giovedì 7 Novembre 2024

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Donna-oggetto, mascolinità tossica e violenza: sì, può esserci un nesso tra trap e femminicidi

Analisi sui rischi della musica trap partendo da una dichiarazione di Cristiana Capotondi

Giulia Cecchettin, come Giulia Tramontano, come Sofia Castelli, come altre 80 donne uccise da inizio anno in ambito familiare/affettivo: quasi una ogni quattro giorni. Una situazione sconvolgente, inquietante, allarmante, che sembra peggiorare di giorno in giorno. Quando sentiamo la notizia della scomparsa di una donna ormai ci immaginiamo già tutti l’epilogo: il femminicidio è diventato normalità.

Ed è proprio sull’argomento che, nel recente weekend, è girata sui social una dichiarazione di Cristiana Capotondi rilasciata durante la trasmissione In altre parole in onda su La7: “Ma l’avete ascoltata la musica trap, di come viene trattata la donna nella musica trap? Di che ci sorprendiamo se un giovane di 22 anni considera una donna come un oggetto tale per cui ti tolgo la vita“. Ha ragione l’attrice romana? Davvero la musica può influenzare così tanto le menti?

La musica influenza da sempre le generazioni, la trap non fa eccezione |

Sì, ha ragione. Ed è inevitabile pensare questo. La musica è da sempre una grande espressione della società, la riflette ma ne rafforza anche i valori e, soprattutto, smuove le generazioni. Le costruisce, le modella, le ispira. È il veicolo più potente di comunicazione tra i giovani e quindi questo dovrebbe far riflettere gli artisti quando fanno passare messaggi gravi, pericolosi, potenzialmente distruttivi con una leggerezza stupida e ignorante.

La trap oggi è la tendenza del momento, il genere di gran lunga più ascoltato dai ragazzini che, inevitabilmente, ne escono influenzati perché durante l’età adolescenziale si assorbe di tutto, in particolare se proviene da chi viene considerato un modello in virtù dei risultati che ottiene. E uno degli stilemi più importanti della trap è considerare appunto la donna come un mero oggetto sessuale. Alla sua vita non viene dato alcun valore, è qualcosa di usa e getta, una sorta di passatempo, un trofeo da esporre per qualche giorno e poi sostituirlo subito con un altro.

Francesca Michielin, in un’intervista rilasciata la scorsa estate per Corriere.it, ha affrontato l’argomento esprimendo come “il maschilismo dei trapper influenza i ragazzini che sentono queste cose e finiscono per dire che le donne sono tutte puttane“. Un sessismo sfacciato, arrogante, figlio di una cultura arretrata e primitiva quello che emerge dai trapper. Nei loro testi l’amore è in realtà unicamente controllo e possesso. Sono figli di una mascolinità tossica e questa visione, in una società come la nostra già patriarcale e maschilista di suo, rischia di essere come la bomba atomica in mano a uno scellerato.

Shiva e il richiamo agli stupri di gruppo |

Arriviamo a trattare alcuni esempi. Shiva, passato qualche settimana fa agli onori delle cronache a causa dell’arresto per tentato omicidio (qui), in una canzone pubblicata l’anno scorso – “Non è easy” – cantava che “se la tipa non vuol farlo se la scopano i miei, gli va male perché dopo se la scopano in sei“. Non vi sembra un fatto terribilmente somigliante a quello dello stupro di gruppo a Caivano?

Attenzione, non stiamo dicendo che la responsabilità per qualsiasi stupro è di Shiva, ma che il suo racconto in qualche modo normalizza, legittima, giustifica il concetto. Lo stupro, perché è questo di cui parla il verso citato, viene fatto passare come un qualcosa di figo e di abitudinario e questo può far scattare il fascino dell’emulazione, potenzialmente devastante. La trap non ha creato il problema perché quello è sempre esistito, però lo alimenta esasperando un clima di non rispetto e di oggettificazione della donna. La trap non è la causa, rischia però grossolanamente di essere una continua conseguenza.

Sfera Ebbasta e la donna considerata solo come una prostituta |

La notizia di questi giorni è che il nuovo album di Sfera Ebbasta – “X2VR“, pubblicato lo scorso venerdì – è il più ascoltato di sempre su Spotify Italia al debutto. Più di 18 milioni di streams in sole 24 ore per un progetto che apostrofa la donna unicamente come una troia, puttana, cagna, o altri sinonimi ancora. Termini che si uniscono a versi piuttosto squallidi come “Solo se è stata scopata dopo può far parte di un video” o “Nella camera d’hotel dice che vuole i miei figli, glieli schizzo tutti in face“.

La visione di un giovane ne esce così terribilmente influenzata se in ogni canzone che ascolta la donna viene descritta in questo modo. Il ragazzino di 12-13 anni che inizia ad interessarsi al sesso femminile rischia di farlo con lo stesso spettro della misoginia raccontata dai suoi modelli, e si sente legittimato nel perseguirla anche lui. Perché sì, l’educazione spetta in primo luogo alle famiglie e alle scuole, ma è evidente che sia condizionata anche da ciò che la circonda.

L’esempio del duetto di Emma con Tony Effe |

E questo si aggrava ancora di più quando vediamo un’artista donna che si rende complice di tutto questo. La scorsa estate, ad esempio, Emma ha trovato un grande interesse sulle piattaforme streaming grazie al singolo “Taxi sulla luna” inciso in duetto con l’ex Dark Polo Gang Tony Effe. Una canzone in cui la donna viene drogata dall’uomo che così può approfittare più facilmente di lei (“Primo bacio, primo trip, caramelle nel suo drink“) come infatti effettivamente avviene (“La porto a casa, le faccio la festa“), con tanto di giudizio fisico finale (“È piccolina, ma ha un culo giga“).

In alcune delle interviste legate all’uscita del suo ultimo album “Souvenir” sono stati chiesti ad Emma i motivi di questa collaborazione e la sua risposta è stata: “Anche le donne vogliono uscire a divertirsi, non solo gli uomini“. Viene però difficile trovare divertente l’idea di una figura femminile sottomessa a un uomo fiero di ricorrere a qualsiasi mezzo pur di soddisfare i propri piaceri, e a cui non importa nemmeno se si chiami “Martina o Vanessa“, perché tanto l’importante è che sia “brava a letto“.

Come possiamo quindi pretendere di sensibilizzare noi sull’argomento se poi una delle artiste maggiormente attente all’emancipazione femminile si rende volto e voce dei peggiori stilemi della trap, mettendo per un attimo da parte i suoi ideali solo per avere qualche playlist in più?

Rischia di essere troppo tardi per nuovi progetti di educazione |

I limiti sono stati ormai ampiamente superati e sembra difficile pensare di poter tornare indietro. Proprio in questi giorni si sta iniziando a parlare di nuovi progetti di educazione per le nuove generazioni: la Segretaria del PD Elly Schlein ha proposto alla Premier Giorgia Meloni di mettere da parte lo scontro politico per approvare subito in Parlamento una legge che introduca l’educazione al rispetto e all’affettività in tutte le scuole d’Italia. Iniziative che rischiano comunque di essere inutili perché il ragazzino tenderà sempre ad ascoltare di più ciò che gli dice l’idolo di turno, rispetto a ciò che prova ad inculcargli un’istituzione. È il contesto che non aiuta ed è su quello che si dovrebbe prima intervenire.

La trap oggi non è più solo un genere di musica, è diventata a tutti gli effetti una cultura ed è impossibile sconfiggere la società patriarcale radicata nel nostro mondo se poi la musica del momento ne diventa uno dei principali veicoli. Il primo passo da fare è mettere un freno a chi propone questi modelli culturali ai ragazzini, alimentandoli pur magari inconsciamente: case discografiche e piattaforme streaming che dovrebbero darsi, e seguire, un codice etico. Se ciò che viene diffuso continuamente è l’oggettificazione della donna, non bisogna poi meravigliarsi se oggi si parla tanto di incapacità ad accettare un rifiuto sempre più insita nei giovani. Perché è questa la cultura con cui stanno crescendo: la donna considerata solo come una puttana che deve accontentare e fare tutto ciò che dice l’uomo.

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.