Addio a Peppe Vessicchio, il maestro che ha diretto le emozioni di un Paese
La sua bacchetta ha accompagnato generazioni ed edizioni Festival. Il mondo della musica piange Peppe Vessicchio, l’uomo che ha trasformato l’armonia in un gesto d’amore
Lutto nel mondo della musica italiana. È morto all’età di 69 anni il Maestro Peppe Vessicchio, direttore d’orchestra, arrangiatore e volto amatissimo della televisione. Il celebre musicista si è spento improvvisamente oggi, sabato 8 febbraio, nel pomeriggio all’ospedale San Camillo di Roma.
Per milioni di italiani era semplicemente “il Maestro Vessicchio”, figura rassicurante e simbolo del Festival di Sanremo, dove ha diretto alcune delle pagine più memorabili della kermesse. La sua prima apparizione risale al 1990, per poi diventare una presenza fissa dell’orchestra dell’Ariston, conquistando quattro vittorie: con gli Avion Travel nel 2000 (“Sentimento”), con Alexia nel 2003 (“Per dire di no”), con Valerio Scanu nel 2010 (“Per tutte le volte che”) e con Roberto Vecchioni nel 2011 (“Chiamami ancora amore”).
A questi trionfi si aggiungono numerosi riconoscimenti come miglior arrangiatore, che confermano la sua straordinaria sensibilità musicale. Ma Peppe Vessicchio è stato anche un grande divulgatore: la sua popolarità si è estesa al piccolo schermo grazie alla lunga collaborazione con il talent show Amici di Maria De Filippi, dove ha saputo unire rigore e umanità, diventando un punto di riferimento per le nuove generazioni di artisti.
Peppe Vessicchio, l’uomo e il direttore d’orchestra
Nato a Napoli il 17 marzo 1956, Giuseppe Vessicchio aveva iniziato la sua carriera collaborando con nomi storici come Gino Paoli, Edoardo Bennato e Peppino di Capri, firmando con Paoli successi come “Ti lascio una canzone” e “Cosa farò da grande”. La sua versatilità lo ha portato a spaziare tra generi e contesti diversi: ha lavorato con Andrea Bocelli, Zucchero, Elio e le Storie Tese, Ornella Vanoni, Ron, Vecchioni e Biagio Antonacci, dirigendo orchestre nei teatri più prestigiosi del mondo, dal Cremlino, per un omaggio a John Lennon, fino al progetto Rockin’1000, la più grande rock band del pianeta. Negli ultimi anni stava preparando un nuovo tour teatrale intitolato “Ecco che incontro l’anima” insieme a Ron, previsto per il 2025: un viaggio nel suo amore per la musica, mai venuto meno.
In un’intervista rilasciata a noi di Recensiamo Musica lo scorso agosto, Peppe Vessicchio aveva parlato con lucidità e passione del suo legame con il Festival, che definiva «una parte viva della memoria collettiva italiana». Il Maestro amava il suo mestiere e lo esercitava con la dedizione di chi vede nella musica una forma di verità. «Quando scrivo o dirigo – spiegava – penso sempre al dialogo tra chi suona e chi ascolta. È lì che nasce la magia».
Peppe Vessicchio, un’eredità che resterà nel tempo
Figura colta, ironica e profondamente umana, Peppe Vessicchio lascia un’eredità enorme: una carriera costruita su competenza, sensibilità e amore autentico per la musica. Non solo un direttore d’orchestra, ma un custode dell’armonia, un uomo capace di unire passato e presente, classica e pop, tradizione e innovazione. Con la sua bacchetta ha segnato intere generazioni di spettatori e musicisti. E se “il tempo è galantuomo”, come amava ricordare, il tempo certamente terrà viva la sua musica e il suo nome per sempre.