giovedì 21 Novembre 2024

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Andrea Rana: “La musica? Un’esigenza che porti avanti nonostante tutto e tutti” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore lombardo, fuori con il nuovo singolo intitolato “Passerai anche tu

Si intitola “Mondi e isole” il nuovo progetto discografico di Andrea Rana, EP pubblicato lo scorso 22 novembre contenente sei brani inediti, tra cui il singolo di lancio “Passerai anche tu”. Un disco ricco di collaborazioni, dallo scrittore e poeta toscano Luca Viviani (autore del testo di “Da un angolo all’altro”), alla cantautrice Gina Rodia (che ha firmato la musica dell’omonima title-track) passando per la Amelie (che ha collaborato alla stesura del testo de “I mostri di Minecraft”), fino ad arrivare ai musicisti Mimmo Galasso, Marco FapaniGiovanni Rosina, Max Mungari e Dado Pecchioli. Approfondiamo la sua conoscenza.

Ciao Andrea, partiamo dal tuo nuovo singolo “Passerai anche tu”, che sapore ha per te?

«Ciao! “Passerai anche tu” è, come sempre quando esce un nuovo brano, la fine e l’inizio di qualcosa. Rappresenta il termine del lavoro in studio e l’inizio degli ascolti, delle critiche, degli apprezzamenti… è il momento in cui ciò che hai creato non è più solo tuo. Ogni volta, portare alla luce del sole una parte di te, ha sicuramente un buon sapore… almeno per me, magari per qualcuno risulterà indigesto!».

Quali sonorità hai voluto abbracciare in questo pezzo?

«Con Max Mungari, arrangiatore di quasi tutto il disco, che si è occupato anche del mix e mastering dell’intero progetto, abbiamo voluto dare al brano una sonorità fresca, moderna, partendo però dagli anni ‘80, grande periodo di fermento musicale… Ovviamente quel sound è stato ripreso dandogli nuovi colori, una nuova veste, in linea col momento in cui viviamo».

Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip diretto da Francesco Luperto?

«Ho raccontato a Francesco la storia di questo brano e alcune mie idee, fornendogli degli input che ritenevo fossero importanti, ma lasciandogli grande libertà di azione. Francesco ha poi immaginato una struttura parallela: da un lato il mio cantato in una location abbandonata, dall’altro una serie di immagini allo scopo di ricreare, visivamente, dei richiami più o meno espliciti al testo, immerse in una ambientazione surreale».

Facciamo un salto indietro nel tempo, quando e come hai scoperto la tua passione per la musica?

«Oh… parecchi anni fa. Inizialmente mi piaceva scrivere poesie e brevi racconti, da piccolo, in seconda o terza elementare, partecipai anche a un concorso locale di poesia. La musica arrivò più tardi, verso i 14 o 15 anni, iniziando a creare i primi testi su canzoni famose. Era il tempo “delle grandi compagnie”, come diceva Pezzali in un suo brano, il periodo dell’adolescenza, della crescita, della scoperta… delle cazzate!  In quel subbuglio generale conobbi Francesco, un giovanissimo e talentuoso chitarrista; iniziammo così a scrivere un sacco di pezzi, ma davvero tanti… creammo poi una band di amici e presto arrivarono i concorsi, le prime serate… eh sì, partì proprio tutto da lì».

Quali ascolti hanno segnato e influenzato la tua crescita artistica?

«Oltre a una bella fetta di cantautorato italiano, se dovessi restringere il campo e citarti solo una manciata di nomi, ti direi sicuramente Battisti, Litfiba, Timoria, Bowie, Héroes del Silencio. È davvero però un po’ troppo limitativo dirti solo questi, perché ascolto da Elio, Baglioni e Gazzè, a Dream Theather, Crash Test Dummies e Queen. Ecco, se devo escludere qualcosa dai miei ascolti, ti dico che non sono mai stato un grande fan del trash metal… per il resto, ascolto davvero di tutto un po’».

C’è un momento che reputi particolarmente fondamentale e di svolta per il tuo percorso?

«Sì, il 2011. È stato un anno particolare. Senza entrare troppo nei dettagli, in quell’anno incappai in un serio incidente di percorso a livello di salute. In quel momento capii che, se avessi avuto modo di proseguire con la musica, lo avrei fatto in modo differente, cercando di farlo professionalmente, al meglio delle mie possibilità, nonostante non fosse (e non sia) la mia fonte di sostentamento. Quindi, in breve, sto operando “seriamente” solo dal 2013, sono ancora un giovincello!».

Come valuti l’attuale situazione discografica del nostro Paese? Cosa ti piace e cosa meno?

«Beh, la situazione discografica credo sia sotto gli occhi di tutti. Lo scenario musicale è mutato radicalmente negli ultimi 20 anni, pensa ad esempio a cosa accadeva prima, all’uscita di un singolo o di un disco. Personalmente, quando ero in attesa di un pezzo, stavo ore a girare e rigirare le stazioni radio, nella speranza di trovarlo, poi andavo di corsa a cercare il cd nei negozi di dischi, appena era messo in vendita. Sembra siano passati 100 anni, ora tutto è diverso. Abbiamo tutto e subito, non c’è che l’imbarazzo della scelta, il web offre tantissime possibilità di fruire all’istante, senza dover attendere.

Meglio o peggio? Io sono un nostalgico e quindi non faccio testo, lascio a voi  rispondere a questa domanda. Per quanto riguarda cosa mi piace oppure no, credo ci siano cose interessanti anche nelle produzioni attuali, non mi piace generalizzare e demonizzare, dicendo che tutto ciò che è fatto oggi fa schifo. Ci sono belle idee anche in questo momento, basta cercarle oltre ciò che ci viene “imposto”. Nulla di complottistico eh, però è indubbio che la tendenza a un certo tipo di “sensibilità musicale”, chiamiamola così, sia palpabile. Tutto il resto è tagliato fuori dal grande giro. Ma va bene così, basta farsene una ragione e fottersene, andando avanti lungo la propria strada, senza inutili recriminazioni».

“Passerai anche tu” è contenuto all’interno del tuo EP intitolato “Mondi e isole”, chi ha collaborato con te a questo progetto?

«Hanno collaborato in molti! Te li elenco in ordine sparso: lo scrittore e poeta toscano Luca Viviani è l’autore del testo di “Da un angolo all’altro”, la cantautrice campana, di origine inglese, Gina Rodia ha firmato la musica del brano che dà il titolo al disco, mentre la cantautrice milanese Amelie ha collaborato alla stesura del testo de “I mostri di Minecraft”. E ancora: Mimmo Galasso ha suonato il pianoforte in Mondi e Isole, il cantautore e polistrumentista Marco Fapani e il produttore e compositore Giovanni Rosina hanno curato gli arrangiamenti di due brani, rispettivamente “Da un angolo all’altro” e “I mostri di Minecraft” (Rosina è anche co-autore di quest’ultimo con Amelie). Ad occuparsi degli arrangiamenti delle altre 4 canzoni (e il mix e mastering dell’intero disco) il chitarrista e music producer Max Mungari, che ha anche suonato interamente i brani da lui realizzati (tranne la batteria di “Come tu mi vuoi”, suonata da Dado Pecchioli, collaboratore, fra gli altri, di Alessandra Amoroso)».

Per concludere, dove e a chi ti piacerebbe arrivare attraverso la tua musica?

«Ovunque, a chiunque ha voglia di ascoltare ciò che faccio. Certo, sarebbe fantastico avere un seguito numeroso, ma io sono felice anche quando ricevo qualche sporadico messaggio in cui mi si dice che un mio brano è stato in un certo senso d’aiuto, o comunque è servito per riflettere ed identificarsi in esso. Personalmente, anche un solo commento di questo tipo,  mi infonde energia e positività, alleviando le fatiche, economiche e fisiche, utilizzate per portare avanti qualcosa… nonostante non si viva di quel qualcosa, ma anzi, quel qualcosa sia fonte di spese, anzichè di guadagni. Non ne posso fare a meno, almeno per ora: credo siano in molti a potermi capire. Così ci nasci. Nasci con questa esigenza e, quindi, la porti avanti, nonostante tutto e tutti, semplicemente perché è la tua vita».

© foto di Giovanni Miele

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.