A tu per tu con il misterioso cantautore, al suo esordio discografico con il singolo “Non siamo più bambini“
Certe canzoni arrivano all’improvviso, forse al momento giusto, si appropriano della tua attenzione e suscitano commozione. Questo l’enigma e il fascino della musica. Alpaca è un cantautore di cui non sappiamo niente, ma tutto quello che ci serve sapere di lui è racchiuso all’interno di “Non siamo più bambini“, brano che stuzzica più la nostra sensibilità che l’umana curiosità. Un pezzo che consigliamo di ascoltare ad occhi chiusi, in compagnia dei ricordi, belli o brutti che siano.
Ciao e benvenuto. Partiamo da “Non siamo più bambini”, che sapore ha per te questo pezzo?
«Questo brano per me ha un sapore di colori e immagini dell’infanzia, cosa che credo appartenga un po’ a tutti. “Non siamo più bambini” vuole essere un viaggio dentro di noi, per riscoprirci, per tirare fuori quel bambino nascosto».
Un brano che sfiora le corde dell’anima, quali riflessioni e quali stati d’animo lo hanno ispirato?
«Sicuramente la nostalgia di un passato spensierato che oggi manca. A volte vorremmo tornare tutti un po’ bambini e lasciarci alle spalle i problemi di ogni giorno, vivere con meno paure e ansie il presente. qualcuno che se ne occupi al nostro posto e fidarci ciecamente, come era con i nostri genitori».
C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il significato di questa canzone?
«“…e ti vorrei qui accanto, ogni tanto…” da qui parte tutto, il ricordo di chi ora non c’è più o è lontano ma che a quel tempo riempiva la mia infanzia. Questa frase nella canzone si ripete molte volte proprio perché è il fulcro, tutto parte da qui».
Dal punto di vista musicale, a cosa si deve questa ricerca verso l’essenzialità?
«Mi piacciono i suoni definiti, la naturalezza dei suoni. L’essenziale per me è fondamentale, e non perchè sia riduttivo, ma al contrario, lascia spazio alla fantasia e ai ricordi dell’ascoltatore».
A livello narrativo, cosa aggiungono le immagini animate del videoclip?
«Sicuramente si entra nella mia idea di semplicità, colori, immagini e scrittura naturale, come quella di un bambino, nessun filtro, senza paura o vergogna di essere giudicati».
Facciamo un salto indietro nel tempo, come e quando hai incontrato la musica?
«Mio nonno suonava benissimo la fisarmonica, strumento che mi ha sempre affascinato, ma tutto è partito quando avevo cinque anni: i miei genitori mi avevano regalato un telefonino giocattolo con le note musicali, strimpellandolo in pochi minuti suonavo la sigla di una nota pubblicità, da lì i miei genitori decisero di mandarmi a studiare pianoforte, poi ci fu il conservatorio ed ora, eccomi qui».
Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato il tuo percorso?
«Ho sempre ascoltato tutti i grandi cantautori italiani degli anni ’70/’80, primo fra tutti Ivano Fossati, di lui mi affascina come riesce a rendere parole e musica una sola cosa».
Hai scelto di non mostrare il tuo volto, di non svelare la tua identità, di lasciar parlare solo parole e note, cosa ti ha portato a questa decisione?
«Penso che tutto quello che voglio esprimere parta da un pianoforte e una voce. Il resto conta pochissimo, io vorrei l’ascoltatore intento a viaggiare nella mia musica e nelle mie parole, non nella mia immagine, aspetto di cui oggi si fa davvero troppo abuso».
A cosa si deve la scelta del tuo nome d’arte?
«Alpaca è un simpatico animale, la scelta del nome è nata da una favola per bambini letta qualche tempo fa, lo descrivevano come buffo ma allo stesso tempo scontroso, in realtà un po’ mi rispecchiavo, da lì la decisione di chiamarmi così».
Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere? Cosa dobbiamo aspettarci dalla tua nuova musica?
«Ho molte canzoni pronte, con la New Music International stiamo lavorando al mio primo Album di inediti, grazie a Pippo Landro, mio produttore, sto tirando fuori solo me stesso, niente di elaborato o modificato, canzoni che mi nascono da sole, piano e voce, tanta melodia come piace a me».
Per concludere, al netto dell’attuale momento storico e delle varie difficoltà, quali sensazioni e quali sentimenti ti piacerebbe riuscire a trasmettere a chi ascolta “Non siamo più bambini”?
«Con questa canzone vorrei che tutti cercassero il loro mondo bambino, i loro ricordi, per portarli nella realtà attuale, anche se, questo mondo purtroppo è pieno di problemi, distanze e paure. Ogni giorno non smettere mai di sognare per credere più in se stessi e in quel bambino che molto spesso teniamo nascosto ma che invece fa parte di noi, della nostra essenza».
Nico Donvito
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