Amara canta la “pace” con la sua profondità – RECENSIONE
Recensione del nuovo album d’inediti
Amara (o se si preferisce, Erika Mineo) è una delle autrici che più si sono fatte strada nel mondo della musica pop italiana degli ultimi anni grazie ad importanti collaborazioni con alcune tra le voci più popolari del nostro panorama. Dopo il suo esordio tra le Nuove Proposte del Festival di Sanremo nel 2015 con il brano “Credo” è la pubblicazione dell’album “Donna libera” a febbraio 2017 la cantautrice pubblica il suo secondo disco in carriera dal titolo “Pace”.

Lo stesso schema compositivo è adottato anche per la miglior ballata pop dell’album, Ritagli, dove ad un pianoforte delicato ed intimo si contrappone una potente capacità interpretativa che racconta l’incapacità di affrontare la vita soltanto grazie ai ricordi o ai felici frammenti del passato “per non farsi troppo male”.
L’anima più pop-rock di Amara esce allo scoperto con Grazie a cui spetta il compito di aprire il disco con un ritornello che loda la bellezza della vita e del mondo con una batteria che si fa sentire fin da subito testimoniando l’amore verso “chi mi vuole bene e chi mi abbraccia” strizzando decisamente di più l’occhio al mondo radiofonico attuale. Suoni più contemporanei s’intravedono maggiormente in Quando incontri la bellezza, che inserisce anche qualche sintetizzatore, La terra è il pane, dove Amara si fa più istrionica mantenendo un tono vocale basso e cupo dichiarando l’immensa bellezza del creato e la potenza dell’amore verso esso che ci permette la vita, e Ci vuole fantasia, il brano più orecchiabile ed immediato dell’album capace di far battere il piede insieme al ritmo cadente e serrato dei versi delle strofe.

A chiudere l’album ci sono Filastrocca d’amore, il cui testo è affidato alla voce innocente di un bambino che lo recita, e la versione del brano Un altro sole scritto da Amara per l’ultimo album di Loredana Errore: la cantautrice fiorentina dona al pezzo una dimensione decisamente più cantautorale ed intima con l’apertura riservata al pianoforte prima dell’apertura ritmica dove si scaglia la tinta più nera della vocalità di Erika.
Amara non la scopriamo certamente oggi ma questo album Pace non fa che confermare il suo enorme potenziale artistico non solo dal punto di vista testuale e compositivo ma anche vocale ed interpretativo. Ad ottime ballate pop profonde (Pace e Ritagli su tutte) si alternano brani più leggeri che testimoniano la duttilità di questa giovane artista degna di più ampi spazi considerata la sua capacità di raccontare la vita nella sua più profonda essenza.
MIGLIORI TRACCE: Pace/C’è tempo/Ritagli
VOTO COMPLESSIVO: 8,2/10
