venerdì 22 Novembre 2024

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Andrea Petrucci: “La musica ci aiuta a vivere meglio” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore marchigiano, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Nel cielo tu

Si intitola “Il coraggio è tra le braccia di un sogno” il nuovo disco di Andrea Petrucci, disponibile negli store digitali e sulle piattaforme digitali a partire dallo scorso 26 giugno. L’album, distribuito da Pyramus International, è stato anticipato dal singolo “Nel cielo tu” e contiene sette brani inediti.

Ciao Andrea, benvenuto. Partiamo dal singolo “Nel cielo tu”, cosa racconta?

«“Nel cielo tu” è un racconto sulla forza e resilienza di chi nonostante le intemperie della vita riesce ad andare avanti e trova la forza nel ricordo delle persone che non ci sono più. Quante volte ad ognuno di noi capita nei momenti difficili di appellarsi a questi nostri angeli come se in ogni momento ci fossero vicini e chiedere loro aiuto. È proprio così che scopri la dimensione dell’amore vero, quello eterno che va oltre le barriere della morte. Questo brano si ispira ad una storia vera quella di Andrea Cossu morto nel terremoto del centro Italia precisamente a Pescara del Tronto. Anche un’altra canzone presente nell’album parla esclusivamente del terremoto che ha colpito la mia regione le Marche. A tal proposito vi invito a guardare il video “Polvere e sassi nel cuore”». 

Un tema importante e, immagino, non proprio semplicissimo da mettere in musica. Come sei riuscito a coniugare parole e melodia?

«Ci sono riuscito chiudendo gli occhi e lasciando che la mia anima facesse il resto. È bastato pensare a tutto quello che abbiamo vissuto con il terremoto e le parole sono scaturite quasi da sole. Non auguro a nessuno di vivere un dramma come quello del terremoto. Purtroppo ho perso anche una persona cara, una mia zia ritrovata sotto le macerie qualche settimana dopo la scossa più grande. Penso di essere una persona molto sensibile e profonda e questo ha fatto sì che io riuscissi a trasformare facilmente le emozioni in parole e a trovare una luce di speranza nella tragedia, una luce aggrappata all’amore».

Canzone che anticipa e accompagna l’uscita dell’album “Il coraggio è nelle braccia di un sogno”, quali pensieri e quali stati d’animo racchiude?

«Il lavoro nel complesso è molto intimo e personale con un linguaggio semplice e scorrevole. Ho cercato di fare del mio meglio. Nell’album ci sono pezzi impegnati e altri molto più leggeri che racchiudono comunque la vita reale di tutti i giorni: Il coraggio è tra le braccia di un sogno». 

Dal punto di vista musicale, invece, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare in questi sette autobiografici inediti?

«Le sonoritá sono varie ma tutte accomunate da un mix di sound classico e moderno. Synth e programmazioni, dalla sonoritá moderna si uniscono al rock classico. Questo grazie al mio amico di sempre Cristian Regnicoli, uno dei più grandi musicisti ed arrangiatori del panorama musicale che ha curato tutto l’album nei minimi dettagli. Dovreste ascoltare bene l’album dalla prima all’ultima canzone, le prime canzoni sono molto tranquille, il cuore dell’album è totalmente rock, diciamo anche un po’ fuori dagli schemi attuali in radio, che hanno prevalenze di rap, trap. Non mollo sono un rokkettaro».

Facciamo un salto indietro nel tempo, come e quando hai scoperto la tua passione per la musica?

«La mia passione per la musica sicuramente l’ho ereditata da mia madre: da giovanissima cantava sempre ed ha una bellissima voce. La passione per la musica e per il canto, però, è nata da sé e senza condizionamenti da parte sua tant’è vero che dai 5 anni ai 24 mi sono dedicato allo sport con risultati eccellenti. La mia prima band risale a quando avevo 16 anni e la portavo avanti con dedizione nonostante lo sport. Solo allora le dissi che dovevo uscire per andare a fare le prove con una band e lei scoppio in lacrime; nessuno prima mi aveva detto provare cantare o mettere su un vero e proprio gruppo, è stata una scelta spontanea».

Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato il tuo percorso?

«Il mio cammino musicale è stato influenzato sicuramente dal grande Freddie Mercury che ho scoperto all’età di sette anni circa; stava producendo il suo secondo album da solista con la cantante d’opera Monserrat Cabalè  e un servizio in tv mi sconvolse la vita , in positivo ovviamente. Da moltissimi anni ho anche un tatuaggio con il suo volto che ogni giorno guardo come a voler trovare in lui l’ispirazione per la mia musica. Tutto questo è fantastico. Per il resto ascolto veramente di tutto non ho limite negli ascolti, spazio dal pop alla musica metal heavy; da almeno 10 anni mi sono innamorato di una band in particolare, i Rammstein».

Venendo all’emergenza sanitaria Covid-19 e a tutte le sue conseguenze socio-economiche, con quale spirito hai affrontato le ultime settimane?

«Non è stato facile sotto quel periodo anche perché l’album doveva uscire molto prima e tutto questo è capitato all’improvviso sconvolgendo i nostri piani. Il mio spirito è stato sempre positivo ed ho cercato appunto di riordinare le idee e preparare al meglio questo lavoro perché sapevo che prima o poi si sarebbe tornati a vivere una vita nella norma. Sempre con le dovute precauzioni e positività. Purtroppo questo Covid sta lasciando un brutto segno nella nostra società, specialmente nell’economia. Siamo positivi».

Come credi ne potrà uscire l’industri musicale da tutto questo?

«Questa è una bella domanda, molto difficile. Per la musica dal vivo si stanno attrezzando chi nel settore organizza eventi, ma credo non sarà più come una volta. La musica on line rimane la stessa, il vero problema sono i concerti dal vivo. Fare un live in streaming senza pubblico personalmente non mi piace molto. Non so proprio risponderti, credo che piano piano la situazione spero torni ad essere come prima». 

Per concludere, che ruolo pensi possano avere la musica e l’arte in generale in questa delicata e graduale fase di ripartenza?

«Il ruolo della musica, e dell’arte in generale, è anche quello di aiutarci a vivere meglio, sereni. Ma non dobbiamo mai dimenticare che per fare musica, per fare un film, c’è una grande mobilitazione di risorse, stiamo parlando di un vero e proprio lavoro. Questo è un po’ il problema. Quando sotto Covid eravamo seduti sul divano a guardare un film o un concerto musicale ci trovavamo di fronte a qualcosa di già prodotto ma la realtà dei fatti è che in questo momento lavorare nel settore cinematografico e musicale non è facile. Quindi, tornando alla domanda precedente, sarà tutto un po’ più complicato ma non impossibile. Siamo positivi sempre non molliamo mai. Possiamo partire dal far suonare il mio album nelle case e nelle radio, cosa ne pensate voi? Buona musica grazie per l’intervista».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.