venerdì, Marzo 29, 2024

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Alex Cliff: “Sono nato per fare musica, la mia vita serve a questo” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane cantautore lombardo, in uscita con il singolo “Mille miglia” feat. Dandy Turner

Tempo di nuova musica per Christian Almasio, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Alex Cliff, talento classe ’98 che abbiamo conosciuto nel corso delle audizioni della dodicesima edizione italiana di X Factor, con la sua maschera d’alieno e l’inedito “Bambino”. Lo ritroviamo più maturo con il singolo “Mille miglia”, impreziosito dalla collaborazione con Dandy Turner (qui la nostra recente intervista), un brano diretto e consapevole.

Ciao Christian, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Mille miglia”, cosa racconta?

«“Mille miglia” è il primo brano con il quale inizio il mio percorso nella musica, gli altri per quanto ci sia legato, sono stati come dei primi passi; il titolo è legato anche a questo. Il significato ed il messaggio che vorrei passasse è quello di vedere sempre la vita come un bicchiere mezzo pieno». 

Com’è nata la collaborazione con Dandy Turner e cosa aggiunge al pezzo il suo contributo?

«La collaborazione con Dandy è nata tramite la nostra etichetta. Ho pensato che avrebbe dato un valore aggiunto al brano con il suo stile e linea melodica e così è stato». 

C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il significato di questo brano?

«La frase che a parere mio evidenzia maggiormente il significato è quella del ritornello “Villaggi come buchi, ma per noi città.. Parcheggi abbandonati ed ora Luna Park”».

Dal punto di vista musicale, invece, come siete arrivati a questo preciso sound? 

«Io personalmente interagisco sempre con il beat, me lo ascolto mentre cammino nel mio paese di notte, ci faccio amicizia. È importante che le mie parole si trovino a loro agio, che tra base e testo nasca un rapporto importante. Con “Mille miglia” mi è bastata una giornata con mia sorella al Luna Park, Alex si è acceso ed è nato il brano».

Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai compreso che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?

«Ci ho messo un po’ a capirlo. Fin da bambino scrivevo in rima, ma con il tempo è stata una cosa che ho messo da parte. Poi è come se Alex mi avesse scelto ricordandomi che ho una missione, cercare di rendere il mondo un posto migliore con la musica. Amo vedere gli esseri umani che cantano, non c’è cosa più pura. Ho capito a che cosa serve la mia vita». 

Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato il tuo percorso?

«Sono cresciuto con Eminem nelle cuffiette passando per Logic, Mecna, Vasco Rossi, gli Oasis, i Linkin Park. Ho ascoltato e ascolto molta musica, però non saprei dire quale mi abbia influenzato di più». 

A cosa si deve la scelta del tuo nome d’arte e di indossare la maschera da alieno?

«È come se tra me e Alex ci fosse un buco nero, un tunnel, un collegamento spazio temporale tramite il quale lui si manifesta in me e nella mia musica, come se la sua missione fosse rendere questo mondo, per quel che vale, un posto migliore. A volte penso, o mi piace pensare, che Alex sia mio fratello che dal suo mondo, dalla sua dimensione lassù oltre il cielo, si manifesti, come se anche lui volesse fare questo e così iniziamo a farlo insieme, mano per mano, parola dopo parola, canzone dopo canzone. Alex non è altro che il mio secondo nome, dato per il battesimo e Cliff per il semplice fatto che da piccolo andavo sempre a scrivere su di un’altura, che in inglese suonava meglio». 

Cosa ti ha lasciato l’esperienza di X Factor 12?

«X Factor è stata una parentesi. Ha confermato che voglio far questo nella vita. Non è stato facile cantare per la prima volta davanti a così tante persone e per quanto sentissi più il cuore che la base è stata un’esperienza costruttiva terminata nel momento migliore». 

Dopo “Primo Marzo”, “Neve” e “Mille miglia”, cosa dobbiamo aspettarci dalla tua nuova musica?

«Ho scritto molte canzoni, sono felice di questo. Non so cosa ci si possa aspettare perché mi è difficile vestire i panni di un fan e capire cosa sia meglio presentare al pubblico. So solo che sono nato per questo e spero di fare i passi giusti in questo mondo di squali». 

Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«Ricevo spesso messaggi di chi ha bisogno di un consiglio o relativi a qualche mia canzone. Devo dire che l’età di chi mi contatta varia molto ed è per questo che non sono il tipo di persona che targhetizza la musica che fa. Le mie canzoni sono per tutti, vorrei arrivassero anche ai coralli».

© foto di Joy Sant’Agostino

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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