giovedì, Marzo 28, 2024

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AmaSanremo, l’analisi dei venti semifinalisti di Sanremo Giovani

Rilasciate le canzoni dei cantanti in concorso per aggiudicarsi un biglietto andata e ritorno per il Teatro Ariston

Annata diversa, ma ugualmente prolifica rispetto alla precedente. Così potremmo sintetizzare in pochi caratteri il livello generale delle scelte effettuale dalla commissione musicale, presieduta da Amadeus e composta da  Claudio Fasulo, Gianmarco Mazzi, Massimo Martelli e Leonardo De Amicis. Terminate le audizioni dal vivo, sono stati repentinamente comunicati i nomi dei venti semifinalisti di Sanremo Giovani, che impareremo a conoscere nel corso dei cinque appuntamenti del nuovo format AmaSanremo, in onda al giovedì a partire dalle 22.45 su Rai1 e Radio2, dal 29 ottobre al 26 novembre.

Solo la metà dei semifinalisti avrà la possibilità di giocarsi il tutto per tutto nella serata conclusiva in programma giovedì 17 dicembre, in cui conosceremo il cast completo del Festival di Sanremo 2021, a partire dai sei giovani della sezione Nuove Proposte, a cui si aggiungeranno (come di consueto) i due vincitori di AreaSanremo, compreso le identità dei venti big. Ad inoltrare la domanda per partecipare alla kermesse, sono stati ben 961 talenti emergenti. Sessanta di loro, più i vincitori di Castrocaro 2020, si sono esibiti dal vivo nelle consuete audizioni, da qui la scelta delle proposte che andremo ad analizzare singolarmente.

Leggendo la lista senza ascoltare i brani, sorprendono in linea generale le scelte, soprattutto se consideriamo alcuni esclusi di lusso che, per notorietà e per riscontro mediatico, avevamo un po’ tutti dato per scontato. Forse, ancora una volta, hanno prevalso le canzoni e non i cantanti. A giudicare dall’ascolto dei venti pezzi (già disponibili su RaiPlay), quello che emerge è l’attualità dei temi e la tradizionalità dei suoni, oltre che l’intenzione, ovvero la volontà di mettere in piedi una certa omogeneità, tracciando la linea di quella che potrebbe essere la definitiva direzione musicale del direttore artistico (ne abbiamo parlato qui), vale a dire un Festival che strizza l’occhio alla qualità e all’emozione, in due parole: alla canzone d’autore.

La contemporaneità è un elemento che ha sempre contraddistinto la storia di Sanremo, scelte azzeccate e scelte sbagliate si sono alternate fino ad oggi, fino a questa situazione di estrema incertezza causata dalla pandemia. Discografia ed emotività sono messe entrambe in discussione, ma la risposta in questo caso è la musica, l’unica in grado di rassicurarci, prenderci per mano e portarci lontano, in un viaggio andata e ritorno che ci arricchisce. Proprio per questo motivo, molti di questi pezzi non sono immediati, bensì necessitano di essere coltivati ascolto dopo ascolto. Più che un’osservazione, questo vuole essere soprattutto un invito.

Sanremo Giovani | Analisi dei brani

Alioth

Alioth  – “Titani”

Riuscire a non evocare altri artisti italiani, oggi come oggi, può risultare un’impresa. Il giovane romano si discosta profondamente dal nostro cantato, senza sventolare alcuna bandiera tricolore, bensì strizzando l’occhio verso un approccio votato all’internazionalità, che potremmo collocare nello stesso girone elettro-soul di Sam Smith, James Arthur e Charlie Puth. La lingua italiana dona al pezzo quel guizzo in più, quell’unicità che non guasta. Sound e linguaggio convivono e si amalgamano con disimpegno. Bel groove.

Avincola

Avincola – “Goal!”

(qui la nostra precedente intervista)

A un anno di distanza dal precedente tentativo del girone di andata, il cantautore romano ci riprova in quello di ritorno, a campionato ancora aperto. Metafora più che azzeccata, considerato il titolo. L’artista scende in campo con una formazione sonora diversa, sviluppando un cantato più contemporaneo, a dimostrazione che dodici mesi di campagna acquisti sono serviti sia alla mente che al corpo. Personalmente continuo a preferire la precedente “Porto fuori il cane”, proposta sempre in riviera qualche annetto fa, anche se apprezzo comunque l’evoluzione di questo nuovo pezzo. Che dire? Oltre l’indie c’è di più.

Thomas Cheval

Thomas Cheval – “Acqua minerale”

Flow e sound viaggiano piacevolmente all’unisono nella stessa identica direzione, vocalità e canzone non scazzottano, bensì limonano amorevolmente con slancio, come in un film di Muccino. Un brano che affascina perchè si avverte che c’è dell’altro dietro, vale a dire un progetto che merita di essere seguito. Se proprio devo trovare il pelo nell’uovo, la timbrica evoca suggestioni molto vicine al mondo di Noemi, soprattutto quando tocca note più alte. Evidentemente l’esperienza di The Voice alla corte del team della cantante romana ha lasciato il segno, forse un po’ troppo… ma per snoemizzarsi c’è sempre tempo.

Chico

Chico – “Figli di Milano”

Papà cubano e mamma ragusana, trapiantato in Lombardia, il giovane rapper racconta una realtà multietnica che conosce molto bene, quella del grande mare urbano di Milano che, negli ultimi anni, si sta estendendo a numerose altre località nazionali. Ho molto apprezzato l’equilibrato dosaggio dell’autotune, giusto un cenno è sopportabile. L’effettistica da studio è un po’ come il profumo, se ne abusi rischi di produrre il risultato opposto, cioè puzzi. Complimenti al producer per averlo compreso e per aver saputo contenersi, per il resto tutto funziona alla perfezione. Giovane dal piglio interessante.

Davide Shorty

Davide Shorty – “Regina”

Una vecchia conoscenza di X Factor, per qualche tempo finito fuori dai radar. La scelta di trasferirsi a Londra è stata più che provvidenziale, per sviluppare e consolidare una propria unicità. A giudicare da questo pezzo, bisogna ammettere che allontanarsi dal Paese dell’omologazione gli è servito parecchio, le skills acquisite sono davvero notevoli. La visione internazionale ha saputo forgiare in lui una nuova consapevolezza, pur mantenendo una certa riconoscibilità di base, soprattutto per quanto concerne le intenzioni melodiche che, invece, sono tipiche del nostro made in Italy. Bell’Erasmus.

Folcast

Folcast – “Scopriti”

Miscelare sfumature funky, soul, blues, rap, pop e rock non è mai facile, non è come preparare una bella insalata di riso, gli ingredienti vanno selezionati e dosati con cura. Proprio per questo reputo un po’ debole il risultato, forse, alla fine non mi convince più di tanto la scelta brano, che stride un po’ troppo sul finale. Una vocalità interessante, ma che personalmente apprezzo più sulle note basse. Mi ritiro per deliberare, riservandomi la facoltà di rivalutarla dal vivo. Un enigma che può trasformarsi in outsider.

Galea

Galea – “I nostri 20”

Personalità da vendere, impressionante se consideriamo la giovane età dell’artista pugliese classe 2000. Ecco un’esempio azzeccato di sound in grado di valorizzare una vocalità, e viceversa. Ipnotica, nonostante una leggera ripetitività fisiologica del brano, che passa decisamente in secondo piano. Un messaggio generazionale che impreziosisce il risultato finale, proprio come la produzione di Antonio Filippelli, che condisce il tutto di contemporaneità e di fascino, anche per chi i vent’anni li ha superati da un bel pezzo.

Gaudiano

Gaudiano – “Polvere da sparo”

Nonostante il nome d’arte tipico di un tronista di “Uomini e donne”, l’artista foggiano ci sorprende tirando fuori tutto il proprio carisma accompagnato da sonorità soffusamente etniche, che ben si sposano con la melodia all’italiana dell’inciso. Cambi di registro funzionali e mirati, che viaggiano tra bit e melodia. Menzione particolare per il bel testo, ispirato dalla recente e dolorosa scomparsa di suo papà, versi crudi e  poetici. Originale ma, al tempo stesso, commuovente.

Gavio – “La mia generazione”

Un inno generazionale, uno spaccato reale e credibile di un certo modo di vivere, di pensare e di intendere la musica che non si è affatto assopito. Funziona perchè risulta immediato e diretto, sia con le parole che attraverso le sonorità. Resilienza giovanile, tra delusioni e false speranze tipiche di un’epoca che sembra mettere i bastoni tra le ruote alle ambizioni dei ragazzi, anziché incentivarli e offrire loro le stesse chance concesse in passato a chi li ha preceduti. Sbagliato lamentarsi, giusto mettere in pratica il proprio disappunto trasformandolo in arte. “Siamo le vittime, siamo i colpevoli, siamo i più forti, siamo i più deboli”. Funziona perchè arriva al punto, senza girarci troppo intorno.

Ginevra

Ginevra – “Vortice”

Una di quelle canzoni da ascoltare nelle cuffiette, possibilmente di notte. Voce e personalità presenti entrambe all’appello, in un crescendo confidenziale che sottolinea l’idea di visione artistica della giovane cantante torinese. “Non temere le distanze”, una di quelle frasi semplici che, in un momento inedito e complicato come questo, insieme alla timbrica raffinata e soffice dell’interprete, sanno come accarezzare il cuore senza scuoterlo ulteriormente.

Hu

Hu – “Occhi Niagara”

Polistrumentista e producer, questo si sente, anzi rappresenta il valore aggiunto dell’intero progetto. Voce calda e avvolgente, supportata da un tappeto sonoro estremamente intrigante, ricco di suoni interessanti che esplodono nell’inciso. L’artista marchigiana classe ’94 si farà notare per la propria eclettica capacità di stravolgere la forma canzone, in pieno rispetto della prima e unica regola della creatività, vale a dire: non avere regole. Convince il suo genio visionario.

I Desideri

I Desideri – “Lo stesso cielo”

(qui la nostra precedente intervista)

Esattamente quello che ci si può aspettare dai due fratelli campani, che abbiamo imparato a conoscere in questi ultimi anni. Non giocano sull’effetto sorpresa, bensì sul fattore conferma, puntando su ciò che gli riesce meglio fare. Si parla d’amore e di cyber bullismo, l’uso della lingua napoletana non fa altro che confermarne intenzione e stile. Interessante l’arpeggio di chitarra iniziale misto all’elettronica, come a voler abbracciare idealmente tradizione e innovazione. Sugli effetti dell’inciso si sarebbe potuto fare di più, anzi di meno.

Le Larve

Le Larve – “Musicaereoplano”

Uno degli arrangiamenti più interessanti in concorso, di quelli che raramente si riscontrano nelle produzioni italiane. Interpretazione più che riuscita, non a caso l’artista proviene da una famiglia di doppiatori, mestiere da lui stesso intrapreso sin da giovane età. Il risultato? Qualcosa di molto vicino all’indie-rock anni ’90 e molto lontano da ciò che gira oggi. Funziona perchè risulta diverso e questo, in un’epoca compatta e omologata, sembra proprio un bel vantaggio. Curioso ma efficace.

M.e.r.l.o.t.

M.e.r.l.o.t. – “Sette volte”

Canzone orecchiabile, forse un po’ noioso e ripetitivo l’arrangiamento. Qualcosa non mi convince nel risultato finale del cantato, alcune parole non riesco a comprenderle nemmeno, qualcosa sembra sfuggire un po’ troppo di mano. Sono curioso di risentirla dal vivo. Per il momento, arriva e se ne va.

Murphy

Murphy – “Equilibrio”

(qui la nostra precedente intervista)

Interessante proposta dell’Elektra Records di Achille Lauro, innovatore per vocazione. Bel pezzo presentato dal giovane rapper campano, finalmente gli effetti non cozzano con il sound, anzi si compensano alla perfezione. Anche il testo suscita sorprese, soprattutto per chi è abituato a sentire ben altro tipo di contenuti per questo genere. Tra le righe traspare una certa emotività, equilibrata e travolgente al tempo stesso.

Nova

Nova – “Giovani noi”

Un tempo c’erano i featuring, oggi l’autotune. Il brano è interessante, al punto che sarebbe potuto diventare un bel duetto, col ritornello cantato in coppia piuttosto che rinvigorito con l’ausilio delle doppie voci. L’artista catanese ha dalla sua una buona padronanza sia di linguaggio che di espressione, al punto da risultare interessante e funzionale per i tempi che corrono. Nonostante il genere, riesce a risultare molto orecchiabile, a tratti radiofonico, questo non può che giocare a suo favore. Torna anche lui a distanza di un anno, questa volta potrebbe farcela.

Scrima

(qui la nostra precedente intervista)

Scrima –“Se ridi”

Non poteva arrivare in un momento migliore di questo, una canzone emotivamente e universalmente sentita, che ci scalda come un camino acceso in una baita d’inverno, con la neve che scende a fiocchi fuori dalla finestra. L’amore osservato dagli occhi di un bambino, che vorrebbe sentirsi già grande per poter vivere la sua lei. A circa un anno di distanza dal lancio del suo album d’esordio, il cantautore romano appare maturo a livello interpretativo, notevolmente cresciuto dal punto di vista artistico. L’arrangiamento suonato e tradizionale, non fa altro che regalare ulteriore magia, trasformandolo nel cosiddetto “brano giusto al momento giusto”. Se stessimo giocando al casinò punterei tutte le mie fiche su di lui, perchè stiamo parlando di quello che, sulla carta, appare come il più bel pezzo in concorso.

Sissi

Sissi – “Per farti paura”

Un brano che potrebbe risultare nelle corde di diverse popstar internazionali, proposto da una giovane talentuosa nella nostra lingua italiana che, forse, non convince del tutto. In inglese avrebbe ottenuto un risultato diverso, almeno al primo ascolto. Il rischio è che cinque puntate siano comunque poche per comprenderlo fino in fondo.

Wrongonyou – “Lezioni di volo”

(qui la nostra precedente intervista)

Ha trovato la propria dimensione anche in italiano il cantautore romano, il suo è uno dei pezzi più interessanti e immediati in concorso, uno di quelli che potrebbero tranquillamente concorrere anche nella categoria big. Il brano c’è, il talento non ne parliamo nemmeno. Chapeau.

Greta Zuccoli

Greta Zuccoli – “Ogni cosa sa di te”

Paga lo scotto di arrivare per ultima dopo l’ascolto eseguito in ordine alfabetico. Un brano che non spicca per leggiadria, particolare e difficile da inquadrare al primo giro di giostra. Una scelta curiosa ma che nell’insieme risulta azzeccata, perché non si và a sovrapporre con nessun altra proposta in concorso. Una canzone che necessità più di un gettone al juke-box e che acquisirà più o meno valore attraverso l’esecuzione live, vero e proprio banco di prova delle emozioni.

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.