giovedì, Marzo 28, 2024

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Alfa: “Tutto passa, non c’è nulla che il tempo non possa curare” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane cantautore genovese, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Sul più bello

A qualche mese di distanza dalla nostra precedente chiacchierata ritroviamo con piacere Andrea De Filippi, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Alfa, giovane classe 2000 che ha già avuto modo di dimostrare il proprio talento e la propria maturità artistica con i singoli Cin cin, Wanderlust!,Il giro del mondo e TesTa TrA Le NuVoLE. Si intitola “Sul più bello” il brano che segna il suo ritorno e che rappresenta una piacevole ventata di aria fresca, in questa afosa estate piena zeppa di proposte simili e un tantino ripetitive.

Ciao Andrea, bentrovato. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Sul più bello”, quali riflessioni e quali stati d’animo hanno accompagnato la fase di stesura del pezzo?

«Dall’ultima intervista che abbiamo realizzato è cambiato praticamente tutto, soprattutto il mio modo di vivere, di pensare. Sono sempre stato molto razionale, ma con l’arrivo della musica e con tutta questa velocità che mi ha travolto, ho cominciato ad accettare l’imprevisto che, in realtà, avevo sempre considerato come qualcosa di negativo. “Sul più bello” è una sorta di fotografia di questo momento un po’ più felice, leggero e consapevole, un invito al “carpe diem”».

Mi piace questa filosofia del “c’est la vie”, questo voler afferrare le cose per come sono. L’imprevisto é il sale, e forse anche un po’ il pepe, della nostra vita. C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio l’intero senso della canzone?

«“Passerà anche questo lunedì”, perché io ho sempre odiato il lunedì, sin da quando andavo a scuola. Venendo da un periodo un po’ difficile, ho capito che riuscire a percepire i bassi della vita come un’occasione per tornare a godere degli alti, mi ha davvero cambiato la visione dell’esistenza. Tutto passa, non c’è nulla che il tempo non possa curare».

“Sul più bello” è la title-track contenuta all’interno della colonna sonora dell’omonimo film diretto da Alice Filippi. Che esperienza ha rappresentato per te questo coinvolgimento cinematografico? Immagino tu abbia realizzato un sogno…

«E’ una cosa talmente grossa che non me lo potevo aspettare, sono sempre stato appassionato di colonne sonore, da Michael Giacchino ad Ennio Morricone, mi ha sempre affascinato l’idea di poterne realizzare una anch’io, una roba che a diciannove anni non potevo neanche sognare. E’ stata una figata, anche andare sul set, conoscere gli attori, vedere come si gira un film, un’esperienza che mi ha arricchito tantissimo».

A livello di ascolti musicali, tendi a cibarti di un genere in particolare oppure ti reputi abbastanza onnivoro?

«Vado a periodi, ci sono momenti in cui ascolto Domenico Modugno, altri in cui mi fisso con Elvis Presley o i Green Day. Ora sto vivendo una fase indie, sto ascoltando un sacco di gruppi francesi, spagnoli e inglesi, mi sto aprendo a quel mondo. Mi reputo una persona molto curiosa, cerco di trovare ispirazione in ogni canzone. Poi, ho dei generi che non mi piacciono, credo come tutti».

Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? Cosa dobbiamo aspettarci dalla tua nuova musica?

«Beh, sicuramente entro cinque o sei mesi vorrei far uscire il mio primo disco, per poi dedicarmi ai concerti. In questo momento sto scrivendo, raccolgo pezzi, li lavoro, decido quando e come è meglio farli uscire. Poi, non solo musica in realtà, sto cercando di coltivare anche altri interessi, mi piacerebbe molto aprire una pizzeria, perché ho scritto “Cin cin” aspettando una pizza e mi sono detto “perché no?”. Anche con il merchandising, mi piacerebbe creare una linea di vestiti. Insomma, cerco di impiegare il tempo nella maniera più creativa possibile».

Il Festival di Sanremo è tra i tuoi obiettivi?

«Sì, mi piacerebbe un sacco, l’ho sempre visto, sin da bambino con i miei nonni e i miei genitori, è diventata una specie di tradizione familiare. Da buon ligure partecipare al Festival sarebbe una bella vittoria personale».

Venendo all’attualità, alla pandemia e a tutte le sue conseguenze socio-economiche, come hai vissuto il lockdown e con quale spirito stai affrontando questa ripartenza?

«Ho cercato di vivere il lockdown in maniera positiva, per quel poco di positivo che c’era, ho cercato di prenderlo come uno spunto creativo, sono tornato a Genova dalla mia famiglia, ho ripreso un po’ la dimensione della mia cameretta, ovvero dove è nato tutto. Mi sono detto “ok, da adesso scrivo una canzone al giorno, non mi importa se verrà bene o male”, infatti ho tirato fuori tipo quarantacinque canzoni, se non mi sbaglio. Forse per la prima volta, abbiamo avuto dalla nostra parte il tempo da dedicare a noi stessi, a ciò che più ci appassiona».

Per concludere, quale augurio ti senti di rivolgere alla comunità del futuro? Cosa speri che questa situazione così estrema ci abbia insegnato?

«Io sono poco ottimista in realtà, credo che sia un qualcosa che ricorderemo per sempre, ma speravo insegnasse molto di più. Vedo che molta gente ormai vive la situazione come se ci avessero preso in giro, in cuori mio spero che possa lasciare qualcosa in più alle generazioni future. Potrà sembrare una frase banale, ma davvero ho apprezzato le piccole cose, dall’uscire di casa al prendersi un pezzo di focaccia o un caffè al bar. Godersi la vita penso sia l’aspetto più importante, senza dare mai nulla per scontato».

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.