che si trova ad interpretare. Certo, vocalmente la sua non è la timbrica più vicina a quella di Roby Facchinetti ma è stato un piacevole ascolto dall’inizio alla fine. VOTO: 6/7

Tananai con Rosa Chemical: A far l’amore comincia tu (Raffaella Carrà)

L’omaggio a Raffaella Carrà passa (prima della finalissima) passa dalle corde vocali di Tananai e Rosa Chemical che, per estrazione musicale ed età, sono forse tra i più lontani dal mito del casco biondo della TV e della musica italiana. La versione che ne esce è del tutto lontana da quella che la Raffa interpretò rompendo gli schemi della comunicazione musicale. La riscrittura di Rosa Chemical trasporta il pezzo nell’attualità ma alla canzone manca quell’energia che la canzone ha sempre avuto in sè. VOTO: 4

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.