Alexia: “La musica mi ha scelto e devo assecondarla” – INTERVISTA

Alexia

A tu per tu con Alexia per parlare del suo nuovo singolo “Follow”, disponibile dallo scorso 9 maggio. La nostra intervista alla popolare cantante

Con una carriera che ha segnato la storia della dance italiana e una voce che continua a evolversi con autenticità, Alexia torna con “Follow“, il nuovo singolo pubblicato lo scorso 9 maggio. Un brano che unisce sonorità trascinanti a un messaggio profondo: fermarsi, ascoltare, tendere una mano in un’epoca dominata dalla corsa ai “follower”.

Un ritorno che anticipa “The Party – Back To The Dancefloor”, il grande concerto evento in programma il 26 marzo 2026 al Fabrique di Milano, dove Alexia celebrerà con il pubblico i momenti più iconici del suo percorso artistico.

In questa intervista ci racconta la genesi del nuovo pezzo, la voglia di comunicare senza filtri e il piacere di tornare a far ballare, con consapevolezza nuova e la stessa, inconfondibile energia.

Alexia presenta il nuovo singolo “Follow”, l’intervista

Follow” è il tuo nuovo singolo che prosegue la direzione avviata con “I Feel Feelings”: un ritorno alla lingua inglese e alla dance. Come nasce questo brano?

«È stato un processo creativo molto bello, nato con un team che conosco e con cui mi trovo benissimo. Avevamo già stabilito che sarebbe stato un brano in inglese, e questo mi ha dato maggiore libertà. Tutto è partito da una base con un giro armonico che mi è piaciuto subito: ho iniziato a intonare la prima parte e da lì le idee sono esplose. Alla fine ci siamo abbracciati, consapevoli di aver creato qualcosa di magico».

Se dovessi descrivere il sapore di questo brano rispetto a “I Feel Feelings”, quale sarebbe?

«”Follow” è più morbida, più pop. Entra in punta di piedi e poi esplode con un’energia solare. A differenza appunto di “I Feel Feelings”, che era più legata alla dance pura, questo brano vuole arrivare a più persone, a più generazioni».

A proposito del testo, “Follow” parla di identità in un mondo dominato dall’omologazione. Cosa ti ha spinto a trattare questo tema?

«La solitudine che viviamo ogni giorno. Siamo diventati una società di individualisti. Guardiamo tanto a noi stessi e poco agli altri. I sociologi consigliano di tornare al verde, al silenzio. Invece siamo urbanizzati, non ascoltiamo più il nostro corpo, né la nostra mente. Questo distacco ha indebolito i rapporti umani, fondamentali per affrontare le difficoltà della vita».

Oggi non ci si chiede più se i soldi fanno la felicità, ma se i follower la fanno. Cosa ne pensi?

«I follower possono dare felicità effimera, momentanea. Il contatto umano, invece, può rinascere anche dopo un’interruzione. È più forte, più vero. Ed è questo il tipo di felicità che vorrei trasmettere».

Follow” è una di quelle canzoni che sembrano leggere ma contengono messaggi profondi. Cosa speri arrivi al pubblico?

«Vorrei far suonare un campanello d’allarme. Mi piacerebbe vedere le persone ballare questa canzone, guardarsi negli occhi, sorridersi e abbracciarsi. Anche chi non ha una voce pazzesca può sentirsi libero cantandola. È liberatoria».

Nel videoclip questa connessione si vede anche attraverso la coreografia. C’è tanta voglia di contatto

«Esatto, è proprio così. Abbiamo voluto trasmettere unione e contatto umano, qualcosa che sentiamo il bisogno di ritrovare».

La dance che proponi oggi è diversa da quella degli anni ’90. Possiamo definirla un’evoluzione o un ritorno con nuova consapevolezza?

«Un ritorno con nuova consapevolezza. C’è la volontà di arrivare a più persone possibili, e anche la scelta dell’inglese va in quella direzione. È una lingua universale».

Il brano è firmato da autori importanti e prodotto da Carl Ryden. Com’è stato lavorare a più mani e quando avete capito che avevate trovato la giusta direzione?

«Durante la sessione ognuno aggiungeva un pezzo, e il brano andava naturalmente dove doveva andare. Quando abbiamo scritto l’inciso, abbiamo capito che avevamo trovato l’emozione giusta. Con Carl abbiamo fatto diversi esperimenti prima di trovare il vestito perfetto, ma alla fine ci siamo riusciti: è pop con un cuore dance».

Hai mai pensato a un disco di duetti con i tuoi più grandi successi?

«Il tema dei duetti è interessante, ma vorrei che nascesse da un desiderio autentico, non da un’idea di marketing. Se ci sarà un progetto con altri artisti, vorrei che questi incontri nascessero come qualcosa di maturo e sentito, non solo strategico».

Il 26 marzo 2026 ti esibirai al Fabrique di Milano con The Party – Back to the Dancefloor. Come te lo immagini nella tua testa questo show?

«Come una grande festa. Voglio riportare le emozioni e le atmosfere degli anni ’90. Spero ci siano tante persone, coetanei e non, pronti a rivivere quei momenti con me. Non so ancora come sarà tecnicamente, ma sarà uno show pazzesco».

Sei un’artista versatile, ma per un periodo la dance ti è sembrata stretta. Quanto è importante oggi seguire l’istinto e non sentirsi etichettati?

«È fondamentale. Per un po’ non ho avuto i mezzi per capire cosa fosse giusto per me, ma poi ho capito che stavo insistendo su qualcosa che non funzionava più. Alcune proposte mi fecero arrabbiare, erano incoerenti con quello che avevo costruito. Ho deciso di fermarmi e puntare su quello che mi faceva stare bene».

Segui l’istinto anche se non sai come andrà?
«Sì, perché se scelgo col cuore sto meglio. E se sto meglio, affronto tutto con più energia. Anche un errore, se scelto col cuore, pesa meno».

Per concludere, qual è la lezione più importante che ti ha dato la musica?
«Che la musica è una passione. Non sono stata io a scegliere la musica, è lei che ha scelto me. E per questo devo assecondarla».

Scritto da Nico Donvito
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