Recensione del nuovo album d’inediti
Ci sono dischi prodotti perchè suonino e basta, senza troppe pretese di gloria. Ci sono dischi che cercano le hit radiofoniche sulla base dei dogmi commerciali d’oggi. Ci sono, poi, dischi che vogliono essere rivoluzionari, che paiono quasi presuntuosi nella loro chiara aspirazione a scrivere una nuova pagina della storia della musica. 1969 di Achille Lauro è uno di quei dischi: un album che il giovane artista romano ha concepito per stravolgersi e per stupire demolendo dogmi e falsi miti che lo riguardano. Se poi riuscirà a passare alla storia lo vedremo tra qualche tempo.
1969 è un disco che vuole stravolgere gli schemi e le credenze di un presente che spesso e volentieri si crede rivoluzionario proprio perchè non si ricorda abbastanza del passato, a volte ben più innovativo e controcorrente dell’oggi. Lauro ben se lo ricorda con il suo nuovo brano-manifesto, Rolls Royce, tanto criticato al Festival di Sanremo 2019 quanto assoluto protagonista del tormentone radiofonico. “Voglio una vita così, voglio una fine così” intona senza troppi timori il ritornello che poi ricorda le tragiche e fugaci esistenze di artisti come Amy Winehouse piuttosto che Marilyn Monroe. Lauro mette in cantina l’autotune tipico della trap di ultima fattura e scopre un cantato più immediato e libero che ben si sposa con la sua cadenza romana quasi becera e con il sound pop-rock che, dice lui, richiama il Vasco delle origini anche solo per il chiaro riferimento ad una ‘vita spericolata’ che fu.
C’è poi una parte decisamente più “intima” e trattenuta, almeno musicalmente, è quella che trova il proprio incipit nella riuscita C’est la vie che per gli amanti del ritmo trascinante e della leggera follia creativa del Lauro più tradizionale e fin qui visto suona come un passo indietro ma che, in realtà, dimostra compiutamente l’ottima capacità musicale del cantautore romano e del suo team. Coadiuvato da Fabrizio Ferraguzzo, che con Boss Doms ha curato l’intera produzione del progetto, Lauro si trova tra le mani un’autentica ballata acustica che si poggia su di un arpeggio che in lontananza richiama la Marlena dei Maneskin. Il risultato, poi, è esattamente quello di una delicata dedica d’amore con un linguaggio contemporaneo dove “non puoi uccidere l’amore ma l’amore può”.
Due le collaborazioni che intervengono nel corso del disco a partire dalla più riuscita con Coez che dona il suo impeto indie alla bella Je t’aime che non si fa fatica ad immaginare nell’alta rotazione radiofonica grazie a quella commistione di mondi sonori e di linguaggi che ben s’intersecano creando un mix interessante raramente tentato a differenza dell’ormai habitué unione di pop e rap o di pop e indie. Dedicata alla città eterna è invece Roma dove interviene Simon P che esaspera ancor di più quella romanità già abbastanza evidente nell’artisticità di Lauro che qui non risparmia critiche ad una città spesso problematica.
Migliori tracce | Rolls Royce – Delinquente
Voto complessivo | 7.2/10
Tracklist |
- Rolls Royce ★★★★★★★★☆☆
[Achille Lauro, Davide Petrella – Daniele Mungai, Daniele Dezi, Boss Doms] - C’est la vie ★★★★★★★½☆☆
[Achille Lauro – Fabrizio Ferraguzzo] - Cadillac ★★★★★★★☆☆☆
[Achille Lauro – Fabrizio Ferraguzzo, Boss Doms] - Je t’aime feat. Coez ★★★★★★½☆☆☆
[Achille Lauro, Coez – Daniele Mungai, Daniele Dezi, Boss Doms] - Zucchero ★★★★★★★½☆☆
[Achille Lauro, Boss Doms, Fabrizio Ferraguzzo, Nicolò Mancuso, Enrico Brun, Renato Garretto] - 1969 ★★★★★★★½☆☆
[Achille Lauro, Davide Petrella – Daniele Mungai, Daniele Dezi, Boss Doms] - Roma feat. Simon P ★★★★★★½☆☆☆
[Achille Lauro – Simon Pietro Manzari, Boss Doms] - Sexy ugly ★★★★★★½☆☆☆
[Achille Lauro – Boss Doms] - Delinquente ★★★★★★★½☆☆
[Achille Lauro – Boss Doms, Fabrizio Ferraguzzo] - Scusa ★★★★★★★☆☆☆
[Achille Lauro – Boss Doms, Fabrizio Ferraguzzo]
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Ilario Luisetto
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