Affrontiamo un tema collegandoci ad una canzone
Una bolla di sapone che diventa parte dell’aria, vola via con la stessa facilità con cui può svanire tutto quello che abbiamo, ma proprio tutto. La drammaticità della realtà dimostra che a volare via non sia soltanto la felicità, ma persino la vita. E senza la vita non può esistere nessun tipo di sentimento. Ma quale felicità. La condizione necessaria di esistenza di sviluppo del nostro viaggio potrebbe essere protetta come una fortezza difficilmente espugnabile ma rischia nel concreto di essere forte come una bolla di sapone.
Non mi avete fatto niente?
Allora diventa complicato gridare “Non mi avete fatto niente“ o “non mi avete tolto niente”. Ad un sacco di gente viene fatto di tutto e viene tolto tutto. In queste settimane sto ragionando molto sul titolo e sul concetto di questa canzone di Ermal Meta e Fabrizio Moro a causa della drammatica guerra in Ucraina. Eppure mi sembra impossibile riuscire ad affermare il concetto del titolo perché la realtà non è una canzone. O meglio mi viene difficile accettare il contenuto del ritornello, preso atto del fatto che strofe, bridge e frase conclusiva siano invece estremamente concrete. Ad esempio “madri senza figli, figli senza padri, braccia senza mani, facce senza nomi” o “sono consapevole che tutto più non torna” risultano in opposizione proprio alla nota parte dell’inciso “non mi avete fatto niente, non mi avete tolto niente”.
Studiare storia per imparare a non sbagliare ancora
Forse ci illudiamo che la storia possa insegnare a non commettere di continuo atrocità o che le canzoni possano proteggerci dal male di questo mondo perché fotografano anche il lato crudele del presente ed è giusto che le stesse facciano riflettere e smuovano le coscienze dei più. Tuttavia storia, musica, arte visiva e qualsiasi altro tipo di sensibilizzazione non bastano a fermare il dolore essendoci costantemente un numero impressionante di conflitti nel mondo. La verità è che difatti ci sono conflitti che percepiamo come più vicini perché rischiano concretamente di portarci dall’altra parte della narrazione. Ancorati a questa stupida convinzione che ciò che non si veda allora non esista confidiamo nel fatto che la tragedia non coinvolga mai noi. Penso che sia parte della natura umana possedere un atteggiamento mentale che porti ad attribuire importanza agli eventi che in qualche modo possano causare conseguenze nella nostra vita e a osservare con più distacco quello che succede lontano. Lontananza geografica senza dubbio, ma suppongo anche lontananza culturale.
Come vola via una bolla
Quante vite distrutte, quante bolle negate dalle bombe, quanti sentimenti violati. Sono danni irreparabili subiti da persone come me e come te. Sapere di rientrare a casa in serenità diventa un privilegio concesso dal caso ma il punto è che dovrebbe essere un diritto. Quando un diritto universale viene percepito come un privilegio significa che qualcosa non funziona e che la distanza tra diritto formale e diritto sostanziale si allarga sempre di più. Il diritto scritto e tutelato dalle convenzioni si arrende inesorabilmente davanti alla cattiveria del principio di effettività. I fatti che si impongono sulle parole scritte e che determinano come andranno le cose. Tristezza infinita perché le canzoni possiamo riviverle tutte le volte che ci pare tornando indietro e facendole ripartire. Le vite spezzate invece restano sentimenti negati che non torneranno mai più, senza un motivo. Avete fatto di tutto e tolto tutto.
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