Addio a Ornella Vanoni, la musica italiana perde una delle sue ugole più raffinate
Il mondo della musica italiana perde una delle sue stelle più luminose, all’età di 91 anni si è spenta Ornella Vanoni, interprete raffinata quanto straordinaria
La musica italiana dice addio a Ornella Vanoni, scomparsa all’età di 91 anni nella sua casa di Milano a causa di un malore. Con lei se ne va una delle voci più eleganti, riconoscibili e raffinate del nostro panorama musicale: un’artista capace di attraversare settant’anni di storia della canzone italiana lasciando un segno indelebile.
Attiva dal 1956, Vanoni aveva pubblicato oltre cento progetti tra album, Ep e raccolte, e venduto più di 55 milioni di dischi in tutto il mondo. Una carriera colossale, iniziata dall’Accademia d’Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Giorgio Strehler, suo primo grande amore, e poi proseguita tra teatro, canzone d’autore, jazz, bossa nova e collaborazioni prestigiose che hanno contribuito a definire la sua cifra stilistica unica.
Dalle “canzoni della mala” alla musica d’autore
L’esordio avviene nel 1957, quando Ornella lascia la recitazione per dedicarsi alla musica. Le sue celebri “canzoni della mala”, portate anche al Festival di Spoleto nel 1959, la trasformano in un caso artistico unico per coraggio interpretativo e teatralità.
Da lì, una crescita continua che la porta a diventare un punto di riferimento del pop d’autore e della canzone sofisticata, con incursioni nella bossa nova – iconico il disco del 1976 con Toquinho e Vinícius de Moraes “La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria” e nel jazz, genere nel quale la sua voce, vellutata e leggermente velata, trova una naturale collocazione.
Impossibile elencare tutte le firme e le voci che hanno incrociato il suo percorso. Vanoni ha collaborato con Gino Paoli, Dario Fo, Paolo Conte, Fabrizio De André, Ivano Fossati, Lucio Dalla, Mogol, Renato Zero, Riccardo Cocciante, fino agli artisti più recenti come Pacifico e Francesco Gabbani.
Nel jazz ha condiviso il palco e lo studio con giganti come George Benson, Herbie Hancock, Gil Evans, Lee Konitz, Randy e Michael Brecker, Ron Carter, Steve Gadd e molti altri. Una carriera che non conosce generi, etichette o confini.
Ornella Vanoni ha partecipato otto volte al Festival di Sanremo, sfiorando la vittoria nel 1968 con “Casa bianca”, chiudendo tre volte al quarto posto e tornando per l’ultima volta in gara nel 2018 con “Imparare ad amarsi” insieme a Bungaro e Pacifico. È stata inoltre ospite dell’Ariston in numerose edizioni recenti, confermando l’affetto reciproco tra lei e il pubblico sanremese.
Addio a Ornella Vanoni, un’icona senza tempo
Dotata di un timbro immediatamente riconoscibile e di uno stile interpretativo che univa eleganza, ironia, sensualità e profondità emotiva, Ornella Vanoni ha attraversato epoche, mode e linguaggi restando sempre fedele a sé stessa. La sua voce, carezzevole, fragile e poderosa allo stesso tempo, ha raccontato amori, malinconie, passioni e solitudini che resteranno per sempre nel patrimonio collettivo italiano.
Con la sua scomparsa, se ne va una delle ultime grandi signore della musica italiana. Resta però un’eredità immensa: canzoni, dischi, interpretazioni e un modo di stare sulla scena che nessun altro ha mai saputo replicare. Per questi e altri mille motivi, la sua voce continuerà a risuonare.