Andrea Petrucci: “Siate voi stessi, amatevi e amate” – INTERVISTA

A tu per tu con Andrea Petrucci che si racconta in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Una notte eterna”. La nostra intervista al cantautore
Dallo scorso 5 luglio, è disponibile in radio e in digitale “Una notte eterna”, il nuovo singolo di
Andrea Petrucci.
Caratterizzato da sonorità pop dance, il brano segna una rinascita personale e artistica, un inno alla leggerezza e alla felicità riscoperta dopo un periodo complicato e difficile.
Andrea Petrucci racconta una storia sincera, celebrando la libertà di essere se stessi, senza etichette e senza mettersi in competizione con gli altri. Una traccia che sprigiona vitalità e voglia di ripartire.
Andrea Petrucci racconta “Una notte eterna”, l’intervista
Il tuo nuovo singolo si intitola “Una notte eterna”. Cosa rappresenta per te questo brano, sia dal punto di vista artistico che personale?
«”Una notte eterna” rappresenta per me il rientro nelle scene musicali dopo ben quattro anni di riflessione personale. In secondo luogo, e non meno importante, il brano vuole raccontare una storia di tutti i giorni, legata a ognuno di noi. Siamo sotto stress dal ritmo continuo della vita, sempre di corsa. Per raggiungere cosa? Dove dobbiamo andare? Siamo legati da catene invisibili, ed è così per tutti, se ci pensate: vogliamo fare, vogliamo dire, vogliamo costruire, ma poi siamo vincolati da qualcosa e riusciamo a realizzare forse solo il 40% di ciò che ci proponiamo. Quindi, cerchiamo di prenderci una notte, in questo caso, per essere liberi, rinascere, sentire ancora il brivido della vita, che può essere qualsiasi cosa. Prendiamo la nostra persona amata e abbandoniamoci senza pensieri. Poi, come nella canzone e nel video, c’è l’elemento del fuoco purificante: un rituale personale da affrontare per far fronte alla vita, rinascere, annullare il vecchio. Perché siamo qui sulla terra ed ogni giorno dobbiamo rinascere per andare avanti. Quindi, dal mio punto di vista artistico, è una rinascita verso la Luce, identica alla mia vita personale che piano piano è tornata verso ciò che è giusto, concreto ed essenziale. Guardate il video, sembra banale, ma rifletteteci bene con il testo sotto mano. Per me è una figata pazzesca».
Dal punto di vista musicale, che tipo di lavoro c’è stato dietro la scelta del sound da restituire a questo pezzo?
«Volevo che le strofe fossero leggere, per poi far diventare il ritornello potente e rotondo. Quando ci si arriva, il brano si apre e ti rilassa, almeno a me fa questo effetto. A voi fa lo stesso? L’ho pensato con uno stile fresco, radiofonico e coinvolgente: synth e programmazioni moderne equilibrate con un’elettronica sempre presente e una timbrica rock. Le strofe ti aiutano a riflettere, costruendo una tensione emotiva per poi esplodere di energia, colpendoti proprio nella mente in modo da non farti dimenticare il ritornello. La scelta del sound, nelle mie creazioni, rimane sempre molto legata al testo».
A livello testuale, “Una notte eterna” celebra la libertà di essere se stessi. Quali pensieri hanno favorito e ispirato questo tema?
«Come già accennato nelle risposte precedenti, questo testo è scaturito soprattutto dal mio stop forzato di quattro anni. Poi, pian piano, ho lasciato andare tutto quello che avevo dentro e mi sono messo all’opera… forse un po’ troppo tardi? Questo nessuno può saperlo, sono tempi naturali, specialmente per chi scrive canzoni. Odio dover dimostrare a qualcuno di essere sempre presente, o addirittura dover gareggiare, come si usa fare in Italia. Tutta una gara per fare cosa? Fate musica, fate quello che vi pare, divertitevi. Il tempo passa veloce e le persone intorno a noi vanno e vengono. Siate voi stessi, amatevi e amate».
Guardando al tuo percorso, quali momento consideri davvero spartiacque nella tua crescita come cantautore?
«Ho vissuto momenti davvero significativi, veri e propri spartiacque, fin dal mio primo album nel 2010. Sono stato ospite in diverse trasmissioni locali e nazionali, come “Rai Uno Mattina”, e poi in alcuni programmi Mediaset dell’epoca. Quell’album mi ha regalato piccole grandi soddisfazioni, e parliamo comunque di un lavoro non prodotto da una major. Poi, sempre con tanta gavetta, sono riuscito a scrivere canzoni a tema sociale, come “Polvere e sassi nel cuore”, un inno di speranza per il terremoto che abbiamo vissuto nel 201G. In quell’occasione, chiamato dal vescovo di Ascoli Piceno, ho avuto un compito molto importante: mi sono esibito davanti a Laura Boldrini e, successivamente, a Giuseppe Conte. Ho anche scritto un singolo dedicato al Santo Patrono Emidio, “Sant’Emidio”, un inno nuovo; pensate, era dal ‘700 che non veniva scritto qualcosa di simile! Da lì in avanti ho fatto tantissime ospitate, come nel Trofeo Nilla Pizzi, organizzato da Lele Mora e trasmesso da La5 e Sky. Insomma, tante piccole ma grandi soddisfazioni per me. Posso dire che il mio percorso, il mio spartiacque, è in continua evoluzione.
Quali artisti hanno accompagnato la tua formazione artistica?
«La mia formazione artistica è scaturita dall’ascolto di circa diecimila album. Ho avuto e continuo ad avere una collezione musicale molto personale, fatta di CD e vinili, tutti originali; quelli sono stati i miei veri libri. In modo particolare, sono cresciuto con la musica dei Queen, ma anche con tanta, tantissima musica strumentale: dalla classica all’heavy metal, dal prog al new prog. Forse è anche per questo che, quando devo scrivere un brano e portarlo a termine, ho già la canzone completa in testa».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?
«Non essendo “figlio di nessuno”, né d’arte né di ricchi imprenditori, ho sicuramente appreso l’arte della pazienza, il saper aspettare e il saper ascoltare, così come il sacrificio necessario per ottenere le cose che desidero. Inoltre, dopo il mio rientro a seguito dei quattro anni di stop, la musica mi ha ridato la forza di tornare a galla, la forza di riconnettermi con l’universo che vibra».