venerdì 22 Novembre 2024

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Altarboy: “Essere artisti completi significa saper esplorare mondi diversi” – INTERVISTA

A tu per tu con duo di producer formato da Attilio Tucci e Sergio Picciaredda, in uscita con il singolo “Vertigine

Tempo di nuova musica per Attilio Tucci e Sergio Picciaredda, meglio conosciuti come gli Altarboy, attualmente in rotazione radiofonica con il nuovo singolo di Levante (qui la nostra recente intervista), intitolato “Vertigine”, presente nella colonna sonora della terza e ultima stagione di “Baby”, popolare serie di Netflix trasmessa in oltre 190 Paesi.

Ciao ragazzi, benvenuti. Partiamo dal vostro ultimo singolo “Vertigine”, come sono nate questa canzone e la collaborazione con Levante?

«Prima del lockdown ci trovavamo nello studio di Marco De Angelis, produttore della serie di Netflix “Baby”. Noi eravamo già parte della colonna sonora nelle precedenti due stagioni con quattro singoli insieme ad artisti del calibro di Billie Eilish, Vasco Rossi, James Blake, Vitalic, Chromatics, London Grammar.  La lampadina si è accesa con lui che, già innamoratosi del nostro suono, aveva bisogno per la stagione finale della serie, di un brano dal respiro internazionale però cantato in Italiano. A questo punto, quale cosa migliore di unire noi, indipendenti e di nicchia, a un’artista molto affermata in Italia che potesse interpretare in modo originale il nostro suono; così è uscito il nome di Levante. Quando ha accettato siamo stati felicissimi poiché , da produttori, sapevamo che lei sarebbe stata perfetta sia per il suo modo particolare di esprimersi e cantare che per l’uso di un linguaggio originale e mai scontato». 

Com’è stato comporre per una cantautrice che a sua volta è abituata a costruire una canzone in totale autonomia? Sia testo che musica

«E’ stato veramente stimolante perché siamo entrati subito in sintonia. C’è stata molta stima e rispetto dei percorsi e del lavoro reciproco. Purtroppo a causa del lockdown non ci siamo mai incontrati, noi eravamo a Roma e lei a Torino. Sarebbe stato fantastico condividere la fase creativa del lavoro. Quindi noi abbiamo scritto e prodotto la base e lei ha fatto un lavoro veramente eccezionale nello scrivere testo e melodia e dare vita a un brano veramente forte». 

Sonorità un po’ inedite per Levante, siete soddisfatti del risultato?

Assolutamente sì. Essere artisti completi significa anche esplorare mondi diversi con sonorità anche differenti dalle proprie. Questo connubio è riuscitissimo e i risultati che sta facendo il brano parlano da sé».

Cosa vi affascina esattamente di questo sound anni ’80?

«E’ la musica con la quale siamo cresciuti, una musica semplice e diretta che con i suoi riff e le sue atmosfere arriva dritta al cuore della gente». 

Com’è nato l’incontro con Marco De Angelis, produttore della serie di Netflix “Baby”?

«E’ stato un incontro molto spontaneo. Stavano girando la serie nello stesso palazzo dove noi abbiamo lo studio. Chiedemmo al direttore di produzione di poter incontrare il regista o il produttore della serie. Si presentò il secondo. Lo abbiamo invitato in studio, noi stavamo lavorando al nostro primo album “Way Beyond” e gli facemmo sentire due singoli “Blow” e “You on me”. Fu amore a prima vista. Il giorno dopo bussò con una bottiglia di vino e una scatola di sigari costosissimi e brindammo a questa collaborazione. Marco è veramente una persona eccezionale e un grande intenditore di musica oltre ad essere un bravissimo batterista. La colonna sonora di “Baby” è una delle più riuscite in assoluto. Ora nei live suona la batteria con noi e ci divertiamo moltissimo».

Cosa vi affascina esattamente del comporre colonne sonore?

«Lavorare alla composizione di colonne sonore è una opportunità unica poiché ti  da l’occasione di arrivare alla gente con musica e immagini. E’ un lavoro di confronto molto stimolante che coinvolge produttori registi e musicisti e quindi devi tenere conto di più punti di vista nel trattare i temi affrontati dalle diverse prospettive». 

Facciamo un breve salto indietro nel tempo, come vi siete conosciuti e quando avete deciso di mettere in piedi il vostro progetto congiunto?

«In realtà si tratta di un lungo salto nel tempo, perché siamo amici dai tempi delle scuole elementari dove eravamo compagni di classe, diciamo che il desiderio di avere un progetto discografico comune nasce però sin dai tempi del liceo dove ci divertivamo ad improvvisare con gli strumenti che a quel tempo avevamo a nostra disposizione e registrare le nostre idee su un multitraccia a quattro piste. La decisione più consapevole e matura la prendemmo però una decina di anni or sono mentre registravamo un disco al Forum Music Village. Sentivamo il bisogno di uscire dall’elettronica pura ed avvicinarci a sonorità più Pop. Da qui nacque l’idea di tornare alle nostre origini ed andare a pescare nel suono 80 e cominciammo a produrre “Blow” e “You on me”, due singoli che hanno fatto da apripista al nostro album “ Way beyond”».

Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato i vostri rispettivi percorsi?

«Diciamo che anche per quanto riguarda i nostri ascolti c’è da dire che sono andati di pari passo e dove l’uno trovava qualcosa di interessante da proporre all’altro ecco che ci si riuniva per ascoltare insieme la novità, sia che fosse musica elettronica che rock o pop. Avevamo poi l’abitudine di registrare delle cassette alle quali davamo di nomi assurdi dove all’interno spaziavamo veramente in tutti i generi che l’uomo ha creato. Sicuramente quando partiamo nella nostra macchina non manca mai un po’ di sano pop, un po’ di rock, elettronica di vario tipo e la colonna sonora di “Drive”».

Due nomi di artisti che vi piacerebbe produrre? Possibilmente uno italiano e uno straniero

«Capita che molto spesso ci innamoriamo di una voce e tra le molte che ci sono in giro nel panorama musicale straniero, forse, Electric Youth è una di quelle che ci piacerebbe “vestire”. Ci piacerebbe inoltre rivisitare in chiave moderna dei brani italiani, forse, un brano degli Stadio».

Per concludere, quali sono i vostri prossimi progetti in cantiere e/o obiettivi per il futuro?

«Siamo chiusi in studio a registrare nuove produzioni ed il nostro secondo album, ci saranno nuovi featuring e collaborazioni con altri artisti italiani e stranieri e gli obbiettivi per il futuro sono senza dubbio consolidare ulteriormente e far crescere il nostro suono nell’attesa che riparta la stagione dei live».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.