venerdì 22 Novembre 2024

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Adriana Spuria: “Se il tempo imparerà dai nostri sbagli la ferita guarirà” – INTERVISTA

A tu per tu con la cantautrice siciliana, in uscita con il nuovo singolo intitolato “L’attimo sospeso

E’ disponibile dallo scorso 8 marzo l’inedito che segna il ritorno di Adriana Spuria, edito da LAFABBRIKA Produzioni Musicali e distribuito da Pirames. Il brano, dal titolo “L’attimo sospeso”, è stato composto a quattro mani con Gae Capitano, autore che ricordiamo per firmato “Tabula rasa” di Ilaria Porceddu e “Il dio delle piccole cose” per il trio Fabri-Silvestri-Gazzè.

Ciao Adriana, benvenuta. Partiamo dal tuo nuovo singolo “L’attimo sospeso”, cosa racconta? 

«Il brano racconta di me, mette a nudo i miei sogni, il mio modo di essere, le piccole grandi riflessioni sulla nostra esistenza. Esplora le singolarità che appartengono alla delicatezza e alla forza dell’universo femminile, diventando un brano che parla, quindi, di tutte le donne». 

Un pezzo scritto a quattro mani con Gae Capitano, come ti sei trovata a lavorare con lui? 

«Per me lavorare con Gae ha significato confrontarmi con un artista che ha il dono della scrittura. Ho scoperto che la delicatezza dei pensieri può determinare una forte sintonia di intenti creativi tra un uomo e una donna trascendendo le differenze di genere. Mi sono trovata quindi benissimo». 

C’è una frase che, secondo te, incarna e rappresenta al meglio il senso della canzone? 

«Ci sono alcuni passaggi importanti per il significato del testo: “Andare in giro nuda e riuscire a non morire” rivela il concetto pirandelliano di quanto sia difficile vivere senza maschere. “Se il tempo imparerà dai nostri sbagli la ferita guarirà” ci ricorda che tutto può sempre migliorare. “La vita è un battito d’ali, ma noi abbiamo sogni immortali, ed io ti aspetterò qui, legata a un filo di vento, nel senso di infinito di quest’attimo sospeso” è un piccolo cameo sulla caducità della nostra esistenza». 

Solitamente, da cosa ti lasci ispirare e trasportare nella fase di composizione di una canzone? 

«Tutto nasce sempre da una “scintilla” iniziale che può essere un pensiero o poche note e dalla necessità di dover dire qualcosa. Quando questi elementi si incontrano le canzoni nascono da sole. Personalmente mi lascio trasportare dalla melodia perché credo che – per qualche inspiegabile alchimia – quando scrivi quella giusta, essa porti in se anche la storia da raccontare poi con il testo, che occorre solo cercare». 

Dal punto di vista musicale, invece, che tipo di sonorità hai scelto di abbracciare? 

«Il mio background musicale mi ha portato ad non essere legata a nessun genere musicale preciso. Certo essendo una cantautrice il paragone con i chansonnier francesi o i nostri cantautori italiani è sempre stato inevitabile. Per “L’attimo sospeso”, per esempio, con Gae si è deciso subito dai primi passi di scrittura di non inseguire mode o usare trucchi con il pubblico. Abbiamo affidato il pathos della storia ad un ritmo suadente e inusuale di Bossa nova, l’arrangiamento ad una orchestrazione retrò e pochi strumenti vintage -come tromba, contrabbasso, pianoforte e chitarre – per poter lasciare in primo piano la voce, il significato del testo e l’emozione che provo ogni volta che eseguo questo brano». 

Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai scoperto la tua passione per la musica? 

«Credo di aver scoperto la mia passione per la musica proprio da piccola, avrò avuto 9 anni. Ho cominciato a suonare la chitarra e a cantare a 13». 

Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato il tuo percorso? 

«Ho sempre spaziato da genere in genere, non mi sono mai fermata ad uno in particolare. Da bambina ho iniziato ad ascoltare rock, soul, blues, poi mi sono innamorata del jazz, con una particolare predilezione per Chet Baker, Coltrane e le voci meravigliose di Ella Fitzgerald, Billie Holliday, Sarah Vaughan. In Italia le due interpreti che mi hanno influenzato di più sono state Mina e Ornella Vanoni. Per la composizione e la parte letteraria è valsa la stessa regola: generi e autori diversi, da Bacharach a Carol King, da Fossati a Mogol, da Battisti ai Metallica». 

Da fruitrice, invece, come descriveresti il tuo rapporto con la musica? Ti reputi un’ascoltatrice versatile o tendi a cibarti di un genere in particolare? 

«Versatile, assolutamente. Ho studiato i repertori di Liz Frazer, Lisa Gerrard, Annie Lennox, Beth Gibbons, Tracey Torn, senza escludere Sade o Madonna, ma sono cresciuta anche con tutto il mondo cantautorale d’essai di De Andrè, De Gregori, Tenco, Battiato. Nella mia musica esiste anche una forte componente pop e indie, radiofonica e intimistica. Non escludo quindi nulla, se risponde al mio senso estetico». 

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro, buoni propositi e/o sogni nel cassetto? 

«Il primo obiettivo per un futuro prossimo è che “L’attimo Sospeso” possa trovare – come fosse un messaggio speranzoso in una bottiglia – il suo spazio in questi tempi confusi per farsi apprezzare dal grande pubblico. Sto lavorando anche ad un album in inglese, oltre a quello in italiano, e continuo ad esplorare il mondo della scrittura cercando collaborazioni importanti da un punto di vista tecnico e umano, come quella con Gae Capitano. Non ho particolari sogni nel cassetto, se non quello di continuare a lavorare con la mia musica». 

Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare? 

«Vorrei arrivare a tanti tipi di persone, a quelle che come me credono ancora nelle piccole cose, nei dettagli, in un modo di concepire l’esistenza più lento e fondato sui rapporti umani. Naturalmente con la consapevolezza che, pur non volendo targetizzare il mio pubblico, sicuramente le mie non sono le canzoni di un’adolescente. In realtà non amo nemmeno questi stereotipi, perché credo che ogni bambino abbia una sua forma di saggezza, così come chiunque non sia più un adolescente conservi dentro di sé il suo cuore di bambino, e che la musica rimanga uno dei modi più belli per ricordarcelo».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.