A tu per tu con il cantautore e autore milanese, in uscita con il suo nuovo singolo “Come l’estate“
E’ in rotazione radiofonica dal 5 luglio il nuovo singolo di Andrea Vigentini, intitolato “Come l’estate”, che segue di pochi mesi l’uscita dei precedenti “Magari” e “Come va a finire”. Reduce dall’ospitata nel corso dell’ultimo concerto di Ermal Meta al Mediolanum Forum di Assago, l’artista milanese classe ’85 aggiunge un nuovo tassello al proprio percorso discografico, anticipando la pubblicazione del suo album d’esordio previsto entro la fine del 2019.
Ciao Andrea, partiamo dal tuo ultimo singolo “Come l’estate”, che sapore ha per te?
«E’ una canzone estiva, come dice anche il titolo, ma che di estivo in realtà ha soltanto lo sfondo, perché non parla di mare, spiaggia, ombrelloni o mojito al tramonto, ma racconta la stessa stagione vissuta in città. Ho immaginato una coppia rimasta a casa, che attraverso Instagram osserva gli amici in vacanza».
Racconti di un’estate alternativa, ma anche molto comune in questo particolare momento storico. Secondo te, abbiamo un po’ perso il senso della realtà?
«Beh, legandomi al discorso dei social network, è indubbio che pensiamo più all’apparire che al vivere le cose: andiamo fuori a cena e la prima cosa che facciamo è la foto al piatto, prima ancora di assaggiarlo, oppure in spiaggia pensiamo più a postare la foto con le nostre gambe che a farci il bagno. Il senso della canzone è proprio questo, oltre a descrivere alcune situazione della vita di coppia, racconta questo modo di vivere in superficie le cose».
Musicalmente parlando, invece, quali sonorità hai voluto abbracciare?
«Sono un amante dei cantautori italiani, ma ho sempre ascoltato anche il britpop e la musica inglese, quindi ho provato a unire un po’ questi due mondi, senza voler fare il solito pezzo estivo, più che altro perché non lo considero tra le mie corde, non denigro il reggaeton ma non è il mio stile. Ho voluto realizzare un brano leggero che potesse sposarsi bene in questa stagione, ma senza andare incontro ai trend del momento».
Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip diretto da Marcello Perego?
«Abbiamo voluto trasmettere il senso della canzone, ma non in maniera didascalica o strettamente legata alla storia raccontata nel testo. Il desiderio era quello di mandare delle suggestioni e dei sapori, con dei riferimenti a quanto cantato, in modo che il pubblico potesse trovare un proprio senso e rivedere la propria storia».
Quali ascolti hanno segnato e influenzato il tuo percorso?
«Ho la fortuna di avere un padre appassionato di musica, che da giovane suonava insieme a mio zio, quindi mi ha sempre trasmesso l’amore verso questa forma d’arte, per cui ho ascoltato veramente di tutto, dai grandi cantautori degli anni ’60 alla prog degli anni ’70, fino ad arrivare ai giorni nostri. Oltre alla musica italiana, ho sempre ascoltato molto british, dagli Arctic Monkeys ai The Kooks, passando per i Keane, i Coldplay, i The Verve, tutta quella schiera di band che dall’inizio del nuovo millennio in poi hanno davvero fatto tanto».
Come valuti il tuo rapporto con i social network?
«Molto sincero, li uso abbastanza, sono diventati un mezzo importantissimo, uno dei più importanti per far conoscere alla gente quello che fai. Cerco di usarlo nel modo più semplice possibile, mostrandomi nel bene e nel male per quello che sono, senza creare una persona o atteggiandomi a rockstar maledetta perché non lo sono».
Pensi che il web abbia portato più vantaggi o svantaggi alla musica?
«Ha portato inizialmente svantaggi, nei primi anni duemila nessuno di noi era preparato. Chi di dovere ha pensato forse per troppo tempo a cercare di combattere un’opportunità che in realtà andava cavalcata, successivamente sia discografici che artisti hanno cominciato a utilizzarlo come veicolo, ottenendo sicuramente grandi vantaggi».
Lo scorso anno hai tentato l’avventura di Sanremo Giovani con “Magari”, un brano che personalmente ho inserito nella top100 delle canzoni più belle del 2018. Mi racconti molto semplicemente com’è nata questa canzone?
«E’ una canzone che ho scritto un paio di anni fa, nata in maniera molto semplice, a quattro mani con Andrea Bonomo, autore che considero davvero un amico, ci conosciamo da diversi anni e abbiamo scritto tantissime cose che sentirete spero presto. Quando lavoro con lui cerchiamo di divertirci e di scrivere canzoni che ci piacciono, più che pezzi che rispecchino i trend attuali».
“Magari”, “Come va a finire” e “Come l’estate” sono i primi tre tasselli di un album di prossima pubblicazione. Cosa dobbiamo anticiparci a riguardo?
«Un disco pop sincero e non urlato, credo e spero di belle canzoni, ma il giudizio finale ce l’ha come sempre il pubblico. Non vedo l’ora che esca per scoprire il percepito della gente, è un progetto che ho nel cassetto da tanto tempo. Sai, il primo lavoro è un po’ una raccolta, un greatest hits di brani che accumuli negli anni, in un’epoca che discograficamente ragiona in singoli, ormai è diventato un lusso pubblicare un album».
Per concludere, dove e a chi desideri arrivare con la tua musica?
«Nei miei sogni vorrei poter portare la mia musica a più persone possibili, sicuramente suonando, mattone su mattone, cercare di conquistare il pubblico canzone dopo canzone. Non usufruendo di una particolare esposizione mediatica, devo costruire pian piano il mio percorso, quello che spero è di riuscire a suonare tanto in giro, perché il live è la parte più bella, nella quale riesci meglio a farti conoscere e apprezzare dalla gente».
Nico Donvito
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