martedì, Marzo 19, 2024

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J-Ax, Achille Lauro e Renato Zero: l’insanabile equivoco della musica “vecchia” e “giovane”

Il differenziale sta davvero nella generazione?

Tutto è partito dalle dichiarazioni di Renato Zero che, presentando il suo nuovo album d’inediti, ha risposto ad una precisa domanda riguardante quale fosse il suo giudizio su Achille Lauro, un artista che in molti negli ultimi anni hanno definito il suo erede musicale anche dal punto di vista dell’estro artistico e scenografico.

Il re dei sorcini non si è di certo risparmiato e, pur non dando alcun giudizio di valore, ha sottolineato il fatto che per Achille Lauro ed altri artisti della sua generazione apparire in pubblico travestiti con paillettes e strass è molto più semplice di quanto non sia stato per lui tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 quando la società italiana aveva ben altri punti di riferimento. Un concetto difficilmente controvertibile dato che, come in tutte le cose, chi viene dopo è facilitato nel percorrere una strada rispetto a chi con fatica ne ha sgomberato, poco o tanto, il passaggio.

Son venuti poi i giornalisti che, come al solito, non si sono lasciati scappare nemmeno una briciola per montare l’ennesimo titolone acchiappa-clic (ormai le copie non le vendono più nemmeno loro) e, dunque, quello che era un dato di fatto è stato, di fatto, trasformato in un’accusa generazionale con cui il cantautore romano di ‘Triangolo’ avrebbe tacciato Lauro ed i suoi coetanei di essere dei clow con tutte quelle piume.

Ed arriviamo, quindi, a J-Ax che legge quei titoli e guarda sconcertato un frammento di ‘Storie italiane’ condotto da Eleonora Daniele nella mattinata di Rai Uno in cui si parla, per l’appunto, delle dichiarazioni di Zero ampliando, poi, il discorso ai giovani, al rap, alla trap e a quella musica che pare non riservare alcun rispetto al passato o alle cosiddette figure fragili della nostra società, donne in primis.

“Don Backy dice: ‘I giovani hanno perso d’identità’. Fatevelo dire da uno che non è giovane: voi cosa facevate negli anni Sessanta e Settanta, quando c’erano il rock e il punk? Parlavano d’amore in quei testi? Non siete andati oltre le canzoni d’amore di regime che piacevano tanto” ha commentato stizzito J-Ax in una serie di Instagram stories commentando in diretta quanto veniva detto nel salotto televisivo dalla Daniele e dai suoi ospiti.

Il tutto si è trasformato in fretta in un discorso generazionale che, stando alla ricostruzione del rapper milanese, oppone le nuove generazioni di artisti, di cui Achille Lauro risulta essere solo un esponente, a quelle che ‘il volere della gente’ ha destinato all’oblio dopo anni di gloria perchè troppo vecchie o troppo superate. Insomma, un enorme frainteso che nasce, ancora una volta, dall’ottusità di certa stampa che non perde l’occasione per montare una polemica inesistente e, in questo caso, anche dallo scarso spirito critico di J-Ax che è caduto in pieno nella trappola riducendo il discorso ad una mera questione generazionale.

Ma è davvero il fatto di essere “giovani” o “vecchi” a costituire il discrimine in questa situazione? Non dovrebbe essere, piuttosto la musica? Bella o brutta, con testi poetici o maleducati, con melodie ariose o serrate… Ancora una volta, dunque, non si è persa l’occasione per dimostrare che la musica, in realtà, spesso non si rivela capace di giudicare se stessa e che i nuovi linguaggi artistici, rap e trap in testa, a prescindere che i propri esponenti siano giovani o vecchi, derivano proprio dalla non comprensione del passato per il quale manifestano e conservano una rabbia e frustrazione senza senso.

Anche in passato si è cantato di cocaina, di donne maltrattate o d’illegalità. Lo si è fatto, forse, in una misura inferiore rispetto a quanto lo sta facendo la nuova ondata artistica tanto cara ai “giovani” ma lo si è fatto. Capendo questo occorrerebbe, dunque, fare il passo successivo: condannare, se questo è quanto si vuole fare, quei messaggi a prescindere dal fatto che provengano da Renato Zero o da Achille Lauro o, viceversa, accettarli, comprenderli ed interpretarli allo stesso modo. Schierarsi dietro le barricate e sparare sul nemico, invece, non farà che fare, ancora una volta, male alla sola musica con il rischio di ferire soltanto il più debole di turno.

Chiudo citando la musica perchè, d’altronde, di questo dovremmo parlare e non è, forse, un caso che sia proprio quella di Renato Zero a rispondere al meglio alla questione: “vecchio, ti chiameranno vecchio e tutta la tua rabbia viene su, vecchio si con quello che hai da dire ma vali quattro lire, dovresti già morire, tempo non ce n’è più, non te ne danno più”.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
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