martedì 10 Dicembre 2024

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Ambra Angiolini, trent’anni di “T’appartengo”

Album Amarcord, i dischi più belli da riascoltare: un viaggio nel tempo nei ricordi di progetti che hanno lasciato il segno e che vale la pena riportare alla nostra attenzione

Tra i dischi cult degli anni ’90 splende di luce propria “T’appartengo”, opera prima di Ambra Angiolini, all’epoca conduttrice della storica trasmissione “Non è la Rai”, un vero e proprio fenomeno di costume dell’intero decennio. Lanciata da cotanto successo televisivo, la giovane diciassettenne romana pubblica il suo album d’esordio, traghettato dall’omonimo singolo che ottiene un ottimo riscontro anche in radio, inaugurando un nuovo filone musicale: il rap-melodico all’italiana.

Un tormentone, ma di quelli veri, che ancora oggi è rimasto nella memoria collettiva di coloro i quali si sono ritrovati a vivere a pieni polmoni quell’epoca così straordinaria. Sì, sono passati trent’anni, ma è riascoltando canzoni come questa che ci si rende conto di quanto tutto sia completamente cambiato nel giro di poco tempo. La differenza principale è dettata dal fatto che stiamo parlando di un lavoro senza tempo, che forse oggi non troverebbe una collocazione, ma che si lasciano ricordare a distanza di intere decadi, al contrario di altre produzioni più quotate e più attuali. In tal senso, “T’appartengo” è un progetto figlio degli anni ’90, che a sua volta era nipote degli anni ’80, pronipote degli anni ’70 e un lontano parente degli anni ’60.

Quello che passa oggi il convento, spesso e volentieri, non ha radici dirette con il passato, ma si autoricicla con ciò che c’è già in giro, distaccandosi da qualsiasi concetto di tradizione, quasi come a voler tagliare nettamente i ponti con la propria famiglia d’origine. Certo, i riferimenti e le influenze sono costanti perché il nostro DNA è sempre quello, in più la storia è ciclica, ma sono tratti somatici che vengono camuffati, dai tatuaggi e dalla chirurgia estetica, pur di tracciare una linea di confine per dividere ciò che è stato da ciò che è.

Conclusa l’analisi sociale, tornando al disco, le canzoni in scaletta sono altamente rappresentative dell’era pre-telematica, e fotografano quella generazione, molto più di quanto possano fare volumi di pedagogia sull’amore e sul disagio adolescenziale. Ne rappresentano un ottimo manifesto le otto tracce, cucite su misura per Ambra Angiolini, sia per vocalità che per carattere, perché all’epoca era importante creare un’identità, fare in modo che le persone si affezionassero e si sentissero rappresentate dal personaggio, oltre che dalle canzoni.

Quindi, tutti i brani in scaletta seguono un filo conduttore, sia sonoro che testuale, pur raccontando storie diverse scritte da autori differenti. La forte personalità dell’interprete – seppur giovanissima – diventa il collante per un ascolto eterogeneo e piacevole, una sorta di tuffo nel passato che fà ancora oggi battere il cuore dei nostalgici. A distanza di sei lustri, questo album è da considerarsi un cult, un evergreen, nonostante la disapprovazione iniziale degli intellettualoidi dell’epoca. I numeri parlano da “sole” 370.000 copie vendute solo in Italia, sei dischi di platino e il primo posto in classifica raggiunto in vari Paesi anche con la versione spagnola “Te pertenezco” (Spagna, Colombia, Brasile, Perù e Cile), niente male per una ragazzetta, che all’epoca si dicesse fosse telecomandata da Gianni Boncompagni, e per un progetto inizialmente messo in piedi come spin-off musicale di una trasmissione televisiva.

La prima a sorprendersi di un così plateale successo è stata la stessa Ambra Angiolini, che crescendo ha maturato consapevolezza dirigendosi verso altre dimensioni artistiche, senza mai rinnegare i suoi esordi musicali o restare troppo ancorata al proprio passato. Contrariamente alla stragrande maggioranza dei millennial, a noi della precedente generazione le zone di comfort proprio non ci piacciono, ci adeguiamo ai cambiamenti, ma abbiamo sempre un metro di paragone, conosciamo il rovescio della medaglia, conosciamo il valore autentico delle cose, di una promessa o di un giuramento. Tutto merito di quel martellante “t’appartengo ed io ci tengo e se prometto poi mantengo, m’appartieni e se ci tieni, tu prometti e poi mantieni”.

T’appartengo | Tracklist e stelline

  1. T’appartengo
    (Assolo, Franco Migliacci, Ernesto Migliacci, Stefano Acqua)
  2. L’ascensore
    (Peppi Nocera, Stefano Magnanensi)
  3. Margheritando il cuore
    (Assolo, Bruno Zambrini)
  4. E muoio
    (Peppi Nocera, Franco Bracardi)
  5. Che bisogno d’amore
    (Assolo, Ernesto Migliacci, Roberto Zappalorto)
  6. Si parte stanotte
    (Assolo, Ernesto Migliacci, Roberto Zappalorto)
  7. Immagina che bello
    (Assolo, Ernesto Migliacci, Roberto Zappalorto)
  8. Lunedì martedì
    (Assolo, Stefano Acqua)
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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.