Ecco le pagelle dei 20 brani arrivati in semifinale per uno dei 6 posti tra le Nuove Proposte
Sono stati pubblicati i venti brani che hanno avuto accesso alle semifinali della 71° edizione del Festival di Sanremo nella sua categoria Nuove Proposte che si svolgeranno per mezzo del concorso Ama Sanremo (di cui qui le prime anticipazioni). Abbiamo ascoltato, dunque, tutte le canzoni cercando di trarne delle conclusioni volutamente dopo un solo ascolto esattamente come si troverà a fare la stragrande maggioranza del pubblico televisivo della kermesse ligure.
C’è da dire che Amadeus nelle sue scelte si è rivelato ancora una volta piuttosto vario e molto attento all’attualità ma che, rispetto allo scorso anno, pare aver destinato maggior attenzione ad una tradizionalità dei suoni e delle intenzioni sanremesi (almeno guardando alla quantità). Ad un primo ascolto pare non esserci alcuna canzone davvero degna di essere ricordata nel tempo, nessuna che abbia delle reali possibilità di affermarsi con un successo clamoroso come, negli ultimi anni, è accaduto a Francesco Gabbani (‘Amen’), Mahmood (‘Soldi’) e Ultimo (‘Il ballo delle incertezze’). Tante canzoni (diverse) che si lasciano ascoltare con piacevolezza, un livello mediamente sufficiente di proposte ma nessun vero gioiellino capace di convincere da subito e che, ad ora, sembra poter essere in grado di vincere la sfida principale: affermarsi popolarmente e passare dallo stato di “giovane” a quello di “big” della canzone italiana.
- ALIOTH – Titani
E’ una forma-canzone sufficientemente tradizionale che riesce, però, ad unire diverse sfumature musicali che vanno dal pop più classico ad un parlato-rappato figlio delle ultime esperienze dei vari Ultimo o Fasma. L’inciso, proprio da quest’ultimo, pare voler riprendere un’esplosione musicale ed orchestrale capace di deragliare il tutto verso un pop-rock più incisivo di quanto le strofe sussurrate ed intimiste paiono voler fare. Il tema è quello di una relazione a due che si consuma tra “le volte passate in giro ad ubriacarmi: la mia prigione è stata non saper amare senza abbandonarmi a te”. Un classico dramma d’amore giovanile che si traduce in sofferenze dell’intimo e in auto-persecuzioni che non perdonano. Rimangono dei dubbi solo sulla scelta dell’arrangiamento vocale non pulito ma ovattato. VOTO: 6/7
- AVINCOLA – Goal!
Una voce piuttosto si confronta con il classico tipo di canzone indie che tanta fortuna ha raccolto negli ultimi anni. A suggerirne il risultato finale fin dalle primissime battute è un arrangiamento tutto costruito sui sintetizzatori e sulle tastiere ed un testo che cerca un linguaggio quanto più ricco possibile di immagini quotidiane e concrete. Il pretesto è quello per raccontare una relazione che, se andrà in porto, è come quando “facciamo goal, vinciamo la partita”. Un brano leggero, orecchiabile ma anche non così profondo o dal messaggio prezioso. Superfluo. VOTO: 5
- THOMAS CHEVAL – Acqua minerale
Nato a The Voice si riscopre qui in una dimensione totalmente diversa cercando di provare con la sua immagine e con un’aderenza musicale ad un registro sufficientemente istrionico ed imprevedibile. In sè la canzone c’è e può essere anche interessante ma rimane un’idea da valutare sulla lunga distanza per concepire davvero le sue potenzialità e l’originalità della sua proposta. L’episodio in sè rimane comunque sufficientemente convincente anche se avrebbe meritato uno sviluppo maggiormente diversificato. VOTO: 6.5
- CHICO – Figli di Milano
Interprete giovanissimo e, forse proprio per questo, particolarmente figlio dei nostri giorni a livello musicale. La trap arriva (forse) a Sanremo per mezzo di lui che guarda a Milano come ad un grande crogiolo di popoli e culture che, ad oggi, ne costituiscono il DNA più vero e puro. Può essere interessante l’idea di base, la volontà di dimostrare la varietà di generi che ambiscono al palco dell’Ariston e la capacità di questo particolare interprete ma una proposta simile a Sanremo si fatica ad immaginarla. Anche la canzone in sè non è di certo nulla di imperdibile. VOTO: 4.5
- DAVIDE SHORTY – Regina
Un ex X-Factor che in questi anni dopo il talent ha fatto le sue esperienze arrivando anche a delle dimensioni internazionali il che si sente particolarmente in questa canzone davvero ricca di spunti ed idee. Il suo cantato è sempre riconoscibile e particolare e la sua composizione melodica continua a conservare quel non so che di Pino Daniele che la fa risultare particolarmente piacevole. Non può mancare, ovviamente, la strofa rappata che dimostra tutta la duttilità dell’interprete. Non un brano facile da assimilare ma sicuramente piacevole e particolarmente completo. VOTO: 7-
- FOLCAST – Scopriti
Un sound con tracce di soul che poi, però, sceglie di appoggiarsi di un ritornello tutto caratterizzato dagli archi e dalla nostalgia che una voce non sempre precisissima riesce ad evocare. Non arriva mai un vero e proprio sussulto né a proposito di arrangiamento nè di voce e questo, in qualche modo, condiziona la resa finale della canzone che solo nella sua conclusione ingrana una marcia successiva affidandosi ad un cantato più dinamico che passa da un accenno di rap ad un cambio di tonalità che fa suonare la voce “stridulamente” su di un alto registro. Da riascoltare per capirla davvero. VOTO: 6
- GALEA – I nostri 20
Il suo timbro è profondissimo e si adatta bene ad un brano che, come questo, parte da subito con un beat piuttosto martellante ed una ritmica sempre presente per caratterizzare il brano. La voce è sicuramente la cosa più preziosa di questo brano che ha tutte le carte in regola per affermarsi come un’orecchiabile tormentone. Sarebbe stato interessante prevedere una maggiore esplosione per il ritornello magari portando ad uno sviluppo più accentuato della dinamica sia del cantato che dell’arrangiamento che rimane, invece, sempre sufficientemente lineare. Il pezzo, però, funziona. VOTO: 7.5
- GAUDIANO – Polvere da sparo
Si gioca un ritornello con un beat potenzialmente martellante ma tenuto volontariamente a freno non esplodendo mai del tutto. In compenso viene inserito anche un ricordo sonoro lontano proveniente dall’oriente che pare voler richiamare le ultime tendenze produttive di Dardust ma anche in questo caso la cosa viene velocemente soffocata e non del tutto sfruttata. La voce è assolutamente interessante e capace di affrontare diverse soluzioni musicali ma la canzone non gli permette di spiccare veramente il volo. Un brano non adatto e tante idee messe sul fuoco senza essere davvero sviluppate. La quantità non sempre basta. VOTO: 5.5
- GAVIO – La mia generazione
La canzone più sociale del lotto anche perchè forse è anche l’unica che si azzarda a dire effettivamente qualcosa nel suo testo. L’attenzione viene messa sui nostri giovani che non stringono mai certezze tra le mani ma si trova divisa tra colloqui, false speranze e delusioni non riuscendo a realizzare i propri sogni, i propri ideali e le proprie ambizioni sociali e personali. “Siamo le vittime, siamo i colpevoli, siamo i più forti, siamo i più deboli”. In questo trip difficile da sciogliere si trova anche una forma canzone assolutamente interessante ed orecchiabile che smentisce il fatto che i testi profondi debbano per forza suonare come poco appetibili dal punto di vista commerciale. VOTO: 7/8
- GINEVRA – Vortice
Una canzone che riprende l’idea di una ballata sanremese delicata e struggente da affidare ad una voce femminile delicata e raffinata. In questo caso ci sono anche degli elementi che tentano di rievocare nell’ascoltatore l’idea di contemporaneità ma il nocciolo duro del brano è costituito da un pianoforte portante, da una voce quasi metallica in alcuni suoi echi e da un testo che ha per sè poche certezza ma davvero tante domande per testimoniare quella fragilità che lo stesso timbro vocale vuole trasmettere. L’idea è interessante ma, anche in questo caso, la canzone non suona convincente fino in fondo. VOTO: 7+
- HU – Occhi Niagara
L’esempio più prossimo per testimoniare che anche la tecnologia va sfruttata a proprio favore e deve obbligare ad una ricerca e ad una personale desinenza per tracciare un profilo identitario e personale. In questo caso tutto ciò viene compiuto ed il risultato è un brano assolutamente piacevole capace di offrire all’ascoltatore una ricetta personale ed una forma-canzone capace di mettere in luce un bel timbro vocale, un arrangiamento studiato e non così scontato ed una canzone orecchiabile ed ipnotica in alcuni suoi tratti. Un buon punto di partenza da cui continuare a sviluppare idee. VOTO: 6.5
- I DESIDERI – Lo stesso cielo
Il giovane duo si reinventa così realizzando una ballata 2.0 che si gioca delle strofe tradizionalmente tenute a freno ed un ritornello che, invece, sviluppa un canto più pieno insieme ad un arrangiamento ricco di campionamenti elettronici e sintetici. Sfruttano anche il dialetto napoletano per declinare i versi dell’inciso e giocarsi, su questo terreno, anche la nuova ondata di provincialità che sta investendo la musica italiana in questi ultimi tempi guardando soprattutto a Geolier e agli altri rappresentanti di una simile scuola. Piacevole ma nulla di che. VOTO: 6
- LE LARVE – Musicaeroplano
Una voce graffiatissima si confronta fin dall’apertura con un arrangiamento tipicamente pop-rock che non si nasconde di certo dietro una finta leggerezza o prudenza e che nell’inciso arriva al punto in cui fa credere essere alle porte un’ulteriore esplosione. Anche in questo caso il brano racconta tutta la sofferenza interiore che si libera insieme al grido della sua voce e di quella musica che permette di mettere le ali e volare via, lontano dai problemi della propria vita. Manca, però, il piglio giusto per lasciare il segno all’interno della stessa canzone. VOTO: 6-
- M.E.R.L.O.T – Sette volte
Sceglie l’utilizzo della sovrapposizione delle linee vocali che complicano la comprensione delle parole nelle sue strofe fino a quando il tutto non si ricongiunge nell’incisione del ritornello. Anche la distorsione elettrica dell’arrangiamento confonde il tutto spesso prevaricando nel volume rispetto alla voce. Si conclude in fretta senza davvero centrare mai l’obiettivo e suonando come un’idea con del potenziale ma non del tutto sviluppata o esaltata. Peccato. VOTO: 4.5
- MURPHY – Equilibrio
Vuole unire il rock più progressivo all’attualità della trap in cui la durezza dei suoni si coniuga anche a quella delle parole. In questo caso la scelta è quella di dedicarsi al tracciare un ritratto della fragilità interiore che determina fragilità e difficoltà dal “difendermi da quello che vorrei”. Le voci si confondono con le loro distorsioni sonore e l’arrangiamento potente, ricco e grave riempie il tutto coniugandosi perfettamente alle intenzioni del brano e del suo interprete che, eppure, pare non essere riuscito a svilluppare appieno il proprio tema rifugiandosi in delle liriche anche troppo ripetitive e spoglie. VOTO: 5.5
- NOVA – Giovani noi
E’ probabilmente la proposta più contemporanea tra le venti selezionate. Il linguaggio musicale è quello del nuovo trap italiano ma le sue desinenze sono del tutto diverse e traslate. Mettendo da parte l’unico ‘vaffanculo’ del testo il resto del brano si dedica a temi “puliti” concentrandosi su di una riflessione attorno alla vita, ai suoi scopi e alla condizione dei giovani. La ricetta musicale che sfrutta anche l’autotune ed altre distorsioni sonori risulta funzionale più al creare un vestito appetibile più che alla trasmissione di un messaggio congruente con il brano. In ogni caso funziona e nelle sue attenzioni si avvicina sufficientemente alla strada mostrata lo scorso anno da Fasma anche se, in questo caso, percorsa con meno convinzione. VOTO: 6.5
- SCRIMA – Se ridi
E’ tra le più belle del lotto grazie a quella sua capacità di proporsi come una ballata pop perfettamente in linea con la tradizione italiana e sanremese ma anche in grado di guardare all’attualità per mezzo di un testo senso tempo. Il focus è una lei a cui si guarda declinando il proprio sentimento d’amore in una forma di poesia tipica delle varie ‘A lei’ che, da sempre, sono sempre particolarmente indicate per fare breccia nei cuori. L’inciso si apre su di un letto di archi con la voce che si assottiglia e si accompagna da decine di voci in sovrapposizione che inspessiscono il suono e lo rendono pieno ed avvolgente. Poi, pian piano, cresce e si sviluppa nel suo racconto e nella potenza che è in grado di trasmettere. Con l’orchestra l’effetto potrebbe essere travolgente. VOTO: 8.5
- SISSI – Per farti paura
L’abbiamo conosciuta lo scorso anno nelle audizioni di X-Factor ma questa volta l’apprezziamo maggiormente perchè pare più a fuoco nella sua proposta musicale che cerca un connubio efficace tra la leggerezza del timbro vocale ed una contemporaneità sonora capace di compiere una ricerca. Tante le parole del testo che rendono difficile seguire la narrazione della canzone fin da primo ascolto se vi si somma anche una vocalità particolarmente intenta alla ricerca del ghirigoro d’effetto. Da riascoltare soprattutto alla luce di alcuni suoni particolarmente ispirati. VOTO: 6+
- WRONGONYOU – Lezioni di volo
E’ indubbiamente uno dei nomi più noti per il suo percorso discografico già macinato oltre che uno dei più forti candidati per un posto sul palco dell’Ariston visto anche il supporto di cui gode. Il brano propone tutto il blues di cui è espressione solitamente ma lo unisce ad un ritornello pop che guarda a sfumature tradizionali per conquistare. Il cantato delle strofe rimane prossimo ad un parlato ma è l’apertura dell’inciso a convincere in modo particolare donando a tutta la canzone quella possibilità di essere canticchiata con convinzione da chiunque si trovi ad ascoltare. Un’ottima proposta per farsi notare mettendo sul piatto ingredienti “certi”, tra cui una vocalità assolutamente notevole, ed altri più propri e sperimentali soprattutto sul piano dell’arrangiamento. VOTO: 8
- GRETA ZUCCOLI – Ogni cosa sa di te
Una vocalità d’antica vocazione che cerca di riproporre al pubblico una forma di cantato soave, leggiadro e di classe dotandosi di un’espressione alta. E’ indiscutibilmente la vocalità, ed in particolar modo il suo utilizzo, a catturare l’attenzione dell’ascoltatore che rimane stupito dal sentirsi avvolgere da una melodia ricca d’archi e di un’orchestrazione antica. L’effetto è indubbiamente piacevole e rassicurante ma paga il dazio di aver messo le interessanti caratteristiche della sua interprete al servizio di una canzone non altrettanto preziosa e qualitativamente elevata. Testo non così incisivo e messaggio che, alla fine dei conti, rischia di sfuggire. VOTO: 6/7
Ilario Luisetto
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