L’amore nei testi delle canzoni italiane
Quante canzoni indagano il sentimento dell’amore? Innumerevoli. Del resto, in un mondo così frammentato e fatto di relazioni liquide, l’amore rimane una potenza di dimensioni complesse e misteriose, sconvolgenti e rivoluzionarie. Plurale e plurimo, nasce con l’essere umano, aggroviglia le vite cambiandole a tal punto da acquisire anche una dimensione sociale e culturale, che varia nel corso del tempo e delle generazioni. Provando a fare sintesi in un percorso a salti, qual è la narrazione dell’amore, che viene fuori dai testi di cantanti e cantautori del nostro tempo?
Se l’amore può essere semplicemente definito con un aggettivo qualificativo come in Claudio Baglioni, che lo fa “bello” seguito da una metafora “come il sole”; o diventare gli “Strani amori” di Laura Pausini che “mettono nei guai, ma in realtà siamo noi” con una congiunzione avversativa che collega elementi soltanto in apparenza in opposizione logica e li riporta a un piano reale. Tanto reale da diventare una richiesta, senza se e senza ma, nell’imperativo “Amami” di Emma Marrone, una schietta esortazione a vivere e godere “qui ed ora”, “senza un domani senza farsi del male, adesso amami dopo di noi c’è solo il vento che porta via l’amore”. Diversamente, l’uso del tempo futuro e un altro “ma”, in funzione coordinativa, canta Alida Valli quando dice “ma l’amore no, l’amore mio non può disperdersi nel vento con le rose, tanto è forte che non cederà, non sfiorirà”.
L’uso della negazione, sortisce, in certi casi, un effetto contrario al significato letterale della frase, così il “Non amarmi” di Aleandro Baldi e Francesca Alotta diventa una richiesta di amore, di “Amare” all’infinito, un vero comandamento senza tempo, per dirla con La Rappresentante di lista “senza avere tanto, ma che resta come l’aria che non finirà, ogni volta che stai bene, ogni volta che stai male”. Opposto e contrario, l’amore può essere totale e fanciullescamente dichiarato, come per la Mariù a cui Vittorio De Sica chiede “parlami d’amore” perché “tutta la mia vita sei tu” o dissiparsi “sempre, sempre quasi fino a diventare niente, solo amore se amore è, questo buio a cui non ci si abitua mai” nel brano di Lisa.
Tra questo tutto e questo niente, esiste un “Amandoti” di Giovanni Lindo Ferretti dei CCCP, un tempo cioè in cui io ti amo, un ”mentre” che può essere logorante come un “qualcosa che assomiglia a ridere nel pianto“, ma necessario anche se “m’affatica e mi svuota dentro”. Non per questo, da smettere né da confinare a un limite temporale, “ma fallo dolcemente un anno, un mese, un’ora” e in un modo, espresso dall’avverbio “perdutamente”, che sublima poeticamente il tempo dell’innamoramento.
Un tempo fatto anche di certezza ed esagerazioni figurative. Come quando Mina in “Amor mio” canta “non troverai chi possa darti appena più di me questo lo sai di più non avrai mai di più non c’è” o Ghali quando dice “tu basta che mi chiami, sono lì per te, pronto a coprirti dal proiettile” che rappresenta sia la minaccia dell’esterno, dell’altro da noi, sia il pericolo di un amore che colpisce dritto al cuore. Un po’ come ci aveva fatto già sentire Samuele Bersani, “ti ho detto di mirare l’amore spacca il cuore spara, spara, spara amore, tu non pensarci più che cosa vuoi aspettare? L’amore spacca il cuore, spara, spara, spara dritto qui”, attraverso l’uso onomatopeico del verbo “spara” ripetuto più volte nel ritornello come una vera raffica di colpi.
L’innamoramento è anche il tempo fatto di pensieri costanti verso chi si ama, che si traducono nel testo con l’uso di superlativi in grado di amplificare e trasformare anche i luoghi fisici. Così Jovanotti dice “ti vedo scritta su tutti i muri ogni canzone mi parla di te e questa notte questa città mi sembra bellissima… chissà se stai dormendo”.
Sarebbero infiniti i casi e i testi in cui la musica canta l’Amore e tutti, per quanto riusciti, restano comunque un tentativo parziale della sua rappresentazione. Resta certo che ci troviamo di fronte a un sentimento che implica sempre e comunque almeno un “io” e un “tu”, d’accordo con Pino Daniele, un “noi” che “cambieremo il mondo ogni volta che vuoi e fermeremo il mondo ogni volta che vuoi, perché mi fai impazzire quando mi guardi così amore senza fine io voglio solo te in questo mondo voglio te”. E anche quando non dovesse realizzarsi secondo i nostri più intimi desideri, dovremmo credere con Peppino di Capri in “un grande amore e niente più”.
Francesco Penta
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