Addio a Livio Macchia, bassista e fondatore dei Camaleonti

Il mondo della musica piange la scomparsa di Livio Macchia, aveva 79 anni ed era malato da tempo, l’ultimo concerto un mese fa
Livio Macchia, bassista e fondatore dei Camaleonti, è morto nella mattinata di martedì 29 luglio all’età di 79 anni. Combatteva da tempo contro una malattia, ma aveva trovato la forza di tornare recentemente sul palco, in occasione dei 60 anni della band che aveva fondato nel 1964.
Originario di Melendugno, in provincia di Lecce, Livio ha salutato per l’ultima volta il suo pubblico un mese fa, durante il BluFestival organizzato proprio nel suo paese natale, a Roca Nuova. Quella sera, sul palco con lo spettacolo “Livio Macchia & Friends”, aveva voluto rendere omaggio ai membri scomparsi dei Camaleonti, regalando al pubblico un’esibizione densa di emozione e memoria.
I Camaleonti, fondati a Milano da Livio Macchia, Paolo De Ceglie e Riki Maiocchi, sono stati tra i protagonisti assoluti della scena beat pop rock italiana. La svolta arriva nel 1964 quando il gruppo viene notato da Miki Del Prete, collaboratore di Adriano Celentano, che li porta sotto contratto con l’etichetta Kansas.
Nel 1966 esce il primo album The Best Records in the World, contenente anche cover di Bob Dylan e dei Beatles. La popolarità esplode due anni dopo, nel 1968, con L’ora dell’amore, versione italiana di un brano dei Procol Harum, che raggiunge la vetta delle classifiche. Tra i grandi successi della band, anche Io per lei e “Applausi”, che consolidano la loro fama nazionale.
Negli anni ’70, con il passaggio alla CBS, arrivano altri brani memorabili come “Eternità” (portato a Sanremo 1970), “Come sei bella”, “Perché ti amo” e “Il campo delle fragole“.
L’ultimo singolo dei Camaleonti è uscito a marzo 2024, a testimonianza di un’eredità musicale lunga e coerente, che non ha mai smesso di parlare al suo pubblico.
Con Livio Macchia scompare una colonna della musica italiana, un artista che ha saputo evolversi come la sua band, rimanendo fedele al proprio stile. Alla fine, proprio come il nome che scelse per il suo gruppo, Livio è stato davvero un Camaleonte: capace di cambiare pelle, ma non l’anima.