venerdì 22 Novembre 2024

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Andrea Paone tra sentimenti e nuove prospettive – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore lombardo, reduce dal lancio del suo album d’esordio intitolato “40”

Andrea Paone 40E’ negli store a partire dallo scorso 3 novembre “40”, il progetto che ha segnato il debutto discografico di Andrea Paone, contenente dodici brani inediti, che raccontano l’anima artistica del suo autore. Tra i brani in scaletta, troviamo: Sale”, “Il divenire lento”, “Ci penserò”, “Sorridere”, “Me lo ha chiesto io”, “Whisky con le fate, “40”, “Il vero senso”, “Amori miei”, “Gioco a carte con un pagliaccio”, “Non c’è fretta” e Musica”

Ciao Andrea, partiamo dal tuo disco d’esordio “40”, cosa rappresenta per te questo progetto?

«’40’ è un album che racconta un percorso, parla di sentimenti e di nuove prospettive. Per me rappresenta il raggiungimento di un obiettivo ma anche l’inizio di una fase nuova».

C’è un filo conduttore che lega le dodici tracce della tracklist?

«Il filo conduttore è l’autenticità artistica; il disco contiene brani molto differenti tra loro che raccontano il mio mondo, visto da differenti punti di vista».

L’album è stato anticipato dai singoli “Sale” e “Me lo ha chiesto io”, due facce della stessa medaglia?

«Quello del cambiamento consapevole è un tema ricorrente; in “Sale” risulta più esplicito e manifesto mentre “Me lo ha chiesto io” riflette un dialogo con noi stessi».

https://www.youtube.com/watch?v=4jjxA0c-hus

Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come è nata la tua passione per la musica?

«Quando andavo a scuola avevo un amico che nella camera da letto dei genitori aveva un piano elettrico e quando andavo a trovarlo lo strimpellavo, mi incuriosiva. Poi una vecchia chitarra classica trovata dai miei nonni ha fatto il resto».

Quali artisti o generi musicali hanno ispirato e accompagnato la tua crescita?

«Police e Led Zeppelin per primi; i cantautori come Finardi con l’album “sugo” mi hanno fatto capire che si potevano scrivere canzoni da autore e farle suonare da band. Mi affascina tutto il mondo creativo musicale, anche parte della musica elettronica».

Quanto è importante l’identità artistica e la credibilità per un cantante?

«Se quando si scrive una canzone diciamo che “accade” allora è autentica, se la si costruisce un po’ meno. Credo che questa differenza di base si percepisca a primo ascolto. Per questo motivo l’identità artistica di un cantante, o meglio di un cantautore, trovo sia un elemento di fondamentale importanza».

Il tuo brano al quale sei maggiormente legato o che ti rappresenta di più?

«“Whisky con le fate” racchiude molti aspetti del mio mondo interiore e musicale».

Se potessi “rubare” una canzone ad un tuo collega, invece, quale sceglieresti?

«Ci sono molti capolavori che mi hanno affascinato… non ne ruberei nessuna ma avrei voluto essere li con lui mentre ad esempio De Gregori scriveva “La donna cannone”».

Qual è l’insegnamento più importante che hai appreso sino ad ora dalla musica?

«La musica conferisce molto benessere sia all’ascoltatore che all’esecutore per molti motivi; ma uno su tutti a mio avviso risulta efficace ovvero la capacità della musica, quando le si presta attenzione, di placare il nostro dialogo interiore».

Come valuti l’attuale scenario discografico?

«Quello italiano è oggettivamente saturo; forse è vero che i discografici hanno vedute ristrette ma è anche vero che, ad oggi, dischi se ne vendono pochi e se ne producono tanti. Un mercato fatto così tende a dare spazio al “tutto e subito” piuttosto che al “progetto artistico”».

Nella nostra Penisola è più in crisi il settore discografico o la creatività?

«Credo che siano più in crisi le relazioni, i sentimenti, le persone. Il mondo è il riflesso di chi siamo, la discografia è parte di un sistema. La creatività risiede in tutti gli individui. Se tutti dedicassero dieci minuti alla propria creatività ogni giorno anche solo disegnando come si faceva da bambini, tutto migliorerebbe».

Andrea PaoneQuali sono i tuoi progetti futuri e/o sogni nel cassetto? 

«Quest’anno è uscito oltre al mio album ’40’, un mio libro edito da Le Due Torri che si intitola “La mia verità esperienze di un uomo nato di recente”. Ho fatto molto credendoci davvero. Vorrei continuare su questa strada».

Alla luce di tutto quello che ci siamo detti, per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?

«Fermatevi per un attimo, siate voi stessi».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.