martedì 3 Dicembre 2024

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“Amore disperato”, Achille Lauro riscopre la sua vena più intima – RECENSIONE

Analisi su “Amore disperato”, il nuovo singolo di Achille Lauro, disponibile su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica a partire da venerdì 20 settembre

Sin dalle prime note e dai primi versi di “Amore disperato” si ha la certezza di una sola cosa: Achille Lauro è tornato. E lo ha fatto nel modo migliore possibile, con un brano che racchiude tutta l’essenza della sua evoluzione artistica e personale. Questo nuovo singolo, presentato in anteprima a “Suzuki Music Party” e disponibile da venerdì 20 settembre, segna il suo ritorno dopo un periodo di silenzio, un’assenza che è sembrata necessaria, forse inevitabile, per ritrovare se stesso e, soprattutto, quella vena creativa che lo ha portato in passato a firmare pezzi di grande profondità come “C’est la vie”, “16 marzo” e “Solo noi”.

Un ritorno che, dopo la sovraesposizione mediatica degli ultimi anni, appare come una scelta ponderata, un passo indietro per fare un balzo in avanti verso una più marcata maturità artistica. Dopo un triennio di riflettori costanti, tra Sanremo, singoli, album e collaborazioni variegate, Lauro si è preso del tempo per riflettere e per tornare a quella semplicità che lo ha sempre contraddistinto, specie quando ha saputo esprimersi nella forma più pura delle sue ballad.

“Amore disperato” è un viaggio nell’intimità, nel racconto di un amore che si consuma, si sfalda, ma non si dimentica. Il testo, scritto insieme a Federica Abbate e Olly, rappresenta un inno alla complessità dei legami, una riflessione profonda su come l’amore possa essere allo stesso tempo fonte di gioia e dolore. Nelle strofe vengono dipinti frammenti di vita quotidiana, memorie che risuonano di sincerità: “Okay ricordo quando al mattino non ci alzavamo / E fumare fino al mattino giù a Mare Chiaro”, immagini che riportano a un mondo vissuto al confine tra sogno e realtà, tra desiderio e perdizione. Ma è proprio in questo oscillare tra opposti che Achille Lauro trova la sua voce più autentica, quella che sa raccontare il disagio e la bellezza dell’amore con lo stesso sguardo malinconico, eppure lucido.

Questa volta, l’artista romano si avvicina maggiormente al cantautorato italiano, con echi che richiamano inevitabilmente il De Gregori di “Sempre e per sempre“, citato esplicitamente nel testo. Il cuore pulsante del brano è il racconto di una relazione che, come un fiore, in un attimo, può essere cancellata: “Un fiore da prendere / Un fiore che in un minuto ho calpestato / Anni per crescere”. L’immagine poetica e dolorosa di un legame distrutto con la stessa facilità con cui è stato costruito, diventa il simbolo di una fragilità umana che Lauro non ha paura di mettere a nudo. L’amore, in questa canzone, non è idealizzato, ma descritto nella sua forma più reale, con tutti i suoi difetti e le sue complicazioni.

Il silenzio che ha preceduto l’uscita di “Amore disperato” appare quindi come un tempo di ricerca, un momento di riflessione necessario per ritrovare la strada maestra dell’ispirazione. L’artista ha saputo prendere le distanze dai riflettori per tornare con un pezzo che è destinato a lasciare il segno e che segna l’inizio di un nuovo capitolo della sua carriera. E così Achille Lauro ci ricorda che, anche nei momenti più difficili, la musica può essere la giusta via da percorrere per raccontare ciò che non siamo capaci di dire con le parole, e che alla fine, l’amore, per quanto disperato, rappresenta la fonte della nostra salvezza.

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.