A tu per tu con il giovane talento romano, in uscita con il nuovo singolo “La mia vendetta felice”
A cinque anni di distanza dalla sua partecipazione nel corso della settima edizione di “Ti lascio una canzone”, Alessandro Pirolli rompe il silenzio discografico con il singolo “La mia vendetta felice”, disponibile da sabato 19 gennaio. Un testo che sviscera il concetto di ricerca della felicità, molto maturo se consideriamo la giovanissima età dell’interprete, nonché autore del brano. In occasione di questo interessante ritorno musicale, abbiamo incontrato per voi il sedicenne romano per approfondire la sua conoscenza.
Ciao Alessandro, partiamo dal tuo nuovo singolo “La mia vendetta felice”, com’è nato e cosa rappresenta per te?
«”La mia vendetta felice” è nata da un periodo di riflessione piuttosto lungo. Il 2018 è stato un anno per me molto difficile, ho cambiato strade, ho scoperto diversi lati caratteriali di me stesso che prima non conoscevo e sono rimasto sorpreso. E’ nata inoltre dall’esigenza di dimostrare alle persone che in questo 2018 hanno fatto parte della mia vita, che sono ancora qui, con un bagaglio in più e sopratutto con la consapevolezza che non si smette mai di imparare dalla vita».
Il testo è ispirato dalla frase della poetessa Alda Merini “La miglior vendetta? La felicità. Non c’è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice”. Viviamo in un’epoca in cui l’apparenza conta più della sostanza?
«Purtroppo viviamo in un’epoca in cui non riusciamo mai a relazionarci per quelli che siamo veramente. Sentiamo sempre questa “necessità” di “indossare maschere” nei confronti di altre persone, perché non ci piacciamo realmente o proveniamo da momenti brutti della nostra vita che ci spingono a “sembrare” diversi….. la verità è che la gente ti giudica senza nemmeno conoscerti in modo più approfondito».
Dal punto di vista sonoro, invece, c’è una veste precisa che hai voluto attribuire alla canzone?
«Certamente. Non volevo più concentrarmi solamente sul “pop” e così, insieme al mio produttore artistico Nicola Valente, abbiamo sperimentato nuovi suoni ripresi dalla musica “r&b” per rendere l’arrangiamento più “internazionale” . Specialmente nel bridge , la scelta delle “trombe” rende il brano più leggero e fresco, una sensazione di felicità…che è quella che vuole trasmettere il brano. La scorsa estate mentre ero in giro per i vari live, portavo con me il computer portatile per appuntare tutte le idee sui vari suoni che mi venivano in mente, per poi materializzarle in studio a settembre».
https://www.youtube.com/watch?v=RPd3bFK9FYk
Facciamo un salto indietro nel tempo, come e quando ti sei avvicinato alla musica?
«Canto da quando avevo tre anni e mezzo, grazie ai miei genitori che sin da piccolo mi hanno trasmesso la voglia di fare musica. Mamma e papà facevano serate di piano bar nei locali anche quando mamma era incinta, sarà il destino…!».
Quali ascolti hanno ispirato e accompagnato il tuo percorso?
«Sicuramente i Modà sono la chiave del mio percorso musicale, ma oggi devo tutto al grande David Bowie».
Nel 2014 partecipi a “Ti lascio una canzone”, qual è l’insegnamento più importante che ti porti dietro da quell’esperienza?
«”Ti lascio una canzone” è stato un programma che ho vissuto con un’adrenalina assurda, ho conosciuto gran parte della musica italiana , che tutt’ora mi permette di proporre diversi generi ai miei live… ma soprattutto, mi ha fatto capire , chi voglio essere…e cosa voglio comunicare al pubblico».
Cosa aggiunge “La mia vendetta felice” al tuo percorso e quali innovazioni possiede rispetto al tuo disco d’esordio “Una stella diversa” pubblicato nel 2017?
«E’ un altro capitolo e un’altra dimensione, un altro pezzo della mia adolescenza, questo si, ma dietro a questo brano c’è un nuovo Alessandro, più maturo e soprattutto ci sono mesi e mesi di lavoro in studio per permettere alla canzone di uscire nel momento giusto. E’ anche il mio primo progetto in studio a differenza di “Una stella diversa” che è stato realizzato nella mia cameretta.. ed è grazie alle sue vendite se oggi sono qui con un prodotto più professionale. Da oggi in poi non voglio colpire solo per la persona con il ciuffo biondo che la gente vede sul palco, ma voglio cominciare a comunicare attraverso la mia voce e ai miei testi, infatti, in primavera uscirà un nuovo album, con “meno tracce” rispetto al primo , ma con tanto lavoro».
Con quale spirito ti riaffacci al mercato e come valuti il livello generale dell’attuale settore discografico?
«Con lo spirito di un sedicenne, forse con tante ambizioni e con le idee più chiare. Faccio parte di una generazione di “trapper” e “rapper”, ma sono l’unico che è affezionato alla musica di una volta. Se dovessi valutare il livello generale discografico in questo momento, direi che c’è troppa monotonia e che forse si dovrebbe lasciar spazio più agli emergenti, soprattutto in radio».
Personalmente, ti collochi in un genere particolare?
«Ora come ora, non ho un genere, e forse non l’avrò mai… mi piace sperimentare, soprattutto in quest’ultimo periodo che sto passando dal Jazz al Rock fino alla musica Country!».
Quali sono i tuoi obiettivi professionali e sogni nel cassetto?
«Sogno di portare sempre più in alto la mia musica, di produrre artisti da grande… e un giorno chissà… di raggiungere i palazzetti!».
Per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?
«Un messaggio di positività… sì .. ha un testo malinconico, ma non troppo! La musica è l’unico modo per uscire da momenti del genere, sfruttiamola al meglio!».
Nico Donvito
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