venerdì 22 Novembre 2024

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Letteratura a 45 giri: L’uomo che volle essere Re – Kipling e De Gregori

Un Libro, Una Canzone: Insieme

Viaggio verso il Kafiristan

I matti vanno contenti, tra il campo e la ferrovia.
A caccia di grilli e serpenti, a caccia di grilli e serpenti.
I matti vanno contenti a guinzaglio della pazzia,
A caccia di grilli e serpenti, tra il campo e la ferrovia.

Due uomini, Peachy Tagliaferro Carnehan e Daniel Dravot, protagonisti del racconto L’uomo che volle essere Re, di Rudyard Kipling, si recano una notte presso la redazione di un giornalista e gli raccontano di voler partire alla volta del Kafiristan, una remota regione afghana di cui hanno deciso di diventare re.

Così, visto come stanno le cose, noi lasceremo perdere e andremo via, da qualche altra parte, dove non si vive in mezzo alla folla e dove un uomo può essere sé stesso. Non siamo di piccola statura e non c’è nulla di cui abbiamo paura, eccetto il bere, ma a tal proposito abbiamo stilato un contratto. Quindi, partiamo con l’intenzione di diventare re.

Sono pronti: hanno un piano, hanno consultato mappe ed enciclopedie per prepararsi a ciò che li attenderà e hanno addirittura stilato un contratto tra loro per regolare le dinamiche dell’impresa.

Due matti

In poche battute i due personaggi provano al giornalista di essere abbastanza matti per imbarcarsi veramente e senza esitazione in un’avventura del genere.

Se potesse immaginarci ancora più folli, noi saremmo ancora più contenti.

“Sono o non sono matti?” – si chiede dunque il lettore del racconto. Forse, verrebbe da pensare dopo la lettura del piano strampalato dei due protagonisti, ma è assai più probabile che sia l’avventura narrata in seguito, la conquista del Kafiristan, ad aver spinto i due nel baratro della follia.

Un secondo colloquio, infatti, avvenuto a distanza di qualche anno, viene narrato poco dopo. Carnehan è tornato. È moribondo, farneticante, piegato dal tempo e dalle disavventure, ma è pronto a raccontare confusamente la propria rocambolesca avventura. Narra dunque al giornalista il viaggio, suo e dell’amico Dravot, verso la terra tanto bramata, il primo contatto con le popolazioni indigene, i contrasti, la loro ascesa al trono e la loro rovina.

Ascesa e rovina

Attraverso il racconto di questo viaggio Kipling indaga le dinamiche psicologiche individuali e sociali umane, fornendoci, tramite le parole di un Carnehan quasi delirante, un resoconto per nulla attendibile ma molto affascinante del viaggio fisico e “spirituale” dei due protagonisti. Carnehan e Dravot da poveri imbroglioni divengono invasori, re e divinità, per poi sprofondare nuovamente nella miseria, in una visione ciclica della vita umana che non può che far pensare alla propria esistenza e alle scelte facciamo ogni giorno. Come Francesco De Gregori afferma ne I matti, infatti,

I matti non hanno più niente, intorno a loro più nessuna città,
Anche se strillano chi li sente, anche se strillano che fa.