Disponibile in radio e nei digital store dallo scorso 3 gennaio il nuovo singolo del cantautore milanese
“Abbiamo tutti qualcosa da dimenticare, da cancellare come i murales”, non poteva cominciare con una frase più veritiera di questa il nuovo singolo di Andrea Vigentini (qui la nostra ultima intervista), intitolato “Dall’altra parte del cielo”, un brano dalle diverse sfumature che si muove con passo nostalgico, per poi aprirsi ad un’interpretazione realistica e positiva della vita, fatta di ricordi che ci accompagnano, scaldandoci d’inverno e rinfrescandoci d’estate. Una canzone evocativa, di quelle che non ti fanno cambiare stazione mentre fai zapping radiofonico, che ti catturano al primo ascolto e ti invogliano a sentire come và a finire. Non è facile trovare la giusta armonia tra le note e le parole, ma quando accade, come in questo caso, non può che sfociare in un carnevale di emozioni.
Perché è vero che ognuno di noi ha qualcosa da dimenticare, che porta con sé come fosse una ferita aperta con la speranza che il tempo possa, prima o poi, porre rimedio. Sul più bello, quando pensiamo che ce ne siamo finalmente liberati, ecco che una canzone o un’immagine ci riporta alla mente quel determinato ricordo, perché a nulla serve scappare lontano se basta un semplice pensiero a portarci, nel bene e nel male, “Dall’altra parte del cielo“.
Lo racconta come sempre molto bene Andrea Vigentini, artista che abbiamo di recente già apprezzato con “Magari“, “Come va a finire”, “Come l’estate” e “Un giorno semplice“, canzoni che faranno parte del suo primo lavoro discografico atteso per i prossimi mesi. Curiosi di ascoltare l’intero progetto, godiamoci questo nuovo brano che suscita suggestioni ascolto dopo ascolto, provocando sensazioni diverse a seconda dello stato d’animo di chi si ritrova ad immedesimarsi tra versi così personali ma, al tempo stesso universali, con il fascino e l’empatia tipiche della musica buona e genuina.
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Dall’altra parte del cielo | Audio
Dall’altra parte del cielo | Testo
Abbiamo tutti qualcosa da dimenticare
da cancellare come i murales
vie di fuga da pianificare
una ferita aperta, una giacca che non metti da un po’
e che non riesci a buttare
anche se è piena di buchi di sigaretta
una cassetta che ascoltavi mentre andavi al mare
dietro i sedili di tuo padre e tua madre
ma quanto manca per arrivare
ma quanto manca mi vorrei tuffare adesso
i cruciverba sotto l’ombrellone, una granita al limone
Lontano lontano lontano
dall’altra parte del cielo
dentro un sottomarino giallo
e sull’isola che non c’è
vicino vicino vicino
per mano come da bambino
quando mi prendevi e mi lanciavi in alto
e se cadevo come adesso ero sicuro
che tanto c’eri tu, che tanto c’eri tu
Abbiamo tutti un segreto
e un desiderio da esprimere
da lucidare per San Lorenzo
che chiudi gli occhi e te ne stai in silenzio
e poi stringi i pugni e respiri
un giocattolo rotto nascosto in fondo all’armadio
una canzone che se passa alla radio
e ci fa piangere, ci fa incazzare
ci fa sentire vivi
e in mezzo a tutte queste luci ci penso spesso
Lontano lontano lontano
dall’altra parte del cielo
dentro un sottomarino giallo
e sull’isola che non c’è
vicino vicino vicino
per mano come da bambino
quando mi prendevi e mi lanciavi in alto
e se cadevo come adesso ero sicuro
che tanto c’eri tu, che tanto c’eri tu
E mi sorridi come ieri
e non sai mai che cosa dirmi
ma non fa niente se non parli
non siamo poi così diversi
in mezzo a questo rumore ci penso spesso
a quelle cose che cambiano senza cambiare
alla sua bocca davanti senza sapere che fare
Lontano lontano lontano
dall’altra parte del cielo
dentro un sottomarino giallo
e sull’isola che non c’è
vicino vicino vicino
per mano come da bambino
quando mi prendevi e mi lanciavi in alto
e se cadevo come adesso ero sicuro
che tanto c’eri tu, che tanto c’eri tu
che tanto c’eri tu, che tanto c’eri tu
Nico Donvito
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