Recensione del nuovo tour del cantautore romano
Ci son cascata di nuovo. Dopo il tour dell’estate scorsa, Achille Lauro è tornato in scena ed è tornato in grande stile, nell’attesa del Festival di Sanremo che lo vedrà come ospite al di fuori dell’Ariston. Torna Lauro ma questa volta in una veste diversa, più intima ed essenziale. Il palco delle grandi arene estive lascia spazio ai teatri ed è proprio qui che va in scena “Achille Lauro Unplugged” (di cui qui la scaletta), show partito da Roma e che in questi giorni ha toccato Milano per poi spostarsi nelle principali città italiane (qui date e biglietti).
Sul palco del teatro Arcimboldi un tappeto rosso che si estende fino al pubblico e la band composta da Gregorio Calculli, Marco Lanciotti, Nicola Iazzi, Riccardo Castelli e Amudi Safa, impreziosita dal cameo della violoncellista Sara Volpiana che apre la serata.
Un boato si eleva dal pubblico quando si inizia a riconoscere una silhouette sul lato sinistro del palco, un uomo vestito di rosso che entra ed è lì che accade la magia. Procedi pure, Lauro, cantaci la vita. E così fa regalandoci i suoi più grandi successi ma anche alcune chicche pescate dal passato, tutti i pezzi con una veste nuova, una veste unplugged che, anche se essenziale, riesce a farci emozionare e allo stesso tempo saltare, ballare e cantare.
“Che sarà” è il primo pezzo e già dopo tre minuti è difficile rimanere senza occhi lucidi, per non parlare di “Come me”, a mio parere nella top 3 dell’artista romano. L’atmosfera dell’Arcimboldi si scalda grazie ai pezzi più movimentati come “Femmina”, “Bam Bam Twist”, “Stripper” in una versione decisamente atipica, i successi sanremesi di “Domenica” e “Me ne frego”.
Il completo rosso lascia spazio al tailleur bianco, così come il palco lascia spazio alle chitarre per il momento acustico, dove Lauro sembra lasciare andare tutte le sue emozioni più profonde. E’ con “16 marzo” che capiamo che è quasi passata un’ora e mezza, ma capiamo anche che davvero la musica è uno dei mezzi più potenti che esista: “Che cosa sono le canzoni? Sono stati d’animo che condividiamo. Sono fermare un istante.” E di certo di istanti ne abbiamo fermati perché Lauro ricorda com’è nata la canzone: durante il lockdown, chiuso in una camera da solo. Il resto è storia.
Look total black per il gran finale. E’ il momento di Rolls Royce e non c’è poltrona comoda che tenga, tutto il teatro è in piedi (tranne una persona che non si è scomposta neanche un attimo ed era proprio accanto a me ndr) e si scatena proprio come quella sera all’Ippodromo. Achille Lauro ci saluta poi sulle note di “C’est la vie” e io rimango con le lacrime agli occhi.
Ci son cascata di nuovo e sono fiera di esserci cascata, uno spettacolo intimo e profondo, perché la musica cuce anche le ferite più grandi e sì, ferma gli istanti, le persone, i sentimenti. Allora Lauro cantaci davvero questi istanti, mettili nei tuoi quadri e mostraceli solo come tu sai fare. E poi salvami te, salvaci te.
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