A tu per tu con la giovane artista campana classe ’90, in uscita con il brano intitolato “Alessia non“
Si intitola “Alessia non” è il primo singolo estratto dall’omonimo EP di Alessia Di Renna, che ha scelto con semplicità lo pseudonimo di Alessia per proporsi artisticamente al grande pubblico. Un progetto realizzato sotto la supervisione del musicista Angelo Loia, edito da Ondesonore Records con la produzione di Snapbeat Production, disponibile negli store a partire dallo scorso 31 maggio.
“Alessia non” è il tuo nuovo singolo, com’è nato e cosa rappresenta per te?
«”Alessia non” nasce da una chiacchierata con i miei musicisti, più che altro fu uno sfogo dove lamentavo tutti i motivi che tendevano a frenarmi e con la chitarra tra le mani, il Maestro Loia iniziò a “giocare” mettendo in musica il mio sentire quasi a volermi prendere in giro. Ora per me rappresenta un punto di svolta, di rivalsa nei confronti delle paure inculcatemi anche da chi esprimeva giudizi in merito alla mia “figura artistica”».
Quali suggestioni hai voluto trasmettere a chi ti ascolta?
«Per me è un tour motivazionale, nel senso che se metti passione e amore in ciò che fai, se lo fai con dedizione e sacrificio, nonostante le critiche demotivanti di chi sembra volerti bene, alla fine il risultato arriva ed è ancora più appagante».
Dal punto di vista delle sonorità, credi che questo sia l’abito musicale che più ti rappresenta?
«Assolutamente sì. Un pop nuovo che non si allontana, a livello testuale, dal buon cantautorato vecchio stile che a me piace».
“Alessia non” è il primo estratto dal tuo omonimo Ep d’esordio, cosa hai voluto includere al suo interno?
«È un EP autobiografico, racconta di me, delle mie emozioni a tratti delicate a volte struggenti. Mi rappresenta molto».
Cosa lega e cosa differenzia le tracce presenti?
«Sicuramente il tema del viaggio fa da collante. Si passa da un viaggio introspettivo a quello fisico, da quello attraverso il sentimento dell’amore fino ad arrivare a quello attraverso la mia dimensione artistica. La differenza potremmo trovarla nella musica e quindi nelle varie scelte stilistiche adoperate nell’arrangiamento di ogni brano».
Facciamo un passo indietro, quando e come hai scoperto la tua passione per la musica?
«Tra i banchi di scuola. Il mio istituto era rinomato per la presenza di un coro gospel gestito dall’unica insegnante di musica presente alsuo interno. All’inizio neanche ne facevo parte, ero stata esclusa. Ma la mia voglia di cantare e dimostrare che si era sbagliata era troppo forte, e allora con le cuffiette nelle orecchie, nei minuti di spacco tra un’ora e l’altra, cantavo. Prima o poi sarebbe arrivata la mia voce alle sue orecchie. E così fu. Mi scelse e diventai immediatamente la voce solista. Da lì non ho più smesso di cantare».
Che significato attribuisci alla parola “gavetta”?
«Gavetta per me vuol dire crescere confrontandosi, significa sacrificio, notti insonni e mille dubbi, tanto studio e pochi soldi».
C’è un incontro che reputi fondamentale per la tua carriera?
«Probabilmente quello con l’autore dei brani. Un musicista straordinario che ha saputo dare voce alle mie sensazioni e mi ha spronato a tirarle fuori e a raccontarmi».
Ti senti rappresentata dall’attuale settore discografico?
«Non proprio. I linguaggi della musica dovrebbero essere vari, mentre molto spesso i temi affrontati testimoniano la confusione che c’è nella vita dei giovani d’oggi. Ovviamente con le dovute eccezioni».
Per concludere, dove desideri arrivare con la tua musica?
«Banalmente dico al cuore di chi mi ascolta. Il mio EP è un lavoro che nasce da emozioni vere, ogni brano è uno stralcio di vita vissuta e, per quanto autobiografico, credo possa appartenere indistintamente ad ognuno di noi».
Nico Donvito
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