Addio a Papa Francesco, il pontefice che amava la musica classica: da Mozart a Bach, da Beethoven a Wagner

Papa Francesco musica

Scomparso all’età di 88 anni, Papa Francesco ha vissuto il pontificato con spirito di armonia, trovando nella musica una forma di fede

“Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Papa Francesco, è tornato alla casa del Padre”: con queste parole il cardinale Kevin Farrell ha annunciato la scomparsa di Jorge Mario Bergoglio, all’età di 88 anni. Un pontefice amatissimo, che ha segnato la storia con il suo stile semplice, diretto, vicino ai deboli. E con un amore mai nascosto per la musica, linguaggio universale che ha saputo integrare profondamente nel proprio percorso spirituale.

Da sempre, Papa Francesco ha considerato la musica una forma d’espressione privilegiata per parlare all’anima. Grande estimatore della musica classica, amava profondamente Mozart, Bach, Beethoven e Wagner. Non ha mai nascosto la sua passione per la potenza evocativa delle composizioni di quest’ultimo, al punto da citarlo in più occasioni pubbliche. Lontano dai riflettori, si concedeva spesso momenti d’ascolto dei grandi compositori, come lui stesso raccontò durante la sua ospitata nel programma “Che tempo che fa” dello scorso anno.

Ma accanto alla musica colta, non mancava il richiamo al cuore argentino: tra le sue passioni c’era anche il tango, in particolare i brani di Carlos Gardel, che riportavano il Papa a quella Buenos Aires degli anni giovanili. “Sono cresciuto ascoltando la lirica – raccontava – e in casa mia la musica era una presenza quotidiana”.

Nel corso del suo pontificato, durato dodici anni, Papa Francesco ha sempre dimostrato attenzione per l’importanza del canto e della musica nella liturgia. Durante l’Incontro internazionale delle corali in Vaticano nel 2023, aveva rivolto parole profonde ai partecipanti: “Siete venuti in Vaticano per approfondire insieme il significato della musica a servizio della liturgia – disse – ed è bello vedervi qui. La musica genera armonia raggiungendo tutti, consolando chi soffre, ridonando entusiasmo a chi è scoraggiato e facendo fiorire in ciascuno valori meravigliosi come la bellezza e la poesia, riflesso della luce armoniosa di Dio. L’arte musicale ha infatti un linguaggio universale e immediato, che non necessita di traduzioni, né di tante spiegazioni concettuali. Possono apprezzarla i semplici e i dotti, cogliendone chi un aspetto chi un altro, con più o meno profondità, ma attingendo tutti dalla stessa ricchezza”.

Sempre in quell’incontro svoltosi nell’aula Paolo VI, Francesco sottolineava: “Il canto corale si fa insieme, non da soli. E anche questo ci parla della Chiesa e del mondo in cui viviamo. Il nostro camminare uniti, infatti, si può rappresentare come l’esecuzione di un grande concerto. Voi siete depositari di un tesoro secolare di arte, di bellezza e di spiritualità. Non lasciate che la mentalità del mondo lo inquini con l’interesse, l’ambizione, la gelosia, le divisioni. Vi farà bene, invece, a tal fine, tenere alto il tenore spirituale della vostra vocazione: partecipando, oltre che con la voce, anche con la mente e con il cuore alle liturgie che animate, e vivendone con entusiasmo i contenuti giorno per giorno, perché la vostra musica sia sempre più elevazione felice del cuore a Dio”.

La sua sensibilità artistica si manifestava anche nei piccoli gesti. In una messa a Santa Marta nel 2020, riuscì ad accostare un passo del profeta Osea a “Torna piccina”, celebre brano degli anni ’30 firmato da Cesare Andrea Bixio e interpretata da Carlo Buti, citando la canzone come riflesso di una tenerezza umana che richiama l’amore divino. Papa Francesco ha portato la musica con sé come un compagno silenzioso e fedele, facendone uno strumento di fede e vicinanza. Ci lascia un pontefice che ha saputo parlare al mondo anche attraverso le note, ricordandoci che la musica – come la spiritualità – è un ponte che unisce le anime.

Scritto da Nico Donvito